Piccole Note
“Quando il ministro indiano degli Affari esteri, Subrahmanyam Jaishankar, si è recato a Mosca la settimana scorsa, è sembrato che avesse voltato pagina nei rapporti India-Russia, dopo due anni di funambolismo”. Così inizia un articolo di Mohamed Zeeshan pubblicato su The Diplomat il 3 gennaio.
Zeeshan spiega che, dopo l’inizio della guerra ucraina, l’India era stata molto prudente nel suo approccio verso la Russia, con la quale in precedenza aveva un rapporto consolidato quanto pubblico. Tale cautela discendeva dalla necessità di non far percepire al mondo un “allineamento verso una Mosca isolata [in realtà, tanto isolata non è mai stata… ndr]. Infatti, si è registrata una pausa negli incontri bilaterali annuali tra il primo ministro indiano Narendra Modi e il presidente russo Vladimir Putin”.
“Inoltre, l’India aveva scelto di tenere il vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) praticamente l’anno scorso piuttosto che ospitare Putin a Nuova Delhi. E aveva anche evitato di ospitare Putin al vertice dei leader del G20″ tenutosi a Nuova Delhi (anche se, in realtà, Modi ha permesso a Putin di partecipare online, facendo infuriare gli Stati Uniti che, in reazione, hanno inviato al summit una delegazione di basso profilo).
“Durante tutto questo periodo – continua The Diplomat – l’India aveva continuato a importare petrolio e carbone dalla Russia in quantità senza precedenti, ma Nuova Delhi lo faceva con la percezione – più o meno voluta – di avere poche alternative strategiche al commercio con Mosca. Raramente c’erano riferimenti entusiastici alla Russia come alleato dell’India e Modi aveva persino dato pubblicamente lezioni a Putin su come si dovesse evitare la guerra”.
“Ma da allora il mondo è cambiato. Con Israele che ha intrapreso una guerra spaventosa a Gaza, la situazione è cambiata e il sostegno degli Stati Uniti al governo israeliano in quella guerra ha indebolito la posizione morale di Washington”. Tale situazione si è palesata nelle votazioni dell’assemblea generale dell’ONU, continua Zeeshan, che hanno visto pochi Paesi – e di scarso rilievo geopolitico – seguire gli Stati Uniti nel suo sostegno incondizionato a Tel Aviv.
“L’isolamento di Washington su Gaza – prosegue The Diplomat – ha coinciso con una retorica più assertiva da parte di Nuova Delhi. Dopo aver respinto le critiche degli osservatori occidentali per il suo incontro con Putin della scorsa settimana, Jaishankar ha detto: “Per favore, guardatevi allo specchio e ditemi se state agendo come una democrazia”.
“Anche l’agenda dei colloqui bilaterali tra India e Russia si è ampliata. Quando Jaishankar andò a Mosca nel 2022 , l’attenzione era focalizzata sul commercio del petrolio, con l’India che si affrettava a trarre vantaggio dal greggio russo scontato”.
“Questa volta sul tavolo c’era molto di più. Nei colloqui con il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, Jaishankar ha discusso ‘dello stato del multilateralismo e della costruzione di un ordine mondiale multipolare’. Prima dell’incontro, Lavrov ha affermato che i due paesi sono interessati a ‘costruire un sistema politico ed economico internazionale che sia aperto ed equo per tutti’”.
Non solo, l’incontro ha avuto l’esito di rilanciare i legami militari tra le due potenze: Mosca e Nuova Delhi, infatti, si sono accordate per una partnership che dovrebbe dare inizio a una produzione di armi in India. Nuova Delhi, annota il cronista, da tempo agognava ad avere un’industria propria di armamenti e l’intesa con la Russia va in tale direzione, ponendo peraltro nuove criticità all’acquisto di armi dagli Stati Uniti.
Washington, peraltro, annota The Diplomat, ha sempre respinto le richieste indiane di avviare una partnership similare con essa per vari motivi. L’accordo con la Russia rende tale prospettiva ancora più aleatoria, perché non fa che aumentare i timori di un eventuale passaggio di know-how americano alla Russia tramite l’India, paure che in passato hanno contribuito non poco a frenare la possibilità.
Peraltro, The Diplomat ricorda come negli ultimi tempi i rapporti tra Stati Uniti e India si siano inaspriti a causa dell’assassinio di un esponente dell’opposizione indiana in esilio in America – un terrorista di alto livello, secondo Nuova Delhi – che le autorità statunitensi hanno attribuito ai servizi segreti indiani nonostante i dinieghi degli interessati.
Tutto ciò fa temere al cronista che i legami tra India e Stati Uniti siano destinati a indebolirsi ancor più. Con la Russia, invece, prosegue The Diplomat, “ci sono pochi motivi attrito. Come ha affermato Jaishankar questa settimana, “le relazioni [con la Russia sono] sempre state proficue per l’India”.
“Questa dichiarazione, che evidenzia un eccezionale sostegno [a Mosca] sarebbe risultata più difficile un anno fa, quando l’opinione pubblica globale era focalizzata sulle vittime dell’Ucraina e sulla questione morale intentata contro l’invasione unilaterale della Russia. Ma con Washington ora coinvolta in un raccapricciante conflitto in Medio Oriente, India e Russia hanno acquisito un più ampio spazio strategico”.
Resta il non detto dall’articolo: l’India per tutto questo tempo è rimasta nei Brics, scelta di campo che va al di là delle distanze contingenti. Al di là del particolare, l’interesse per questo articolo non sta solo nei contenuti, ma anche nel fatto che a tracciare questo quadro è un media che di fatto è l’organo di propaganda ufficiale degli States per quanto riguarda l’Asia.
Quanto emerge è una sconfitta clamorosa per la politica estera americana, che nel quadrante asiatico ha puntato moltissimo sul rapporto con l’India, irrinunciabile nel quadro del contenimento della Cina e dell’intera strategia dell’Indo-pacifico. Basta ricordare quanta enfasi venne conferita alla visita di Modi alla Casa Bianca dello scorso giugno, che avrebbe dovuto essere il tassello nuovo e definitivo della nuova alleanza tra Washington e Nuova Delhi.
Acqua passata ormai. Se la prospettiva delineata da The Diplomat prosegue su tali binari, per gli USA sarà una sconfitta epocale. Sicuramente cercheranno di ricorrere ai ripari, ma potrebbe essere già troppo tardi.
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