"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi



E' stato un grande onore per noi de l'AntiDiplomatico avervi potuto offrire l'ultimo lavoro narrativo di Giovanni Nigi. 11 racconti, presentati oggi tutti insieme, che scavano dentro la crudeltà più profonda e la sua banalità.

11 istantanee di uno sterminio che ci vede tutti coinvolti in prima persona. 11 fotogrammi di una violenza che ci vede tutti indiretti responsabili, noi cittadini di quella parte del mondo che si fa governare da chi arma, finanzia e sostiene il carnefice.

11 colpi alla vostra anima.
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"Non devo pensare"

A loro devo pensare . Portarli via. L’importante è che non sappiano che non so dove andare. Ne ho cinque con me. Uno non è nostro… non è mio, è uno dei miei alunni. L’ho trovato che tremava abbracciato ai morti. Devo solo fare un passo dietro l’altro e portarli via, non fermarmi mai. Il piccolo ha bisogno del latte. Hanno bombardato i supermercati,

i negozietti , le farmacie…Devo andare avanti e basta. Vorrei solo che dormissero finché non finisce tutto. Ecco dove li porto, ho dei parenti che sono già là…al campo di Jabalia.


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"Pane e Sangue"




Non ci credo che l’uomo è cattivo. Non me lo farete credere mai. Ho nove anni oggi, è il mio compleanno.

Andavamo a prendere il pane al forno quando l’hanno bombardato.

Ho sentito un rumore troppo forte e quando ho riaperto gli occhi ho visto il pane nel sacchetto di plastica che stringeva in mano la mamma macchiato di sangue.

Lei non c’era.

Una mano mi ha portato via. Un’altra mano mi ha coperto gli occhi.

Ho sentito una voce che mi diceva “ Adesso ti facciamo andare via di qui. Ti mettiamo in salvo. “ Era una voce buona. “Andiamo in un posto sicuro” mi ha detto. Mi ha accarezzato la fronte. Era bagnata e appiccicosa. La mamma? “Ha detto che ti aspetta lì.“ Dove? Andiamo, ci portano a Ahli Arab. Stai tranquilla.


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"QUALCUN ALTRO VEDRA'"



Non so immaginare cosa ci sia intorno a me . Mi deve essere caduto addosso un muro o un soffitto. Sento che qualcuno mi chiama ma non mi esce la voce e non posso fare il più piccolo movimento. “Salma!”

Saeed . “Salma! Dove sei? Mi senti? I bambini sono con me. Andiamo a Jabalia . Salma, rispondimi …” Vorrei, ma non vedo più niente , non posso rispondere . Andate a Jabalia, mettetevi in salvo. Qualcun altro vedrà.


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"NON E' LA MAMMA"



Sì, ha il vestito uguale, ma quanti ce ne sono uguali? L’aveva comprato al mercato… e i capelli sembrano bianchi, lei invece è giovane.

Non è il suo viso, lei ha la pelle chiarissima. Vieni via, Alaa, ci accompagnano alla scuola di Al Saftawi con altri rifugiati, andiamo via, tanto lì la mamma non c’è.

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"PORTA MALE"




Io non me lo scrivo, il nome sul braccio, come quel bambino lì che poi è diventato un martire.

Dicono che è per seppellirci con un nome, se no andiamo a finire in una fossa comune…ma io non voglio morire.

Non te lo fare scrivere nemmeno tu, hai capito? Quelli che se lo fanno scrivere fanno una brutta fine.

Ti metto sulla mia bici, prendiamo la strada di Al-Rashid.


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"A NOI CI BOMBARDANO MENO"





Papà , a noi ci bombardano di meno, vero papà?

Perché siamo cristiani, noi, vero?

Ci bombardano poco poco, io mi sono fatto male, ma non come quel quel bambino là che è tutto fermo fermo.

Quel bambino non era cristiano vero?

Era nella chiesa, ma per sbaglio, e allora loro lo hanno visto e gli hanno buttato la bomba proprio sopra.

Ma a Al Fakhura ci sono le chiese, vero papà?



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"LA NOSTRA DISCENDENZA"




Che vuol dire discendenza?

L’ho sentita, questa parola, dal nonno prima che diventasse un martire. Dovete separarvi per questa discendenza. Se state insieme ci sono meno speranze per la discendenza.

Ognuno deve andare per conto suo.

Ho chiesto alla mamma, che si è messa a piangere. “ Sono quelli di noi che verranno dopo, ha detto, se non ci separiamo, la nostra famiglia potrebbe essere cancellata, come è successo ai nostri vicini, che sono morti tutti perché stavano tutti insieme. Vorremmo fare come ci ha detto il nonno, ma lui non c’è più, “dice la mamma, “e non sa che siamo rimaste solo noi tre. “

Mia sorella Adila mi ha detto che secondo lei non vale, questa cosa della discendenza, perché siamo donne. Non posso crederci che dobbiamo dividerci per quella gente che non è ancora nata.

E come facciamo?

Adila da sola?

O la mamma da sola?

E io?

No, è una cosa per i maschi, per le donne sicuramente non valgono le cose della discendenza. Staremo tutte insieme, e andremo ad Al Maghazi , da un’amica della zia.


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"TERMOPILI"



“Dovete sgombrare”.
Quello che hanno detto gli israeliani preannuncia un attacco al nostro ospedale.

È la stessa cosa che hanno fatto all'ospedale Al Ahli.

Lo dico al mondo: il nostro è un allarme. Venite a vedere il nostro complesso, vi forniamo i piani, mandate tutti gli osservatori internazionali che volete. Siamo in 80.000 qui a Shifa.

Se ci bombardano saranno responsabili di questo nuovo massacro che è stato preannunciato. Io il mio ospedale non lo abbandono. Mi hanno chiamato dall’ospedale Nasser, devo correre lì.

Ognuno di noi sostituisce i medici morti come può, qua e là.

Aspettiamo il nostro turno. Ma voi, ricordatevi! Eravamo uomini come voi, con i nostri affetti, i nostri sogni, le nostre famiglie, le carriere…


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"NULLA LO PROTEGGE"



Nostro padre rischia la vita, con il suo lavoro. È come un soldato.

Ma non è armato.


Quel giubbotto con scritto Press lo fa vedere a noi per farci stare tranquilli, ci mostra l’elmetto che gli ha dato la televisione … ma noi lo sappiamo che non servono a niente, quando arriva una bomba… e poi loro sparano anche ai giornalisti. Ne hanno uccisi tanti.

Nostro cugino dice che anzi, li vanno proprio a cercare, ha detto che ne uccidono uno al giorno.

Noi quattro abbiamo paura per papà. Ce ne stiamo qui tranquilli, al campo di Maghazi con lo zio, le zie, i miei miei cugini …la nostra casa è considerata un rifugio per gli sfollati, è sicura.

Il nostro vicino è un dipendente dell’Unrwa, dice papà che siamo dei privilegiati e dobbiamo aiutare gli altri. Ma lui chi l’aiuterà?


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"SMISURATA PREGHIERA"

Fammeli morire subito, i miei figli e i miei genitori.

All’ospedale non abbiamo più anestetici, farmaci, filo per cucire… usiamo ogni tipo di filo, ormai.

E operiamo senza sedazione ferite orribili. Anche i tagli cesarei… ho le mani che tremano quando passo i ferri al chirurgo… e non abbiamo più elettricità.

Le urla dei bambini del pediatrico ustionati la notte scorsa, quando ci hanno attaccato.

La puzza di carne bruciata.

E i denutriti e disidratati che cominciano ad arrivare…Per favore, ti prego, se non puoi farli smettere, uccidici tutti subito.


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"Io e te"


Avremmo potuto essere amici, io e te.
È un mese che stiamo insieme, giorno e notte. E dividiamo tutto.
Anche adesso che non c’è quasi più niente da mangiare.
Abbiamo la stessa età, e se fossimo stati abituati a vivere in libertà, in uno stesso stato , più umano, io lo so che non ci saremmo ammazzati come cani… che poi non è neanche vero che i cani si ammazzano.
Tanta gente vive insieme, che importano religione, storia, cultura… anche noi avremmo potuto. Mi torna in mente l’antologia di Spoon River: “Il fiore della mia vita avrebbe potuto sbocciare da ogni lato se un vento crudele non avesse intristito i miei petali"…la sai anche tu?
Non immaginavo di avere tante cose in comune con un nemico, anche la musica… mi prendevano tutti in giro, perché mi piaceva quel genere di musica che ai nostri coetanei fa vomitare… la toccata e fuga in do minore di Bach , l’ho sentita eseguita per arpa sola … vorrei ascoltarla ora con te.

Se ci fosse un po’ di corrente... stanotte ho tanta paura , come quella sera che ancora non sapevo niente di te, e tremavo.

E tu hai messo la tua mano sul mio cuore per tranquillizzarmi.

I boati si fanno sempre più vicini. E continueranno finché non faranno tutta la terra bruciata e grigia.

Quando c’era il temporale mia madre mi cantava twinkle twinkle little star. Tienimi la mano, non me la lasciare.
Tu dici che qui siamo al sicuro, vero?

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