Ieri, Ahmad al-Sharaa, precedentemente noto come Abu Mohammad al-Julani, ex vice del leader dell’ISIS Abu Bakr al-Baghdadi, è stato nominato dal Dipartimento per le operazioni militari del governo di fatto in Siria, presidente del paese arabo durante la “fase di transizione”.
Prosegue la farsa delle milizie che hanno rovesciato il Presidente Bashar al Assad lo scorso 8 dicembre per mostrare il loro volto “democratico” di fronte ai loro sponsor occidentali e regionali.
Nell’annuncio è stato definito l’annullamento costituzione del paese del 2012 lo scioglimento del partito Baath, precedentemente al governo, dei partiti del Fronte nazionale progressista e dell’Assemblea popolare, dell'esercito nazionale, dei servizi di sicurezza e di tutte le fazioni armate, tra le quali Hayat Tahrir al-Sham (HTS) di Sharaa, ex branca di Al-Qaeda in Siria.
Nel Fronte nazionale progressista figuravano anche i due partiti comunisti: il Partito Comunista Siriano (Unificato) e il Partito Comunista Siriano.
"Tutte le fazioni militari e gli organismi rivoluzionari politici e civili vengono sciolti e integrati nelle istituzioni statali", ha spiegato il portavoce di lunga data di HTS, Abdel Ghani, citato dall’agenzia di stampa SANA, da un giorno all’altro passata al servizio dei terroristi.
Ghani ha anche annunciato "la formazione di un nuovo apparato di sicurezza che preservi la sicurezza dei cittadini" e la "ricostruzione dell'esercito siriano".
Inoltre, a Sharaa è stato anche affidato il compito di formare “un consiglio legislativo temporaneo… finché non verrà decisa una costituzione permanente per il Paese”.
Dopo la presa del potere in Siria, HTS ha istituito un'autorità di transizione, la quale sta conducendo una campagna di raid e violenze contro la comunità alawita e altri gruppi minoritari. Le uccisioni extragiudiziali e i rapimenti sono diventati la norma in diverse regioni.
Sharaa e i suoi accoliti dovrebbero consegnare il potere a un nuovo governo a marzo, ma non è chiaro come avverrà la transizione. Inoltre, in un'intervista con Al Arabiya il mese scorso, il neopresidente ad interim aveva messo le mani avanti, sostenendo l’organizzazione delle elezioni potrebbe richiedere fino a quattro anni e riscrivere la costituzione del paese potrebbe richiederne tre.
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