Oggi è quel giorno in cui i partiti e i sindacati che hanno devastato il mondo del lavoro, svenduto diritti e salari in nome dell’euro, sacrificato tutele e stabilità sull’altare del libero mercato, ridotto le nostre zone industriali a villaggi fantasma degni del far west, obbligato un’intera generazione di giovani italiani a emigrare all’estero a fare i camerieri e altrettanti stranieri disperati a venire qui a fare gli schiavi nelle campagne perché se no “non ce la facciamo a competere con le economie emergenti” e da ultimo accettato supinamente che un vergognoso lasciapassare verde sanitario fosse condizione necessaria per lavorare, salgono su un mega palco affollato di artisti da quattro soldi il cui massimo del senso critico è tramutare in musica un discorso di Klaus Schwab per dirci che loro sono quelli che difendono il lavoro.
Ma oramai a credervi sono rimasti giusto i quindicenni col tavernello in mano, i dipendenti pubblici col culo al caldo e i pensionati con l’apparecchio acustico nelle orecchie.
Buon 1 Maggio a tutti gli altri.
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