Si è conclusa a Madrid, in Spagna, la kermesse annuale del partito di estrema destra, Vox. Di solito, l’incontro internazionale si celebra a ottobre e s’intitola A Viva Vox, ma questa volta è stato trasformato in Europa Viva 24, per richiamare le prossime elezioni europee del 9 di giugno. Vi hanno partecipato tutti i rappresentanti dell’onda nera che ha ancora il vento in poppa a livello internazionale, e che promette di cavalcare lo scontento popolare distorcendone i contenuti: ossia, deviandoli dalla necessità di un cambiamento strutturale contro l’attuale modello di sviluppo in crisi sistemica, a una versione roboante e deformata della ricetta di sempre.
Le grida di Javier Milei in Argentina, di André Ventura in Portogallo, di Marine Le Pen in Francia o di Santiago Abascal in Spagna servono ad applicare le politiche neoliberiste più accese, e a potenziare il complesso militare-industriale, facendone pagare i costi a chi produce la ricchezza, senza poterne usufruire. Qua e là sorge, in Europa, qualche rigurgito della “destra sociale”, dovuto alla storia dei singoli paesi, o alla necessità di recuperare anche i settori popolari impoveriti per aumentare il consenso elettorale: così si è visto in Svezia, in Finlandia; oppure in Polonia, dove all’attacco contro i diritti delle donne ha fatto da contraltare anche una minima rivalutazione delle pensioni più basse. Un tentativo che, in Italia, è subito abortito per l’insorgere delle corporazioni rumorose, come si è visto con il pasticcio del “redditometro”.
Nell’alleanza di estrema destra, coloro che si sono già messi in fila per una posizione di maggiore potere in Europa, come in Italia o in Francia, cercano ora di prendere le distanze da quelli che cavalcano l’euroscetticismo con idee esplicitamente naziste, come l’AfD tedesca. Tutti, però, hanno bisogno di un coagulo locale intorno a un “nemico” facile da identificare – le donne, gli immigrati, i diversi -, e di un’ossessione condivisa a livello internazionale: quella del comunismo, rinnovata con l’odio per qualunque forma di riscatto dei settori popolari, indicata da Cuba ma anche, per questo secolo, dal Venezuela bolivariano.
E, infatti, la propaganda di Vox ha nel mirino soprattutto le elezioni presidenziali in Venezuela e il rappresentante del chavismo e dei suoi alleati, Nicolas Maduro. In questo, l’alleanza ultra-conservatrice trova sponde anche nei partiti di centro-sinistra, che hanno da tempo dismesso le aspirazioni al cambiamento delle classi popolari, spianando il cammino all’avanzata della destra e dell’estrema destra. A Madrid, nei quartieri di lusso che assomigliano a una piccola Miami, risiedono infatti molti ricercati eccellenti dalla giustizia venezuelana, che hanno trasferito in loco il loro patrimonio, sottratto al popolo venezuelano. E che dalla Spagna (ma anche dall’Italia), promuovono tutte le campagne mediatiche e destabilizzanti contro il proprio paese, e chiedono “sanzioni” ai loro padrini occidentali. Un attacco multicentrico, i cui fili sono tirati da Washington e che, dalla Spagna, si diramano a partire dalla Fondazione Dissenso, il think tank di Vox che si incarica di tessere e mantenere relazioni e alleanze internazionali del partito di Abascal.
Con particolare attenzione ai giovani, Dissenso ha organizzato all’incontro di Vox, dibattiti come “Voci di libertà contro la sinistra criminale”, animati da “esperti” e giornalisti debitamente “lubrificati” dai centri di potere che ne muovono i fili. Con i suoi estesi tentacoli, il think tank mira, infatti, a influenzare statistiche ed economie dei paesi socialisti, a posizionare una matrice d’opinione avversa, a capovolgere di segno i contenuti.
Dissenso fa parte della Rete Atlas. Una dettagliata indagine pubblicata dal portale The Intercept dopo le rivelazioni di Wikileaks, ma ancora attuale, mostra l'onnipresenza della Rete Atlas, ramificata in innumerevoli fondazioni e centri studi, che influenzano il pensiero economico e interferiscono nelle politiche dei governi nemici degli Stati Uniti: a cominciare con il socialismo bolivariano. In Venezuela, la Ong Cedice Libertad, che fa parte di Atlas, ha nel mirino soprattutto i giovani studenti di economia.
Si tratta di un centro di formazione e ricerca economico-finanziaria che riceve molti soldi dagli Stati Uniti, attraverso la Ned, e che partecipa attivamente a progetti di destabilizzazione del socialismo bolivariano. Il suo direttore firmò il decreto Carmona durante il golpe contro Chávez, del 2002, e Cedice continua ad accogliere e sostenere l’opposizione neoliberista e i suoi progetti “trumpisti” di economia “libertaria”: cioè l’individualismo senza restrizioni statali nella ricerca del profitto.
Attualmente Cedice promuove un’insidiosa indagine per chiedere ai cittadini di rispondere a 17 domande sul tema “Proprietà di tutti o Proprietà privata”. Aggiunge che “tutte le email che completano il sondaggio parteciperanno a una serie di estrazioni per vincere uno dei cinque premi: in quattro casi sarà un importo di 25 dollari, e in un altro un buono della stessa cifra da utilizzare nel Libreria Cedice.” Promette di lavorare per “una Venezuela libera e prospera”, formando “giovani, bambini, comunicatori sociali, leader, imprenditori, donne, comunità, sui temi della libertà, dell’economia e dei diritti, difendendo i principi del libero mercato e della libertà individuale.”
Ovviamente, si tratta della libertà del capitale. Questi centri di intossicazione hanno il colpito di costruire burattini dell’imperialismo, presentandoli come se fossero leader autentici prodotti dalle masse. È stato così per Milei in Argentina. Il pazzo con la motosega, invitato alla kermesse, si è preso il centro della scena, e ha provocato una crisi diplomatica con il governo spagnolo, insultandone gratuitamente il presidente, il socialista Pedro Sanchez, e ricevendo il sostegno di Vox.
Come ha dimostrato uno scoop dell’agenzia Venezuela News, è tramite la Fondazione Dissenso che sono arrivati i 2,3 milioni di dollari di finanziamento Usa per le “primarie” della ex deputata venezuelana, Maria Corina Machado, affiliata a Vox. E da Dissenso sono partite numerose campagne contro la sinistra latinoamericana, in particolare contro il Foro di San Paolo e il Gruppo di Puebla. Il 26 di ottobre del 2020, sotto gli auspici dell’allora presidente Usa, Donald Trump, Dissenso ha infatti fondato il Foro di Madrid, un’alleanza di partiti politici e di organizzazioni ispanoamericane e spagnole, il cui documento unificante è la Carta de Madrid. Una piattaforma sottoscritta da ex presidenti latinoamericani di estrema destra, da esponenti dell’opposizione golpista venezuelana, cubana, peruviana, colombiana…
A febbraio di quest’anno, per i 25 anni dall’assunzione d’incarico del comandante Hugo Chávez alla presidenza, il Foro di Madrid ha raccolto le firme di 220 parlamentari, e ha inviato una delirante lettera al magistrato della Corte Penale Internazionale, Karim Ahmad Khan, per chiedere di processare il presidente Maduro - nuovamente candidato del popolo alle prossime presidenziali del 28 luglio -, per crimini di lesa umanità.
La presenza del rappresentante israeliano del genocida Netanyahu alla kermesse di Vox, indica perfettamente l’assenza di credibilità e fondamento delle accuse al presidente bolivariano. Sempre a febbraio, il Foro di Madrid ha promosso una risoluzione di condanna del Palamento europeo per l’inabilitazione politica di Machado, accusata di delitti per i quali, in Europa, sarebbe stata condannata all’ergastolo. E ora cerca di promuovere l’immagine del candidato “di cartapesta” che è stato messo dall’estrema destra a competere contro Maduro, Edmundo González, un ex diplomatico dal passato oscuro, sospettato di aver favorito i massacri anticomunisti della Cia in Salvador.
In concomitanza con la kermesse di Vox, si è svolta anche l’Assemblea federale di Izquierda Unida, a cui ha partecipato una delegazione del Partito socialista unito del Venezuela, composta dai deputati Julio Chávez e Roy Daza, accompagnata dall’ambasciatrice del Venezuela in Spagna, Gladys Gutierrez, ex magistrata del Tribunal Supremo de Justicia (Tsj).
Davanti al Palazzo di Vistalegre, dove si è svolta la kermesse dell’estrema destra, centinaia di manifestanti con la kefia palestinese, che sventolavano bandiere di diversi paesi europei e latinoamericani hanno poi gridato: “Fuori i fascisti dalle nostre strade”. Una manifestazione organizzata dal collettivo Mi voz, mi decisión, per dire: “Milei basura, tú eres la dictadura” (Milei, spazzatura, su sei la dittatura), e anche “ni un derecho menos, ni un ajuste más” (uno slogan che allude alle riforme neoliberiste imposte ai settori popolari e alla vulnerazione dei diritti). Per contrastare le campagne diffamatorie della destra sulle reti sociali, molti di quei manifestanti stanno esprimendo il proprio sostegno a Nicolas Maduro con l’hashtag: #YoSigoAMaduro. Un invito che le forze popolari chiedono che si diffonda anche in Europa.
Sono stati innalzati anche cartelli con le facce dei leader del fascismo europeo: compresi Orban e Meloni, intervenuti in video-conferenza. Questa volta, in veste di prima ministra italiana, la leader di Fratelli d’Italia ha contenuto le urla antieuropeiste pronunciate all’incontro di Vox quando ancora non aveva incarichi di governo. Ora mira, infatti, a non rimanere fuori dalla scelta della presidenza europea e della formazione della prossima Commissione, e per questo potrebbe votare anche con i socialisti e senza gli ingombranti cugini: nella tradizione trasformista del fascismo in veste di governo.
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