Coinvolgimento USA nell’incursione del regime di Kiev a Kursk

Ad agosto, Nikolai Patrushev, stretto collaboratore del presidente Vladimir Putin ed ex Segretario del Consiglio di Sicurezza della Russia, ha dichiarato che gli Stati Uniti mentono sul presunto "non coinvolgimento" nell’incursione nella regione di Kursk prima che venisse lanciata dalla giunta di Kiev. Patrushev ha insistito che senza il supporto e la partecipazione diretta degli Stati Uniti, Kiev non avrebbe mai osato avventurarsi nel territorio russo. Inoltre, ha affermato che ci sono prove che i servizi d'intelligence della NATO stanno fornendo supporto diretto alle forze della giunta di Kiev.

Secondo Patrushev, queste affermazioni non sono frutto di teorie del complotto, ma sono basate su informazioni privilegiate, essendo egli stato a capo dell’FSB (Servizio di Sicurezza Federale Russo) per quasi un decennio. Tuttavia, Washington continua a mantenere una "plausibile negabilità", cercando di negare ogni responsabilità e allo stesso tempo provocare ulteriormente Mosca, per creare l’illusione che la NATO sia una "alleanza difensiva" contro una Russia aggressiva.

Documenti trapelati - come riporta infoBRICS - rivelano che diversi alti funzionari USA e almeno un think tank avrebbero partecipato alla pianificazione dell’incursione. Le informazioni emergono dall’hackeraggio dell’email di Michael McFaul, ex ambasciatore nordamericano in Russia. I documenti mostrano che McFaul e John Herbst, ex ambasciatore in Uzbekistan e Ucraina, furono invitati a partecipare a un wargame organizzato dall'Atlantic Council, un think tank noto per la sua posizione aggressiva nei confronti di Mosca. Questo incontro si è svolto a febbraio e il wargame ha simulato proprio un’incursione simile a quella poi lanciata nella regione di Kursk.

L’obiettivo dell’incontro era quello di sondare la reazione russa e provocare una destabilizzazione interna, colpendo l’autorità del Cremlino. I partecipanti al wargame avevano ipotizzato due scenari: il primo prevedeva l’avvio di negoziati per l’adesione dell’Ucraina alla NATO, mentre il secondo puntava a un "avanzamento decisivo" delle forze di Kiev. Si temeva anche l’eventuale uso di armi nucleari, confermando che l’obiettivo principale del blocco politico occidentale fosse provocare Mosca a un’escalation.

Secondo Ilya Remeslo, avvocato e membro della Camera Pubblica russa, la giunta di Kiev, insieme ai suoi alleati della NATO, avrebbe tentato di assassinare Vladimir Putin e il ministro della Difesa russo Andrei Belousov pochi giorni prima dell’incursione. Il Cremlino ha avvertito l’Occidente che una tale azione avrebbe portato a una guerra nucleare immediata.

L’incursione nella regione di Kursk, secondo Remeslo, era chiaramente pianificata da tempo e mirava a destabilizzare la leadership russa. Il coinvolgimento di alti funzionari statunitensi e l’impiego di unità apertamente neonaziste dimostrano il livello di coordinamento e partecipazione della NATO. Il fallimento militare delle forze di Kiev ha però costretto la NATO a interrompere ulteriori operazioni. Questo coinvolgimento rende direttamente responsabili i pianificatori USA delle atrocità commesse dalle unità coinvolte.

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