Alluvione di Valencia, i media e il cambiamento climatico

01 Novembre 2024 13:00 Francesco Santoianni

150 morti per l’alluvione a Valencia. Una tragedia oggi strumentalizzata dai media mainstream (e dall’Unione Europea con le bandiere a mezz’asta) annoverandola al cambiamento climatico prodotto dall’aumento antropico della percentuale di anidride carbonica nell’atmosfera (Anthropogenic Climate Change). Spiegazione che non tiene conto delle numerose e gravissime alluvioni (1802: 500 morti; 1897: 761 morti; 1821: 350 morti …) che hanno colpito l’area di Valencia nei secoli scorsi; quando, cioè, l’anidride carbonica nell’atmosfera era molto meno di oggi. Sì, ma, allora, come mai di fronte a questa e tante altre incongruenze, la teoria dell’Anthropogenic climate change, “è fatta propria dal 97% degli scienziati”? E, difatti, non è così: questo mantra del consenso del 97% degli scienziati è un colossale falso. Ci sono molti articoli, scientifici (si veda in bibliografia) e divulgativi, a dimostrarlo; sintetizziamo qui uno dei più completi.

La cifra di consenso del 97% proviene da un meta-studio del 2013 (e da allora presentato come una verità indiscutibile) di John Cook, del Center for Climate Change Communication, il quale ha (o avrebbe) esaminato quasi 12.000 documenti di ricerca sui temi del clima e dell’ambiente per vedere se incolpano o meno gli esseri umani per il cambiamento climatico. E, secondo Cook, il 97 per cento degli studi e dei documenti sarebbe d’accordo sul fatto che il riscaldamento ha una causa antropica. In realtà, come vedremo, solo lo 0,54% dei lavori è dell’opinione che gli esseri umani siano all’origine di almeno il 50% del cambiamento climatico. Come è stata possibile questa vera e propria truffa? Un po’ utilizzando gli stessi sistemi che servono a truccare i sondaggi e fidandosi del fatto che pochi vanno a controllare una tesi ampiamente pubblicizzata ha fatto sì che una simile castroneria sia passata indenne attraverso un decennio.

Dunque, Cook aveva classificato i quasi 12 mila documenti in sette categorie, francamente arbitrarie e non sempre deducibili dalle ricerche studiate, ma che, ad ogni buon conto, erano queste:

La categoria 1 prevede che gli esseri umani sono responsabili di oltre il 50% del cambiamento

La categoria 2 rende gli umani responsabili, ma non specifica in che misura.

La categoria 3 vede l’uomo almeno un po’ responsabile.

La categoria 4 non commenta l’influenza umana sul clima.

La categoria 5 è più contraria che favorevole all’influenza umana.

La categoria 6 raccoglie chi è ancora più contrario più contrario all’influenza umana.

La categoria 7 si oppone all’influenza umana, affermando che tale influenza è inferiore al 50%.

Come si può vedere le categorie reali in questa suddivisione sono solo tre: Categoria 1: Gli esseri umani sono responsabili per più del 50%, Categoria 2: Nessuna informazione sull’influenza umana, Categoria 3: Gli esseri umani sono responsabili per meno del 50%. Le altre quattro categorie senza percentuali chiare si sovrappongono inevitabilmente e questo apre la porta alla manipolazione, perché si può orientare il giudizio nella direzione più opportuna per i propri scopi. Ma basta scaricare i dati grezzi per accorgersi che le varie categorie contengono diverse percentuali di documenti e precisamente:

Categoria 1: 64 opere, ovvero 0,54%

Categoria 2: 922 opere, ovvero 7,72%

Categoria 3: 2.910 opere, ovvero 24,36%

Categoria 4: 7.970 opere, ovvero 66,73%

Categoria 5: 54 opere, ovvero 0,45%

Categoria 6: 15 opere, ovvero 0,13%

Categoria 7: 9 opere, ovvero 0,08%

In realtà solo lo 0, 54 per cento delle ricerche climatologiche dice che l’influsso antropico sul clima supera il 50% ed è decisivo. Ma allora da dove salta fuori l’accordo del 97 percento sul cambiamento climatico causato dall’uomo? È abbastanza semplice e totalmente truffaldino: prima si calcolano le 7.790 opere della categoria 4, ovvero quelle che non si esprimono sul ruolo antropico e vengono quindi messe da parte come se fossero schede bianche in una votazione, nonostante rappresentino la assoluta maggioranza degli studi. Siccome solo 64 dei 3.974 studi rimanenti sono dell’opinione che gli esseri umani siano responsabili di oltre il 50 per cento del cambiamento climatico si fa finta che anche le categorie 2 e 3, che in realtà ipotizzano solo un ruolo marginale e comunque indefinito, siano assimilabili alla categoria 1 portando il totale a 3896 studi, cui si oppongono solo le 78 ricerche che escludono un ruolo antropico.

Insomma, un trucchetto per non dire che solo una infima parte degli scienziati climatici crede davvero a un ruolo antropico così importante come è quello presupposto dalle varie misure anti Co2 formulati dalla UE. Ma come è stato possibile che questo studio, smascherato già dieci anni fa, non venga preso in considerazione dai tanti scienziati che, anzi, oggi, trincerandosi dietro le considerazioni di John Cook, chiedono continui finanziamenti? La risposta più convincente è stata data da climatologi che avendo osato mettere in dubbio il dogma del dell’Anthropogenic climate change, nonostante il loro prestigio accademico, si sono visti tagliare ogni finanziamento alle loro ricerche. Verificate in questo video.

Francesco Santoianni

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