Sicuramente ci sarà chi non si scandalizzerà. In quanto, Israele, a prescindere da queste dichiarazioni, è risaputo che pratica il regime di apartheid contro i palestinesi.
Però, questa volta, queste dichiarazioni hanno un peso diverso. A farle è Tamir Pardo, ex capo del servizio di spionaggio estero israeliano, Mossad, il quale ha confermato che il regime israeliano impone un sistema di “apartheid” contro i palestinesi. Che sia in carica o ex, dato l’incarico che ha avuto Pardo, sono dichiarazioni che hanno un rilievo enorme e che certamente non verranno per nulla riprese o commentate dal mainstream.
Tra l’altro non sono così pochi gli ex alti funzionari israeliani a pensarla come Pardo.
Un gruppo di ex leader, diplomatici e uomini della sicurezza israeliani hanno avvertito che Israele rischia di diventare uno stato di apartheid, ma il linguaggio di Pardo è stato ancora più schietto.
Pardo, all’Associated Press, senza mezzi termini ha dichiarato: "in un territorio dove due persone vengono processate sotto due sistemi legali, questo è apartheid.”
Pardo prende come esempio un incidente automobilistico tra l'auto di un colono ebreo e quella di un palestinese che vive nelle città di Al-Jalil o Nablus, entrambe nella Cisgiordania occupata. Ricorda che ognuno di loro dovrà affrontare un sistema legale diverso, uno militare e l'altro civile.
Inoltre, ha ricordato che i cittadini israeliani possono salire in macchina e guidare dove vogliono, esclusa la Striscia di Gaza sotto assedio, ma che i palestinesi non possono guidare ovunque. Inoltre, ha ribadito che le sue opinioni sul sistema in Cisgiordania “non erano estreme. Sono un fatto."
Agli israeliani è vietato entrare nelle aree palestinesi della Cisgiordania, ma possono attraversare Israele e tutto il 60% della Cisgiordania controllata da Israele. I palestinesi hanno bisogno del permesso di Israele per entrare nel paese e spesso devono passare attraverso posti di blocco militari per spostarsi all’interno della Cisgiordania.
Nell'ultimo anno, Pardo è diventato molto critico con Netanyahu e la sua controversa riforma del sistema giudiziario, criticando il suo vecchio capo per i passi che, secondo lui, porterebbero Israele a diventare una dittatura. Le dichiarazioni rese sull'occupazione militare israeliana è rara tra i leader del movimento di protesta di base contro la revisione giudiziaria, che ha in gran parte evitato di parlare dell'occupazione temendo che potesse spaventare altri sostenitori nazionalisti.
Nominato dal primo ministro Benjamin Netanyahu capo del Mossad dal 2011 al 2016, non ha voluto dire se le stesse convinzioni le aveva anche mentre era a capo del Mossad. Ma ha precisato che, secondo lui, tra le questioni più urgenti del paese ci sono i palestinesi, non solo il programma nucleare iraniano, visto da Netanyahu come una minaccia esistenziale.
In una lettera aperta all’inizio di agosto, centinaia di accademici e personaggi pubblici provenienti da tutta la Palestina occupata e da altre nazioni hanno equiparato l’occupazione illegale decennale dei territori palestinesi da parte di Israele all’”apartheid”.
I firmatari hanno criticato il fatto che al popolo palestinese mancano quasi tutti i diritti fondamentali, compreso il diritto di voto e di protesta. “Si trovano ad affrontare una violenza costante, solo quest’anno le forze israeliane hanno ucciso più di 190 palestinesi in Cisgiordania e Gaza e demolito più di 590 strutture. I coloni bruciano, saccheggiano e uccidono impunemente", si legge nel documento.
Secondo le Nazioni Unite, il 2023 è già l’anno più mortale per i palestinesi in Cisgiordania da quando si è iniziato a registrare vittime nel 2005. L’anno precedente, il 2022, era stato l’anno più mortale con 150 palestinesi uccisi, di cui 33 minorenni.
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