di Antonio Di Siena
Succede in Australia, nella periferia Nord-Ovest di Melbourne, dove una giovane madre, Zoe Lee di 28 anni, si è vista piombare quattro agenti di polizia in casa con un mandato d’arresto. È stata prelevata e arrestata davanti agli occhi increduli di suo marito e di suo figlio piccolo. Ammanettata e portata in carcere nonostante lo stato di gravidanza e un’ecografia da effettuare dopo poche ore.
Il reato? Istigazione a delinquere.
Il tutto per aver pubblicato un post su Facebook col quale invitava i suoi concittadini a partecipare a un corteo anti-lockdown.
Arresti per un post sui social network sia erano già verificati in Israele (quella volta per pseudo insulti al primo ministro). Adesso un’altra nazione “dell’Occidente civile” indica inequivocabilmente che abbiamo abbondantemente superato il livello di guardia.
Spingendoci ben oltre la società del controllo di massa. Fino a ritrovarci nel ben mezzo di un progetto di psicopolizia.
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