di Daniel Wedi Korbaria
Dopo un conflitto durato otto mesi, il 28 giugno 2021 il Primo Ministro Abiy Ahmed ha annunciato il cessate il fuoco unilaterale nel Tigray per permettere ai contadini tigrini di approfittare della stagione delle piogge ed arare la loro terra onde evitare una futura crisi alimentare. Di conseguenza ha ordinato il ritiro dell’Esercito Federale da Macalle e dalle altre città per posizionarsi fuori dalla regione, lo stesso ha fatto anche l’Esercito Eritreo che è arretrato trincerandosi sul confine etio-eritreo. Ricordiamo che l’Eritrea era stata coinvolta nel conflitto quando i Tplf (Fronte di Liberazione del Tigray) avevano lanciato diversi razzi sulla città di Asmara e dintorni.
La guerra sembrava essere già finita perché, nonostante i Tplf possedessero il 70% degli arsenali etiopici, attaccati da più fronti furono costretti a fuggire tra le montagne del Tigray.
Finché non intervenne l’Amministrazione Biden.
È noto a tutti che ai tempi dell’Amministrazione di Obama, di cui Joe Biden era vice Presidente, in Africa l’alleato numero uno degli Stati Uniti era l’Etiopia dei Tplf e, a quanto pare, certe amicizie rimangono indelebili.
Si predispose quindi una gigantesca operazione di salvataggio dei compagni nascosti nelle grotte del Tigray, complice anche il Direttore dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, ex ministro degli Esteri e della Sanità in Etiopia nonché alto dirigente Tplf. Questi, nonostante fosse in corso l’emergenza mondiale della pandemia Covid-19 e nonostante il suo ruolo istituzionale che dovrebbe essere super partes, continuò imperterrito a fare lobbying a livello internazionale, a pubblicare e condividere quasi quotidianamente notizie sulla crisi del Tigray sul suo profilo Twitter personale e non solo.
Così è partita la macchina del fango occidentale contro il Premio Nobel per la Pace Abiy Ahmed con l’intenzione di salvare dalla sua imminente fine il Tplf, giudicato ad unanimità dal Parlamento etiopico come gruppo terrorista alla stregua di Al Qaeda, Boko Haram, Al Shabaab o Isis.
La prima crociata anti Abiy è stata condotta da Amnesty International e da Human Rights Watch, amplificate dai vari media mainstream, con il presunto “massacro di Axum” in cui sarebbero stati uccisi 800 civili tigrini, per mano dell’Esercito federale e di quello eritreo, di cui, nell’era degli smartphone, non esiste nemmeno una fotografia.
La propaganda anti Abiy è proseguita con fantomatiche “bombe al fosforo bianco” usate contro la popolazione civile e, dopo che anche questa bufala fu smontata, è partita la peggiore campagna di demonizzazione mediatica, ossia quella dell’utilizzo del “cibo come arma di guerra” perché le Ong degli aiuti umanitari (Usaid in primis) accusarono il Governo Federale di impedire volutamente l’accesso nel Tigray degli aiuti umanitari così da colpire la popolazione che stava rischiando di morire di fame. Secondo il Governo etiopico, invece, negli otto mesi del conflitto non vi era stata una sola persona che fosse morta per fame poiché il 70% degli aiuti umanitari destinati alla popolazione tigrina erano made in Etiopia che, in tutti quei mesi, aveva stanziato circa 100 miliardi di birr, una somma dieci volte maggiore al budget annuale che lo Stato destinava in precedenza alla regione Tigray.
Di certo, un conflitto durato così a lungo aveva aggravato la crisi umanitaria poiché la regione arida del Tigray era stata martoriata dalla siccità e dall’invasione delle locuste già prima dell’inizio della guerra.
A sua volta il Governo etiopico accusò alcune Ong degli aiuti umanitari di trasportare armi per i Tplf nascoste tra le derrate alimentari, incidente che lo vide costretto a fare attente perquisizioni. Operazione che di fatto ha rallentato la distribuzione dei viveri.
Il responsabile per l’emergenza del WFP (World Food Programme) Tommy Thompson, sospettato di essere affiliato ai Tplf, ha chiesto più volte dei ponti aerei fuori dal Paese per portare gli aiuti umanitari nel Tigray ma il Governo Federale ha rifiutato categoricamente la richiesta concedendo i voli da Addis Abeba per poter controllare il carico.
Poiché la campagna di demonizzazione del Governo Federale sugli aiuti umanitari, sulla carestia, sulla fame e sulla violazione di ogni genere di diritti umani non si fermava, a fine giugno il Primo Ministro Abiy Ahmed ha dichiarato unilateralmente il cessate il fuoco per motivi umanitari.
La tregua ha permesso ai sopravvissuti Tplf di uscire come zombie dalle grotte in cui erano nascosti per riprendere il controllo delle città abbandonate e inscenare i festeggiamenti per la vittoria.
Invece di accettare e rispettare il cessate il fuoco percossero i tamburi di guerra con dichiarazioni di vendetta e minacce di attacchi contro le milizie amhara e l’Esercito eritreo, rei di avere invaso il Tigray. Fu da subito evidente che la guerra sarebbe potuta ricominciare da un momento all’altro, alla faccia dei poveri contadini tigrini.
E puntualmente i Tplf attaccarono le postazioni delle milizie amhara nei villaggi di Korem e Alamata.
In un comunicato del 14 luglio 2021 il Governo Federale scriveva che i terroristi Tplf, che tanto si erano lamentati che il Governo avesse usato la fame come arma di guerra impedendo la distribuzione degli aiuti umanitari, dopo la dichiarazione del cessate il fuoco unilaterale si dimenticarono presto di quelle accuse e intensificarono le loro attività militari.
All’istante cessò anche la campagna mediatica occidentale sulla crisi umanitaria.
Interferendo negli affari interni di un Paese sovrano il Segretario di Stato americano Antony Blinken1, attraverso il suo portavoce Ned Price, disse di aver parlato telefonicamente con Abiy Ahmed esortandolo al completo ritiro delle forze eritree e delle milizie amhara dal Tigray e a non modificare con la forza o in violazione della costituzione etiopica né i confini interni né quelli esterni del Paese. In soldoni il Segretario di Stato americano voleva dire che l’Eritrea doveva abbandonare la città di Badme assegnatale dalla Commissione Confini delle Nazioni Unite nel 2002 (che l’Amministrazione americana aveva lasciato occupare illegalmente dai Tplf per oltre un ventennio) e che gli amhara etiopici dovevano non solo uscire da una regione dell’Etiopia ma che, soprattutto, dovevano restituire i loro storici territori ai Tplf.
Arrivati a questo punto sono consapevole che la situazione si ingarbugli non poco, merita quindi un chiarimento storico degli eventi.
Quando ero uno scolaretto, durante gli anni del regime di Mengistu Hailemariam, sulla copertina dei nostri quaderni c’era stampata la carta geografica dell’Etiopia con le sue 14 province tra cui anche l’Eritrea. Credo non ci sia stato nessuno scolaro di allora che non abbia colorato con colori diversi quelle province. Online quella vecchia carta geografica si trova ancora e si può vedere la provincia Tigray circondata a nord e a est dall’Eritrea, a ovest da Begemidir e a sud dal Wollo. Poi nel 1992, con il Tplf al potere in Etiopia e Meghistu rifugiato in Zimbabwe, le 13 province rimaste (l’Eritrea diventerà una Nazione indipendente) furono sostituite con nove regioni etniche chiamate Kilil che verranno formalizzate nel 1995 quando entrerà in vigore l’attuale Costituzione. E a sorpresa, sia le dimensioni che i punti cardinali della regione Tigray diventarono più estesi rispetto alla versione precedente annettendo diversi storici e fertili territori della vecchia provincia di Begemidir, l’attuale regione degli amhara, la seconda etnia più popolosa dell’Etiopia dopo gli oromo. Così, per la prima volta nella sua storia il Tigray si ritrovò a confinare direttamente con il Sudan.
E che fine fece la popolazione autoctona che viveva in quelle terre? Adottando lo stesso sistema degli israeliani con i territori palestinesi, negli ultimi 27 anni i Tplf, sistematicamente, sfollarono e uccisero gli indigeni di etnia amhara e colonizzarono le loro terre: Welkait, Tsegede, Telemt, Humera e Raya. A chi scelse di rimanere imposero la loro lingua.2
Per chi volesse approfondire l’argomento c’è un’interessante intervista al Presidente della Comunità Etiopica in Italia dove spiega in dettaglio il “sistema Tplf” sul furto della terra agli amhara3.
Con la sua telefonata sui “confini interni” Blinken voleva ripristinare per i Tplf la strategica via d’accesso agli armamenti e alle provviste tra il Tigray e il Sudan che le milizie amhara avevano interrotto occupando quelle loro storiche terre d’appartenenza. È un chiaro messaggio lanciato ai Tplf, il loro benestare all’assalto dei miliziani amhara per riprendersi il “Tigray occidentale” e aprire un corridoio con il Sudan.
Gli Stati Uniti di fatto, seguiti anche dal Governo Tedesco che ha fatto un comunicato copia incolla4 dieci giorni dopo quello del Dipartimento di Stato americano, stanno creando tutte le premesse per trasformare una guerra tra il Governo Federale ed un gruppo terrorista asserragliato in una sua regione in un ancor più pericoloso conflitto interetnico, gli amhara contro i tigrini, 30 milioni contro 6. E se la situazione dovesse trascendere il genocidio del Ruanda potrebbe essere nulla a confronto.
“Le forze ribelli nel Tigray si stanno mobilitando per un nuovo conflitto contro le milizie di una vicina provincia dell’Etiopia, con migliaia di nuovi volontari che si sono uniti ai loro ranghi” scrive The Guardian.5 E, come dichiarato dal portavoce della regione AmharaGizachew Muluneh, le sue milizie oltre a difendersi sarebbero passate all’attacco. In pochi giorni, mentre la guerra divampava, altre regioni, come quella degli oromo, dei somali e delle popolazioni del Sud, hanno mandato i loro miliziani in appoggio agli amhara.
Ma è stato proprio durante questo nuovo conflitto interetnico che è emerso il caso dei bambini soldato tigrini mandati in avamposto come carne da macello per attaccare le postazioni delle milizie amhara. Una notizia scioccante6 che venne involontariamente confermata da un reportage del New York Times7 pubblicato il 16 luglio.
Il fotoreporter per il New York Times Finbarr O’Reilly, recatosi in Tigray assieme al giornalista Declan Walsh, scatterà diverse fotografie sulla situazione. Alcuni suoi scatti finiranno all’interno dell’articolo, altri li pubblicherà sul suo profilo Instagram. Ovviamente il tono dell’articolo pubblicato dal New York Times è favorevole ai Tplf e presenterà quelle fotografie, in cui si vedono diversi bambini tigrini imbracciare i Kalashnikov, come quelle di “giovani reclute altamente motivate”.
In poco tempo quelle fotografie sono diventate virali sui social media, soprattutto su Twitter dove centinaia di etiopici da tutto il mondo hanno chiesto una condanna unanime all’utilizzo dei bambini soldato. Di conseguenza, sia il New York Times che il fotografo O’Reilly si sono affrettati a cancellare, più che altro per aver inguaiato i Tplf a cui credevano di aver reso un bel servigio, ma oramai il web era stato inondato da quelle fotografie.
Nonostante gli appelli e le urla dei cittadini etiopici8 e i ripetuti comunicati9 del Governo Federale in cui i Tplf erano accusati di usare “i bambini soldato anestetizzandoli con la droga” la comunità internazionale e tutte le organizzazioni umanitarie e dei diritti umani come l’Unicef, Save The Children, Amnesty International, Human Rights Watch, Dipartimento di Stato, Unione Europea, Antony Blinken e lo stesso Presidente Biden, che nel suo profilo Twitter si definisce: “Papà orgoglioso”, nonché i media mainstream occidentali che per mesi avevano demonizzato il Primo Ministro etiopico, hanno scelto di rimanere in silenzio come se non gli importasse nulla dei bambini del Tigray costretti dai terroristi Tplf a fare i soldati già all’età di 12 anni.
La Convenzione sui diritti dell’infanzia10 considera i bambini soldato un terribile crimine di guerra e contro l’umanità.
E cosa ha scritto dei bambini soldato il quotidiano della Cei Avvenire? Questa volta ha preferito soprassedere per non dispiacere i terroristi Tplf.
In passato, più di qualsiasi altro giornale italiano, si era speso per la causa dei Tplf scrivendo in loro favore oltre venti articoli per mano dell’intrepido giornalista Paolo Lambruschi che aveva demonizzato, con tutte le nefandezze e menzogne possibili, il Premio Nobel per la Pace Abiy Ahmed nonché vincitore con il 94% delle preferenze delle elezioni etiopiche del 21 giugno 2021.
Ma sebbene l’Occidente preferisca fare orecchie da mercante, sia gli etiopici che gli eritrei non possono dimenticarsi le parole del presidente Tplf Debretsion Gebremichael, pronunciate alla vigilia della guerra in una trasmissione live di Tigray TV il 2 Novembre 2020 quando disse testuali parole: “Noi la chiamiamo guerra popolare, guerra popolare significa la guerra del popolo, vuol dire che vi partecipano tutti, compresi i bambini! Proprio tutti. È di tutto il popolo per questo la chiamiamo guerra popolare.”
Però quando Debretsion se ne uscì con quel “compresi i bambini” nessuno immaginava che dicesse il vero, anzi tutti credettero che le sue fossero parole di becera propaganda.
Purtroppo invece, per una volta aveva detto la verità!
Scrittore eritreo, ha pubblicato numerosi articoli in italiano poi tradotti in diverse lingue. Ad aprile 2018 ha pubblicato il suo primo romanzo “Mother Eritrea”.
1 Secretary Blinken’s Call with Ethiopian Prime Minister Abiy - JULY 6, 2021
https://www.state.gov/secretary-blinkens-call-with-ethiopian-prime-minister-abiy-3/
2 Forceful Annexation, Violation of Human Rights and Silent genocide: A Quest forIdentity and Geographic Restoration of Wolkait-Tegede, Gondar, Amhara, EthiopiaBy: Achamyeleh Tamiru
https://www.ecadforum.com/file/Wolqait-Tegede.pdf
3 Etiopia, Tigray: lo scontro tra governo e Tplf è inasprito dalle sanzioni Usa
4German Federal Foreign Office on the situation in Ethiopia - 16.07.2021 - Press release
https://www.auswaertiges-amt.de/en/newsroom/news/-/2471548
“Né i confini interni né quelli esterni dell'Etiopia saranno modificati con la forza o in violazione della costituzione” Segretario di Stato Antony Blinken.
“Qualsiasi ridefinizione dei confini attraverso la forza armata o con altri mezzi incostituzionali è inaccettabile.”German Federal Foreign Office
5 Tigray forces mobilise against militias from neighbouring province
Fighters prepare to face paramilitaries from Amhara following withdrawal of federal troops from region https://www.theguardian.com/world/2021/jul/06/tigray-forces-mobilise-against-militias-from-neighbouring-province
6??????????????????????????????????????? (Le domande suscitate dall’utilizzo dei bambini soldato nella guerra del Tigray)
https://www.bbc.com/amharic/news-57824092
7 How Local Guerrilla Fighters Routed Ethiopia’s Powerful Army https://www.nytimes.com/2021/07/11/world/africa/tigray-guerrilla-fighers-ethiopia-army.html
8Child Soldiers in Tigray: Biden’s Hypocrisy, Moral Depravity and - July 17, 2021
9Ministry Urges Int’l Community To Condemn TPLF For Using Child Soldiers – Jul 16, 2021 https://www.fanabc.com/english/ministry-urges-intl-community-to-condemn-tplf-for-using-child-soldiers/
Nel comunicato firmato dal Ministro di Stato Alemitu si legge: “Ministero delle Donne, della Gioventù e dell’Infanzia ha invitato la comunità internazionale a condannare l’atto criminale del terrorista TPLF per aver reclutato bambini soldato e averli impiegati imbottendoli di droga. (…) Ci sono molte organizzazioni internazionali che lavorano sulle questioni relative ai bambini in Etiopia, ma tutte hanno preferito chiudere gli occhi sulle atrocità commesse dal TPLF”.
10Convenzione sui diritti dell’infanzia
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