Karl Marx scrisse che la Storia si ripete due volte, la prima come tragedia e la seconda come farsa. La citazione marxiana calza a pennello per descrivere quanto accade attualmente in Venezuela.
Le recenti elezioni legislative stravinte dalle forze afferenti al chavismo guidate dal PSUV hanno definitivamente messo la parola fine su quello scherzo della storia conosciuto come Juan Guaidò. Il golpista però non si arrende e sfiorando il ridicolo rilancia: viola la Costituzione venezuelana autoproclamandosi ancora una volta presidente incaricato del Paese e anche alla guida del Parlamento.
L'Assemblea Nazionale (AN) del Venezuela, eletta nel 2015 e guidata dal leader dell'opposizione, sabato ha deciso di prolungare il periodo legislativo degli attuali deputati per un altro anno, così come la gestione di Guaidó nella posizione di presidente incaricato del Paese, con un atto contrario alla Costituzione venezuelana.
Tuttavia, l'estensione delle funzioni dell'Assemblea Nazionale - in stato di oltraggio alle istituzioni dal 2016 - non ha trovato l'appoggio di Acción Democrática (AD), il secondo più grande partito di opposizione. La circostanza rappresenta in maniera irrefutabile un nuovo segno della divisione all'interno delle opposizioni di destra. AD si è astenuta dal voto.
Acción Democrática no respaldará propuesta para extender poder de Guaidó https://t.co/MFXuXdEONJ
— NTN24 Venezuela (@NTN24ve) December 26, 2020
Per nascondere le divisioni ormai profonde, la direzione della stampa di Guaidó ha emesso una nota in cui chiarisce che la ‘tolda blanca’ continua a sostenere il suo inesistente governo ad interim. Si tratta di un tentativo di separare l'astensione ‘adeca’ sullo statuto dal sostegno al percorso di transizione impostato inutilmente e pericolosamente nel 2018. Tuttavia, il primo è un messaggio molto potente, evidenzia RedRadioVe.
Una mossa contro la democrazia
Agli oppositori venezuelani e ai loro sostenitori internazionali piace riempirsi la bocca con la parola democrazia. Nei fatti però questo concetto viene costantemente sfregiato e calpestato.
Il cosiddetto statuto di transizione non solo è nullo, ma viola anche i principi democratici stabiliti dallo Stato di diritto sociale e giustizia in vigore in Venezuela.
Senza contare che ignora le le elezioni parlamentari del 6 dicembre, che hanno visto la partecipazione di 14.400 candidati, 107 partiti e un legittimo sostegno internazionale.
“Ribadiamo dinanzi al paese e al mondo il nostro rifiuto assoluto della farsa perpetrata il 6 dicembre dal regime", si legge nel comunicato diffuso dai golpisti venezuelani.
L'estrema destra non riconosce un'elezione legittima, costituzionale e avallata da osservatori nazionali e internazionali, dove sono stati effettuati ben 16 audit su macchine sicure e affidabili.
Utilizzando lo stesso sistema che ha permesso nel 2015 all’estrema destra di conquistare la maggioranza parlamentare. Con il presidente Maduro che ha immediatamente accettato la sconfitta.
Senza quorum?
Il giornalista di opposizione Darvinson Rojas ha riferito su Twitter di essere stato espulso dalla sessione virtuale in cui la frazione di minoranza dell'Assemblea nazionale uscente, guidata da Juan Guaidó, ha approvato la riforma del cosiddetto "Statuto per la transizione”. Oltre a questa denuncia, che ha accompagnato con uno screenshot dell'incontro avvenuto sulla piattaforma virtuale di Zoom, in cui è stato informato di essere stato espulso dall'amministratore, Rojas ha precisato che "non c'era il quorum".
El equipo de Juan Guaidó me sacó de la sesión en la que buscan la reforma para una supuesta continuidad administrativa que los mantenga en funciones.
— Darvinson Rojas (@DarvinsonRojas) December 26, 2020
Por cierto, no había quorum. pic.twitter.com/0UZXbjVfzK
Come ha denunciato Rojas, in questa seduta - severamente criticata per essere stata effettuata in maniera virtuale e non di persona, come fino a poco tempo fa - non è stato specificato quanti deputati hanno partecipato per raggiungere il quorum né si è potuto verificare in quanti hanno effettivamente alzato la mano per approvare il regolamento in questione.
Ricordiamo che Guaidó e il gruppo di parlamentari eletti nel 2015 terminano le loro funzioni il 5 gennaio, giorno in cui i deputati eletti alle elezioni del 6 dicembre entreranno in carica, elezioni alle quali la frazione radicale, estremista e golpista non ha voluto partecipare.
Evidentemente gli ordini provenienti da Washington erano chiari: continuare con la farsa Guaidò.
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