di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico
Hanno un bel disquisire generali tedeschi e britannici sulla necessità di affidarsi alla volontà di Trump di proseguire nella difesa atomica dell'Europa, oppure portare colpi mortali alla Russia, con carri armati spediti in Ucraina e testate franco-britanniche da sganciare su Mosca. Hanno un bel proclamare le iene teutonico-portoghesi di perseguire la «pace giusta e duratura da una posizione di forza», perché «è anche nell'interesse del Presidente Trump avere una pace attraverso la forza».
Niente da fare. La linea strategica – per quella tattica, parlano gli “esperti” che si dilungano su EDA «European Defence Agency», EDF «European Defence Fund», CARD «Coordinated Annual Review on Defence», PESCO «Permanent Structure Cooperation», EUMC «European Union Military Committee» - della UE la detta il signor Aldo Cazzullo sul (e dove altrimenti?) Guerriero della Sera del 8 marzo, annunciando che «Non si tratta di riarmare l’Europa per fare la guerra alla Russia; si tratta di riarmare l’Europa per dissuadere la Russia dal farci la guerra».
Cambiano tempi, regimi, direttori, ma sembra di essere tornati alle corrispondenze da Mosca di Salvatore Aponte, che nel luglio del 1929, sul Guerriero della Sera, “informava” gli italiani che «Il carattere militare della cosiddetta “dittatura proletaria” si è venuto facendo sempre più preciso: la preoccupazione maggiore del Kremlino è stata sempre ed è quella di trovare i mezzi per aumentare gli armamenti e per militarizzare l'intero paese». A giudicare da tutto, è probabile che il signor Cazzullo avrebbe apprezzato le lodi mussoliniane del suo antico collega, il fascista Aponte, che nel primo anniversario della marcia, firmava il “Manifesto nazionale della Stampa per la Marcia di Roma: «Nelle giornate commemorative della Rivoluzione che riconquistò Roma all'Italia e l'Italia alla gloria millenaria, anche i giornalisti alzano al sole i gagliardetti e le fiamme dei loro Sindacati, gli alalà possenti della loro veglia e della loro fatica».
Cambiano tempi, direttori, regimi (la Russia retrocede dall'ordinamento socialista ai rapporti borghesi; l'Italia cambia facciata al dominio del capitale), ma tra «I nostri doveri» indicati dal Guerriero della Sera rimane quello di non illudersi «che Putin si fermerà qui, una volta spartita l’Ucraina con Trump». Questo perché, informa il signor Cazzullo, «La vittoria ringalluzzisce i dittatori e i criminali; e Vladimir Putin è entrambe le cose». Eja Eja, Alalà! E dunque, «Se Trump non intende farlo, dovrà essere l’Europa a fermarlo. Non muovendogli guerra, ma dandosi una forza di deterrenza; che inevitabilmente dovrà anche essere nucleare».
Non c'era bisogno che si scomodasse il colonnello britannico a riposo Hamish de Bretton-Gordon a dichiarare alla ucraina “War & Politics” che «Sia la Gran Bretagna che la Francia hanno armi nucleari, anche se meno della Russia. Ma insieme, le armi di Gran Bretagna e Francia sono sufficienti a distruggere la Russia. E Putin lo sa». Lo aveva già annunciato il signor Cazzullo, gongolante che «Al consiglio europeo l’uomo di Putin, Viktor Orbán, è rimasto isolato», ma al tempo stesso deluso perché «Giorgia Meloni, comprensibilmente, esita»; e allora le dà la dovuta strigliata: «Prima o poi, Giorgia Meloni dovrà scegliere», tra il reazionario Trump e la jena antropomorfa teutonica von der Leyen. Lo esigono i redivivi “Aponte” del Guerriero della Sera, a cent'anni di distanza di tempi, direttori, regimi.
E che diamine, strepita il neo “Apozzullo”: non sono mica le spese di guerra che mettono in ginocchio sanità e istruzione! Che c'entrano quelle spesucce con i sacrosanti «Nostri doveri»? Certo, quelle spese non intaccano gli stipendi del Guerriero della Sera. Ma, a volte, l'Italietta postfascista «dà l’impressione di pensare che la guerra sulle frontiere orientali d’Europa non la riguardi... Ma la Polonia e i Paesi baltici non sono altrettanto tranquilli»: onestamente, signor “Apozullo”, con quegli stipendi, non sembra poi tanto professionale il copia-incolla, pari pari dal servizio spedito a Roma dal suo antico collega il 17 marzo del 1927: «Ed in Polonia e nei Paesi baltici che se ne pensa? Colà si nutrono apprensioni eguali: si teme che la Russia attacchi...».
Cambiano i direttori, gli stipendi...; non cambiano le assicurazioni del Guerriero della Sera, che si compiace alle parole dell'eurodeputato di “Renew Europe” Sandro Gozi, secondo il quale i paesi UE non devono «solo spendere di più, dobbiamo farlo anche meglio. E quei 150 miliardi spingono l’Europa verso progetti di difesa comune che è esattamente quello di cui c’è bisogno». Eccome se ce n'è bisogno! Come potrebbe altrimenti continuare l'espansione dei monopoli “europei” in Asia, Africa, senza un esercito che ne difenda gli esosi profitti? E, per questo, sostiene l'eurodeputato Gozi incalzato dalla signora Maria Teresa Meli, invece di agire «nell’urgenza, inventandoci di volta in volta dei nuovi formati, dobbiamo rendere questa cooperazione militare in materia di difesa più strutturata e permanente».
Brava dunque la jena antropomorfa teutonica, che annuncia l'emissione di 150 miliardi di prestiti ai paesi UE perché li spendano in acquisti di guerra, ma con la clausola che quei soldi vadano a finire nelle casse di «produttori europei», per «contratti molto importanti per l'industria della difesa». Proprio quella, dice la signora Ursula Albrecht, che ha «garantito la sopravvivenza economica dell'Ucraina fino al 2025, abbiamo investito molto nell'industria della difesa ucraina e forniamo l'assistenza militare di cui l'Ucraina ha bisogno»: era noto da anni, senza che la signora in questione lo ricordasse di nuovo.
Qualche “leggera dissonanza” con quanto affermato dal generale tedesco a riposo Conrad Kather in un'intervista a Die Welt, secondo il quale la UE «dovrà acquistare armi dagli Stati Uniti, perché l'industria europea non è in grado di soddisfare le esigenze. Dobbiamo prendere quello che abbiamo ora» dice Kather; e «il meglio che c'è. Credo che la maggior parte delle armi statunitensi siano all'avanguardia e disponibili in tempi relativamente brevi». Allora, come la mettiamo? Non è questo il momento di tergiversare. Non è vero, signor “Apozullo”? Glielo dica Lei, come ha fatto con l'italica presidente del consiglio, che «Prima o poi, Giorgia Meloni dovrà scegliere».
A dar man forte a Ursula c'è comunque il messaggio il presidente del Consiglio europeo, che si esalta anche per il potenziamento militare dell'Ucraina: «i nostri tentativi di rafforzare la difesa europea andranno anche a beneficio dell'Ucraina, perché l'Ucraina e la sua sicurezza sono una questione centrale per la sicurezza europea in questo momento. Abbiamo già stanziato 135 miliardi di euro di aiuti per l'Ucraina a partire dal 2022. Il nostro sostegno è incrollabile e ora lo aumenteremo ulteriormente». Eja eja! Di nuovo.
Come ignorare dunque l'evidenza della constatazione dell'Ambasciatore russo a Londra, Andrej Kelin, secondo cui, mentre Washington propone di porre rapidamente fine al conflitto in Ucraina, Bruxelles guida una coalizione di oppositori della pace? Ma come, signor Ambasciatore, non ha sentito le omelie del Guerriero della Sera, secondo cui «Non si tratta di riarmare l’Europa per fare la guerra alla Russia; si tratta di riarmare l’Europa per dissuadere la Russia dal farci la guerra»?
Al momento, dice Kelin, «la Gran Bretagna è alla testa di chi si oppone a una rapida pace. Ma chi ne sarebbe leader? Sento dire che la Francia vorrebbe guidare questo movimento in Europa, ma anche Londra vorrebbe assumerne la leadership e la Germania vorrebbe prendere il comando negli sforzi di riarmo, nelle questioni politiche e in tutto il resto. Se prendono questa stupida decisione di riarmare l'Europa, cosa ne faranno di questi giocattoli dopo la fine del conflitto?».
Acuto, l'Ambasciatore Kelin; ma anche un po' ingenuo, lasciatecelo dire: «cosa ne faranno di questi giocattoli», si domanda. Ma è chiaro, gli risponde indirettamente il solito colonnello Hamish Stephen de Bretton-Gordon: la “coalizione europea” è pronta a colpire la Russia. Per carità: solo «per dissuadere la Russia dal farci la guerra», sottolineerebbe il signor “Apozullo”. E in cosa consisterebbe questa “dissuasione”? L'Occidente, dice il sessantunenne colonnello OBE (Most Excellent Order of the British Empire) inscenerà provocazioni, accusando la Russia di aver violato il cessate il fuoco o di attacchi false-flag, per avere un pretesto di attaccarla. E il signor Hamish è convinto che tutto ciò «sia molto probabile», come altrettanto «sicuro che le truppe della coalizione saranno pronte» a rispondere, come pure che «i cieli dell'Ucraina saranno chiusi e che tutti gli aerei russi saranno abbattuti». Buon sangue imperial-bellicista non mente!
Intanto, dice Hamish, «Le forze della coalizione europea, con alla testa Gran Bretagna e Francia, possono inviare un numero sufficiente di truppe - da 30.000 a 40.000 uomini - in Ucraina. E dovrebbero disporre di mezzi sufficienti e divisioni corazzate, per contrastare eventuali incursioni russe. L'ideale sarebbe che gli Stati Uniti fornissero potenza aerea per mantenere la superiorità con caccia, missili e altro per coprire queste forze». E anche se Trump non è d'accordo a sostenere l'intervento, la NATO dovrebbe farsene carico: «penso che la coalizione europea della NATO abbia sufficienti capacità militari. Le forze aeree di Finlandia, Svezia, Francia, Grecia, Germania e di altri Paesi europei più piccoli credo abbiano abbastanza caccia e difese aeree per fornire copertura aerea». Eja, eja, alalà.
Molto meno sicuro del signor “Apozullo” e del “Most Excellent” di sua maestà, appare però di nuovo il tedesco Roland Kather, secondo il quale è più che evidente la «dipendenza dell'Europa dall'America» e, comunque, di fronte alle sparate sugli “ombrelli atomici” franco-britannici, dice ancora a Die Welt, l'Europa non può permettersi di rinunciare all'ombrello americano: «ritengo che la questione del riarmo nucleare, della creazione di uno scudo di difesa europeo, sia ancora lontana dalla realtà. In questa situazione di instabilità della sicurezza in Europa, è necessario discutere l'intera gamma di possibilità. Continuo a credere che il Presidente Trump si atterrà a questa parte del trattato NATO. Credo fermamente che gli americani continueranno a rispettare i loro impegni, in particolare per quanto riguarda lo scudo nucleare».
Ma, signor generale, Lei forse ignora quanto decretato dal signor “Apozullo”, che «Se Trump non intende» contrastare «dittatori e i criminali; e Vladimir Putin è entrambe le cose», toccherà proprio all’Europa piantarglisi davanti petto in fuori e moschetto imbracciato; oddio, certo non «muovendogli guerra, ma dandosi una forza di deterrenza; che inevitabilmente dovrà anche essere nucleare». Eja, eja, alalà! Cambiano direttori, regimi, ma al Guerriero della Sera non cambiano le voglie di guerra.
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