di Michelangelo Severgnini
In un’intervista rilasciata ieri al quotidiano “La Stampa”, il ministro della difesa Lorenzo Guerini pare annunciare la prossima campagna d’Africa dell’Impero Italiano: “Ora priorità a Libia e Sahel”.
Vai, questi sono i luoghi di espansione dove anche noi andremo a trovare il nostro posto al sole, Turchi e Francesi permettendo.
Ma scorriamo le parole del ministro:
<<Naturalmente quel Paese (la Libia) assume una rilevanza diversa per ragioni di sicurezza nazionale, economiche, storiche, culturali, ma dobbiamo sempre considerare quella grande area di crisi di cui dicevo, caratterizzata da una forte presenza jihadista, le cui conseguenze si riverberano inevitabilmente sull’Italia e sull’Europa. Il nostro approccio resta sempre lo stesso. Noi diamo appoggio e addestramento alle forze di sicurezza locali. (…)>>
Un po’ vecchia come strategia, ma il ministro ci è affezionato: si inoculano jihadisti in zone tranquille ma ricche di risorse, si lascia che si compiano i primi massacri, poi ci si propone come difensori. Una volta entrati nel corpo di quei Paesi, con la scusa di addestrare milizie locali, che per altro poi si combattono tra di loro, si completa l’opera con la corruzione dei leader locali, svuotando lo stato di diritto di quei Paesi. A quel punto si possono acquisire le risorse di quei Paesi a basso costo.
A quel punto si può rubare.
Più avanti prosegue:
<<La Libia, ripeto, è una nostra priorità strategica. Perciò noi vogliamo portare avanti la cooperazione tecnico-militare, che ho riattivato con la firma di un accordo lo scorso dicembre con l’allora ministro della Difesa. Ci siamo focalizzati sulla formazione e sull’addestramento>>.
Ma dunque andiamo in Libia per strategia o per combattere il terrorismo?
Anche perché, ministro Guerini, gli accordi che Lei ha firmato lo scorso dicembre prevedono l’addestramento delle milizie di Tripoli, legate o contigue ai jihadisti mercenari di Erdogan. Che stavano per essere sgominate da Tripoli dall’Esercito Libico. Quindi che mestiere stiamo facendo esattamente a Tripoli?
Anzi, già che erano passati inosservati questi accordi da lei firmati lo scorso dicembre, era meglio che non li ricordasse. Non si sa mai che si risvegliasse qualcuno di quelli che protestano per gli accordi con la Libia solo quando vengono nominati i migranti, che peraltro in quegli accordi non c’entrano nulla.
Lo dica ministro, lo dica apertamente: la Libia è strategica, perché noi offriamo supporto alle milizie e con questi aiuti ci paghiamo il petrolio che ci portiamo via sotto costo in maniera illegale da anni.
Ci racconti da dove proviene il petrolio illegale apparso nello scandalo del riciclaggio che ha coinvolto recentemente diversi clan mafiosi del sud Italia e che ci racconta solo della punta dell’iceberg di uno scandalo che un giorno vi travolgerà tutti.
Ci racconti che quelle stesse milizie addestrate dall'Italia combattono insieme ai mercenari siriani contro l’Esercito Libico. Ci racconti che sono le stesse che torturano e riducono in schiavitù i migranti.
Ci racconti che il nostro silenzio sulla schiavitù è il vero prezzo del petrolio libico.
Ce le dica tutte queste cose.
E dopo che le avrà dette allora sì, si potrà alzare in piedi e con il pugno al vento potrà esclamare, con italico orgoglio: “Ora priorità a Libia e Sahel”.