Siria, dal nuovo partenariato strategico con la Cina al ricatto USA con i paesi arabi

La visita ancora in corso del Presidente siriano Bashar al Assad in Cina con l’incontro e il documento firmato con il suo omologo cinese Xi Jinping per un nuovo partenariato strategico, segna inevitabilmente un successo diplomatico di Damasco, con il suo ritorno nella scena globale dopo gli anni della guerra terroristica per procura fomentata e appoggiata militarmente ed economicamente dall’occidente ed alcune potenze regionali.

Nel documento firmato da Assad e Xi "la parte siriana aderisce fermamente al principio della Cina unica e riconosce che il governo della Repubblica popolare cinese è l'unico governo legittimo che rappresenta tutta la Cina e che Taiwan è parte integrante del territorio cinese, oltre a sostenere gli sforzi di Pechino per preservare la sua sovranità, unità e integrità territoriale.”

Da parte di Pechino si “sostengono fermamente gli sforzi siriani volti a preservare l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale del paese, sostiene il popolo siriano nel seguire un percorso di sviluppo coerente con le condizioni nazionali e sostiene le politiche e le misure adottate dal governo siriano per mantenere la sicurezza, la stabilità e lo sviluppo del Paese.”

Inoltre, la Repubblica popolare cinese “rifiuta l’ingerenza di potenze straniere negli affari interni della Siria e tutto ciò che incide sulla sua sicurezza e stabilità, e respinge anche la presenza militare illegale, lo svolgimento di operazioni militari illegali e il saccheggio illegale delle risorse naturali Siria.” Nella dichiarazione, Pechino ha sollecitato la revoca immediata di tutte le sanzioni unilaterali e illegali imposte alla Siria.

Oltre a varie collaborazioni in vari campi come quello economico, dei media, scientifico e agricolo, la dichiarazione, nella parte finale, offre uno spunto di novità rispetto alle consuete relazioni amichevoli fra due paesi amici.

C’è un impegno per costruire un mondo nuovo. Infatti, si legge che Cina e Siria “promuovono inoltre l’instaurazione di un nuovo tipo di relazioni internazionali e lavorano fianco a fianco per costruire una comunità di futuro condiviso per l’umanità.”

Una sfida lanciata all’egemonia statunitense al suo codazzo di burattini nella NATO e nella Unione Europea, senza escludere Australia, Canada e Giappone.

Il ricatto USA ai paesi arabi. Paralizzata la collaborazione con la Siria

La Siria ha conseguito il risultato importante in questo ultimo anno con il rientro, dopo 12 anni, nella Lega araba, realizzato dopo aver ripristinato le relazioni diplomatiche con quelli che erano due sponsor del terrorismo: Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita.

Naturalmente, questa riconciliazione nel blocco arabo faceva sperare nella possibilità di aiuti da parte di emirati e sauditi nella ricostruzione della Siria, nonché il modo per aggirare le micidiali sanzioni USA, note come Caesar Act che stanno mettendo in ginocchio il popolo siriano, oltre a provocare anche proteste tra la popolazione.

La riconciliazione della Siria con alcune potenze regioanli è stato il frutto anche del ripristino delle relazioni diplomatice tra Iran e Arabia Saudita mediato dalla Cina.

Washington non poteva certo restare a guardare di fronte ad una disfatta prima militare e poi politica, con Assad ancora al potere.

Infatti, una fonte ha riferito a Spuntik che “gli Stati Uniti hanno adottato una serie di misure economiche per respingere l'interesse delle nazioni arabe a un nuovo impegno con Damasco, portando il comitato speciale della Lega araba a interrompere i contatti con la Siria nonostante la riammissione del paese nell'organizzazione.”

Inoltre, la stessa fonte ha precisato che “ulteriori misure a sostegno della Siria, la cui economia è a pezzi, sono state sospese a causa della pressione diretta degli Stati Uniti". In pratica il sostegno finanziario alla Siria e i piani per la sua ricostruzione postbellica finanziati hanno trovato un ostacolo insormontabile con il Caesar Syria Civilian Protection Act del 2019 e dal suo previsto supplemento, il 2023 Assad Regime Anti-Normalization Act, che potrebbe estendere l’autorità dell’amministrazione statunitense a sanzionare coloro che cooperano con la Siria, ha precisato la fonte, aggiungendo che gli investimenti previsti da parte dei paesi arabi non si sono mai materializzati.

"Le ragioni dello scoraggiamento sono state le difficoltà tecniche, diplomatiche e politiche derivanti dal Caesar Act americano e da altre sanzioni statunitensi contro la Siria"

L’accanimento degli ultimi mesi contro la Siria con l’ingerenza di alcuni parlamentari del Congresso nelle proteste nel sud del paese arabo, sono il chiaro segnale che gli USA vogliono indebolire la Russia impegnandolo su un altro fronte, toccando un alleato come Damasco nella regione provando a seminare altro caos con l'ISIS che ha ripreso le sue operazioni. Come se i siriani non avessero sofferto già abbastanza con la guerra, il terrorismo, le sanzioni e il terremoto di inizio 2023.

È proprio il cinismo dell’Impero.

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