Da dove vengono le sempre abbondanti fake news diffuse senza soluzione di continuità contro il Venezuela? Intuirlo è facile, ma qui abbiamo proprio la traccia.
Lo scorso 3 di maggio l’ambasciata statunitense a Caracas ha pubblicato un ‘bando’ per finanziamenti dedicati a media venezuelani.
«La Sezione Affari Pubblici (PAS) dell'Unità Affari Venezuela (VAU) è lieta di annunciare un concorso aperto per i candidati per presentare proposte per realizzare progetti di sovvenzione come parte del nostro Programma di piccole sovvenzioni per la formazione e lo sviluppo dei media (MT&D) e per la diplomazia pubblica», si legge nell’avviso della rappresentanza diplomatica.
Nel passaggio dove si entra nel vivo con la spiegazione degli scopi di questa sovvenzione per i media, gli Stati Uniti gettano la maschera. Si tratta di finanziamenti volti a creare un clima mediatico ostile per il governo bolivariano.
«Scopo della sovvenzione: ogni mezzo di accesso alle informazioni per i venezuelani è in declino dal 2018. Gli sforzi attuali di cattivi attori che impiegano intimidazioni e violenza per soffocare le voci dei media indipendenti, insieme a una macchina di disinformazione altamente attiva, hanno portato a una ‘informazione mediatica deserto’ di oltre cinque milioni di venezuelani con opzioni limitate per accedere a informazioni accurate.
VAU PAS invita a inviare proposte per finanziare progetti che si infiltreranno in quel deserto con accesso a informazioni accurate - progetti che supportano il rafforzamento della stampa indipendente venezuelana, utilizzano tecnologie accessibili per garantire il libero flusso di informazioni non distorte e utilizzano metodi innovativi per informare, e tengono informati, i cittadini venezuelani pur mantenendo la loro sicurezza in un ambiente opprimente».
Fino a questo momento, nonostante negli anni i finanziamenti siano stati ingenti, gli Stati Uniti non sono mai riusciti a far passare la propria narrazione in Venezuela. Evidentemente da questo punto di vista il popolo venezuelano è già vaccinato e quindi sa bene che un eventuale ritorno di un governo liberista provocherebbe sofferenze inenarrabili per i venezuelani.
Infatti, leggiamo nel bando, «le migliori proposte avranno attività significative incentrate sul raggiungimento del pubblico all'interno del Venezuela con notizie e informazioni controllate in modo indipendente, ma ciò non preclude ai candidati di prendere in considerazione la possibilità di mettere insieme proposte incentrate a livello regionale che includano partecipanti o partner delle nazioni vicine».
Questo bando di finanziamento ci dice anche un’altra cosa: i venezuelani non credono alle fake news diffuse a piene mani contro il loro paese. Evidentemente hanno la contezza che i pesanti disagi si trovano ad affrontare nella vita di tutti i giorni sono il frutto della manovre statunitensi - basate su destabilizzazione, sanzioni e golpismo - e non delle politiche del governo bolivariano.
L’operazione rende anche l’idea di come siano create a tavolino certe situazioni. La genesi di fake news che poi divengono virali è ben chiara: il media locale la confeziona - magari è lo stesso che viene sovvenzionato con dollari statunitensi - poi il complesso mediatico internazionale funge da cassa mediatica per dare risonanza internazionale alla notizia falsa che ha l’unico obiettivo di screditare il governo e preparare l’opinione pubblica internazionale a nuovi assalti contro il paese, che saranno giustificati dal dover fermare un governo che a questo punto viene percepito a livello internazionale come inetto e non rispettoso dei diritti umani.
In questi giorni segnati dalla brutale repressione Colombia, forse è più facile comprendere perché quanto accade non viene enfatizzato. Morti e repressione non fanno notizia, sostanzialmente, perché la Colombia è uno stretto alleato degli Stati Uniti, la principale base da cui partono gli assalti al Venezuela bolivariano. Poi è un paese ‘democratico’ (secondo i canoni liberali), dove vige il libero mercato. Insomma, un paese modello per i soliti noti al servizio del capitale internazionale.
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