I mercenari nel Sahel

di Mauro Armanino - Contropiano

Si trovano dappertutto e forse sono la maggioranza. I mercenari compongono e infiltrano praticamente tutti gli ambiti della società. Sono coloro che lavorano, agiscono e combattono solo in cambio di una remunerazione.

Li troviamo nelle piccole, medie o grandi agenzie umanitarie e, visto come vanno le cose nel Sahel e dintorni, hanno davanti a loro un un futuro assicurato. Li scopriamo nel mondo della politica intesa come interessata amministrazione dell’esistente. Si rivelano in modo comico e indecente nelle periodiche e nevralgiche competizioni elettorali.

Si scambiano gli schieramenti e le ‘maglie’ esattamente come in ambito sportivo odierno. Persino nello sport, che di una società è uno degli specchi fedeli, il mercenariato è non solo accettato ma anche imposto per contratto bilaterale.

In ambito educativo i mercenari costituiscono l’assoluta garanzia di continuità di un sistema che alla fine non cerca altro che di riprodurre se stesso.

Nell’orbita religiosa, considerata come una delle espressioni dell’assoluto divino, questa categoria di persone trova il proprio spazio di manovra e di rilevanza. Sfruttando l’umana fragilità, lo sradicamento sociale, la perdita di riferimenti etici e la globalizzazione della miseria, crescono i mercenari di consolazione, successo, prestigio e progresso sociale. Si fanno un nome, una carriera e un futuro.

Colmano con promesse di felicità futura e di guarigioni immediate, il vuoto creato dalla inutile corsa all’accumulazione di denaro che, non da oggi, si rivela come l’unico dio a cui sacrificare la vita.

I mercenari si trovano anche nelle relazioni umane, spesso rivestite di un’aura di quasi sacralità, come la la famiglia, le amicizie e le relazioni intime di cui la prostituzione assume un ruolo emblematico.

Non parliamo, infine, dello spazio militare che, ormai da tempo e per scelta, ha promosso i mercenari al ruolo riconosciuto di ‘Contractors’, i quali, senza leggi o limiti legati alla deontologia del mestiere, hanno le strade aperte ad ogni tipo di abuso.

A loro assomigliano i mercanti che, in certo modo, ne assicurano la perpetuità. Comprano, acquistano e soprattutto SI vendono. Gli acquirenti non mancano. Le banche, i partiti, i sindacati, le organizzazioni non governative, i religiosi in cerca di clienti, le multinazionali che vanno dove si paga meno la mano d’opera o le leggi sono favorevoli agli investimenti.

Oggigiorno nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si vende a partire dai corpi umani e dal tempo, mercanzia rara come la salute. Si vendono assieme alle paure, i vaccini, i test dell’indotta pandemia dei nostri tempi, il passaporto sanitario, le parole, le verità e i brandelli di futuro appesi ad un filo come panni stesi ad asciugare.

Tutto si mercanteggia a partire dalla giustizia che si modella a seconda di chi è indagato e dovrebbe rendere conto dei suoi atti. Quando il mondo si trasforma in un solo e grande mercato non rimane altro che sperare che arrivino loro, i militanti.

Fortuna esistono anche e soprattutto qui. I militanti che, fedeli alla definizione che li rende così preziosi, lavorano attivamente alla difesa o alla propagazione di un’idea, di una dottrina, di una convinzione che li supera e per la quale sono disposti a dare la vita. Per i diritti umani, per la dignità della donna, contro ogni tentativo di asservimento o schiavitù delle creature più fragili, per un’ecologia integrale, perché giustizia sia fatta, contro la dimenticanza o lo stravolgimento della storia, per la libertà di espressione, per il rispetto delle parole, per la decenza del lavoro e per una pace disarmata.

Nel Sahel, come altrove in Africa, sono da contare a centinaia i militanti che fanno esperienza della repressione e della persecuzione. Sono uccisi, rapiti, presi come ostaggi, censurati e soprattutto si trovano ospiti nelle diverse prigioni di stato che si contraddistinguono per crudele inadempienza del proprio ruolo a servizio della giustizia.

Si trovano uomini, donne, giovani e adulti che stanno pagando di persona la convinzione che le ragioni per cui si vive sono più importanti e decisive della vita stessa. A loro non basta la ‘nuda vita’ per sentirsi pienamente umani.

Ci sono tra loro i santi, i profeti, i poeti, i partigiani, gli innamorati, i migranti in cerca di utopie che malgrado tutto esistono ancora. Ed è grazie a loro che la storia avanza con un senso e una direzione. Sono semplicemente imprescindibili.

Niamey, 25 aprile, la liberazione

Le più recenti da GUERRE E IMPERIALISMO

On Fire

Alessandro Orsini - Una risposta, molto rispettosa, a Liliana Segre

  di Alessandro Orsini*  Risposta, molto rispettosa, a Liliana Segre. Il dibattito sul genocidio a Gaza, reale o presunto che sia, non può prescindere dalle scienze sociali. Nel suo...

La doppia Waterloo della Francia

   di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico In più di una circostanza ho scritto che oltre agli USA a vivere una situazione estremamente complessa in materia di conti con l'estero (debito/credito...

L'Europa ha perso la guerra in Ucraina (ma potrebbe finire anche peggio)

  di Clara Statello per l'AntiDiplomatico L’Unione Europea è stata sconfitta nella guerra in Ucraina. Lo ha detto domenica sera il premier ungherese Victor Orban parlando al canale...

Cosa significa l’assassinio di Kirillov per il conflitto in Ucraina

di Clara Statello per l'AntiDiplomatico   Esattamente una settimana fa, il premier ungherese Viktor Orban, di ritorno da un incontro con Donald Trump a Mar-a-Lago, annunciava che queste sarebbero...

Copyright L'Antidiplomatico 2015 all rights reserved
L'AntiDiplomatico è una testata registrata in data 08/09/2015 presso il Tribunale civile di Roma al n° 162/2015 del registro di stampa