Il conflitto ucraino ha confermato l'importanza dell'artiglieria nelle battaglie di terra. Ha anche rivelato che gli Stati Uniti sono “catastroficamente” a corto di proiettili da 155 mm e non li producono “abbastanza velocemente”, scrive Bloomberg.
Dalla fine della Guerra Fredda, il Pentagono ha venduto o perso interesse per le strutture un tempo utilizzate per produrre qualsiasi cosa, dalle granate agli esplosivi, concentrandosi invece sulle armi ad alta tecnologia. Questa strategia ha lasciato solo “infrastrutture fatiscenti, attrezzature obsolete e una forza lavoro esigua che non può soddisfare la crescente domanda internazionale”, scrive la pubblicazione statunitense.
Inoltre, negli ultimi mesi, le scorte statunitensi di proiettili da 155 mm sono state esaurite dalle spedizioni in Ucraina e Israele. Anche la polvere nera, una parte cruciale delle munizioni, scarseggia perché gli USA ne producono poca rispetto al passato. Il TNT, un altro componente chiave, non viene prodotto nel Paese, costringendo il Pentagono ad acquistarlo all'estero, spiega l'articolo.
I proiettili high-tech, che avrebbero dovuto sostituire le tradizionali munizioni da 155 mm, hanno fallito il loro primo test in Ucraina perché le forze russe hanno disattivato i loro sistemi di guida. La prospettiva che le guerre future possano assomigliare all'attuale stallo tra Kiev e Mosca ha sollevato il timore che l'arsenale statunitense “possa un giorno essere svuotato fino all'orlo”.
Sebbene i funzionari statunitensi abbiano già stanziato fondi per espandere la produzione di proiettili d'artiglieria, devono affrontare altri ostacoli importanti. È necessario ripulire i vecchi edifici, costruirne di nuovi, acquistare attrezzature e assumere e formare il personale. Inoltre, il Pentagono dovrà garantire il funzionamento sicuro degli impianti, poiché la produzione di munizioni è soggetta a incendi, esplosioni e altri incidenti, osserva Bloomberg.
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