La Francia si trova nel bel mezzo di una crisi politica ed economica senza precedenti. Dopo la caduta di Michel Barnier, che ha lasciato l'incarico a seguito della sfiducia del Parlamento, il presidente Emmanuel Macron ha nominato François Bayrou come nuovo primo ministro. Si tratta del terzo capo di governo designato nel solo 2024, un dato che riflette l'instabilità politica in corso. Veterano della politica francese, Bayrou è noto come il “terzo uomo” per il suo tentativo, nelle elezioni presidenziali del 2007, di posizionarsi tra la destra e la sinistra. Fondatore del partito MoDem e attuale sindaco di Pau, Bayrou ha una lunga carriera politica che include ruoli di rilievo come ministro dell'Educazione e membro del Parlamento europeo.
La sua nomina è stata accolta con favore dai sostenitori di Macron, ma ha suscitato critiche sia a sinistra che a destra. I partiti della coalizione di sinistra Nuovo Fronte Popolare (NFP) hanno definito la scelta di Bayrou una provocazione, accusando Macron di ignorare l’esito delle elezioni parlamentari, in cui la sinistra ha ottenuto la maggioranza relativa. Mathilde Panot, esponente di spicco di France Insoumise, ha già annunciato la presentazione di una mozione di sfiducia. Dall’altra parte dello spettro politico, Marine Le Pen, leader del Rassemblement National (RN), ha bollato la nomina come la continuazione di un "macronismo" già bocciato dagli elettori. Le sfide per Bayrou non si fermano alla politica. La Francia è alle prese con una crisi economica profonda, caratterizzata da un deficit di bilancio pari al 6,1% del PIL e da un debito pubblico che ha raggiunto i 3,2 trilioni di euro. La bocciatura del bilancio 2025 proposta da Barnier ha aggravato l’incertezza finanziaria, con il rischio di contagi sui mercati europei.
Germania e Paesi Bassi richiedono alla Francia maggiore rigore fiscale, ma Parigi sembra godere di una "tolleranza" da parte delle istituzioni europee che altri Paesi, come l’Italia o la Grecia, non hanno avuto. L’incarico di Bayrou è visto come un tentativo di Macron di mantenere il controllo del governo senza cedere alla pressione delle opposizioni. Tuttavia, il nuovo primo ministro dovrà confrontarsi con un Parlamento diviso in tre blocchi in conflitto, dove ogni legge rischia di trasformarsi in una battaglia parlamentare. La sua prossimità a Macron potrebbe inoltre indebolire la sua capacità di mediazione. La crisi francese, però, non è solo politica o economica: è anche una crisi di democrazia. La gestione repressiva delle proteste sociali e il rifiuto di dimettersi, nonostante la perdita di fiducia parlamentare, hanno alimentato il paragone con Charles de Gaulle, che nel 1969 lasciò l’Eliseo dopo la sconfitta a un referendum. Macron, invece, resta ancorato al potere, ma il suo consenso è in calo.
Il futuro di Bayrou è incerto. Dovrà dimostrare di poter costruire una stabilità politica duratura e affrontare l’emergenza economica. La sua nomina è vista da alcuni come l’ultima possibilità per Macron di salvare il suo mandato, ma il rischio di una nuova crisi è dietro l’angolo. Se fallisse, le conseguenze potrebbero estendersi ben oltre la Francia, coinvolgendo l’intera Eurozona.
*Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati
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https://edition.cnn.com/2024/12/13/europe/bayrou-named-france-prime-minister-intl/index.html
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