Masha Amini un anno dopo: il valzer dei doppi standard

16 Settembre 2023 19:00 Francesco Guadagni

Un anno fa una ragazza iraniana di origine curde, Masha Amini, morì dopo il suo arresto da parte della polizia iraniana, in circostanze che non sono del tutto chiaro, dato anche il contesto.

Seguirono proteste, arresti, morti, manifestazioni anche pro-governative contro i disordini. Negli scontri morirono anche poliziotti iraniani con colpi di arma da fuoco. Dalla giusta richiesta di verità di una parte dei manifestanti, unita alla giustissima rivendicazione dei diritti per le donne, si passò presto a veri atti di sabotaggio, terrorismo nelle zone a maggioranza curda dell’Iran.

C’è un antefatto che non bisogna trascurare. Il punto cruciale è sempre il petrolio iraniano.

Ad agosto dello scorso anno, per rivitalizzare l’accordo sul nucleare iraniano sabotato dagli USA nel 2018, amministrazione Donald Trump, l’Unione europea fece una proposta a Teheran, spinta anche dalla chiusura dei rubinetti degli idrocarburi russi per la guerra in Ucraina. L'alto rappresentante dell'Ue per gli Affari esteri, Jospeh Borrell, definì “ragionevole” la risposta dell’Iran, tutto sembrava far presagire un accordo. A sabotarlo fu Washington che definì la risposta i Teheran “non costruttiva”. Successivamente, l’Unione europea si chinò, come sempre, ai voleri dello zio Sam. Un mese dopo ecco la scintilla che provocò le rivolte nel paese persiano.

Proprio perché si attendeva questa scintilla, John Bolton, il 7 novembre 2022, rivelò che le armi usate dai gruppi separatisti in Iran venivano contrabbandate già tempo dal Kurdistan iracheno, lamentandosi del fatto che “l’Iran non ha avuto un emendamento alla costituzione per rilasciare una licenza al suo popolo per detenere armi. Altrimenti il popolo iraniano avrebbe avuto delle armi in mano in questo momento, e questo avrebbe potuto fare una grande differenza".

Oggi media e governi occidentali ci “allieteranno” con la loro retorica sulla repressione di qualsiasi diritto in Iran, soprattutto quelli delle donne, di una “rivoluzione in atto”. Insomma, il solito balletto dei doppi standard dell’ipocrisia occidentale, corredato da manifestazioni e sit in.

A proposito, ci sarà oggi chi per le strade ricorderà il massacro compiuti da Israele contro i palestinesi a Sabra e Chatila?

Ci sono, però, una serie di domande che ripetiamo da un po’ ai media e governi occidentali.

Negli ultimi 30 anni gli interventi occidentali con campagne mediatiche, sanzioni e guerre hanno mai migliorato la situazione in quei paesi dove stavano a cuore i diritti umani?

In Afghanistan la condizione della donna è migliorata?

La Libia dopo Gheddafi è un paese prospero?

Così la Siria, lo Yemen come stanno adesso grazie al vostro buon cuore democratico?

I palestinesi sotto occupazione israeliana privati dei diritti più elementari, uccisi e segregati nelle prigioni senza capi di accusa perché non meritano la vostra attenzione?

Contro l’Arabia Saudita, sicuramente un paese che non può insegnare nulla sui diritti delle donne, che ha disintegrato un paese già povero come lo Yemen con 400.000 morti avete fatto delle campagne? Avete dato le armi alla popolazione yemenita? No! Semmai le avete date a Riad. Contro Riad non fiatate nelle redazioni dei giornali e nei palazzi di governo, nonostante chiuda i rubinetti di petrolio e gas voltandovi la faccia sulla guerra in Ucraina perché è sempre meglio tenersi buona la monarchia saudita. C’è qualche argomento per ripondere a queste accuse? La risposta è no, anche se i vostri mostri mediatici dicono il contrario, la realtà, il disastro che avete provocato è sotto gli occhi di tutti.

Gli Stati Uniti sanzionano i notiziari iraniani in vista del primo anniversario della morte di Mahsa Amini

Intanto, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha emesso nuove sanzioni economiche contro le testate giornalistiche iraniane PressTV, Tasnim News Agency e Fars News Agency perché presumibilmente "collegate alla repressione" durante le proteste dello scorso anno scatenate dalla morte di Mahsa Amini.

"Oggi, l'Ufficio di Controllo dei Beni Stranieri del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti (OFAC) designa 29 individui ed entità in relazione alla violenta repressione da parte del regime iraniano delle proteste a livello nazionale in seguito alla morte di Mahsa 'Zhina' Amini mentre era in custodia della sua "Polizia Morale", si legge nella dichiarazione del Tesoro americano.


Iran: l'Occidente mente quando difende i diritti delle donne iraniane

Attraverso un comunicato, il Ministero degli Esteri iraniano ha criticato le accuse ??dell'Occidente, in quanto pur proclamandosi difensore dei diritti delle donne, esercita comportamenti discriminatori e violenti nei confronti delle donne nelle loro stesse società.

“I doppi standard e le bugie dell’Occidente nell’esprimere simpatia per Mahsa Amini e nel difendere i diritti delle donne iraniane, quando diventa chiaro che nel mondo reale il loro comportamento violento contro le donne nei loro paesi diventa pubblico; "Un comportamento che nessuno condanna e per il quale nessuno dimostra solidarietà alle donne occidentali!" si legge nella nota diffusa ieri.

È palese che alcuni obblighi religiosi, morali non possano coincidere con il nostro modo di pensare e vivere, e trovare il nostro disaccordo, ma non c’è nessuno Stato al mondo che sia perfetto.

Una cosa è fondamentale: saranno e devono essere solo gli iraniani, senza ingerenze esterne di qualsiasi tipo, a stabilire cosa sia giusto per il loro bene, quale diritti ottenere e, soprattutto quale forma di governo.

Sulla natura delle proteste in Iran, bastava dare uno sguardo anche alle comunità iraniane nel mondo, in particolare, a Los Angeles, lo scorso anno. Ebbene, queste manifestazioni erano capeggiate da individui come Parviz Sabeti, comandante della Savak, la polizia segreta durante il regno della dinastia Pahlavi, conosciuta per la sua ferocia.

Ecco perché le interferenze esterne, lo dice la Storia recente, non faranno altro che portare nuovi disastri.

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