di Francesco Erspamer
Il giorno prima delle primarie in Nevada cosa fanno i media americani, a cominciare dal prestigioso New York Times? Sbattono in prima pagina o fra le breaking news la notizia che secondo fonti che non rivelano, la Russia “avrebbe intenzione” di aiutare la campagna di Bernie Sanders. A sua insaputa ma non importa: primo, perché gli americani reagiscono ai titoli e raramente fanno la fatica di leggere l’articolo o prestare attenzione all’intero servizio; i 140 caratteri di Twitter sono la soglia massima di attenzione di buona parte di loro. Secondo, perché ciò che viene suggerito è che se Sanders piace a Putin è perché è antiamericano; il che in parte è vero se si consideri l’aggettivo “americano” un sinonimo di avido, rampante, qualunquista e individualista.
Davvero i media sono ormai il vero potere, parte integrante e indispensabile della più opprimente tirannia che il mondo abbia mai conosciuto, quella finanziaria, esercitata da una classe dirigente squallida e incapace di qualsiasi altra azione che non sia la moltiplicazione del denaro stesso. Come aveva previsto George Orwell, la fine della civiltà (e in prospettiva della nostra specie) è conseguenza dell’abbandono da parte della gente delle capacità critiche del pensiero e del linguaggio.
Smettetela dunque di biasimare l’Italia. Non si tratta di Italia ma di liberismo, importato dal mondo anglosassone (Reagan e Thatcher furono i suoi profeti). Ovunque questo virus si diffonda agisce allo stesso modo: uccide le altre culture, le economie regionali, le comunità, le loro tradizioni, religioni, istituzioni, approfittando di difese immunitarie indebolite dal consumismo globalista e dal mito liberal dell’omogeneizzazione – imagine there’s no countries and no religion too, diceva un altro loro oracolo.
La soluzione? Forse non c’è: sono troppo forti. Ma si può cominciare con il disprezzo sociale nei confronti dei giornalisti, e non in quanto pennivendoli al servizio dei padroni ma in quanto padroni. E con partiti che nei loro programmi elettorali e di governo pongano al primo posto una rigorosa regolamentazione della stampa e delle televisioni, senza ricorrere alla censura (che verrebbe usata contro chi protesta) ma a drastici tetti alla pubblicità (ormai mero strumento di corruzione) e un assoluto divieto di posedere o controllare più di una testata.
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