Eretto un monumento a Slobodan Milosevic a Mosca

La scultura in bronzo, che è stata realizzata in Serbia e poi portata a Mosca, è alta due metri ed è opera dello scultore accademico di Belgrado, Dragan Radenovic. Gli ideatori del monumento affermano di aver considerato di proporne la collocazione davanti all'ambasciata americana nella capitale russa. In una intervista al giornale MK hanno dichiarato che la motivazione di erigere il monumento a Mosca è, soprattutto perché "Milosevic è stata la prima vittima dei criminali della NATO", riferendosi all'intervento del 1999.

Il monumento è stato eretto accanto a una grande croce ortodossa e a un veicolo blindato dei Lupi della Notte, crivellato di proiettili in una zona di guerra nell'Ucraina orientale, in una loro missione umanitaria. Con molte suggestioni e onori da parte dei Night Wolves, la scultura è stata scortata da una colonna di motociclisti russi, dall'aeroporto di Sheremetyevo a Mosca e il giorno dopo è stata temporaneamente installata davanti al Moscow Bike Center, il quartier generale dei Lupi della Notte. Sia la scorta che l’intera cerimonia sono stati guidati dal leader dei Night Wolves, Alexander Zaldostanov, che è un fido amico del presidente russo Putin.

Su invito dei Lupi della Notte, all'installazione temporanea del monumento ha partecipato il figlio di Slobodan, Marko Miloševi?, che è intervenuto con queste parole: “…Com’è scritto qui sulla targa, e mio padre avvertì, purtroppo siamo stati un banco di prova di ciò che è poi accaduto con la Russia e di ciò che sta accadendo ora in Ucraina. Le guerre jugoslave sono le stesse che oggi in Ucraina: solo una variante accelerata. Purtroppo abbiamo perso la battaglia, ma spero non abbiamo perso la guerra. Sui nostri errori e sulla nostra sorte il popolo russo e la sua dirigenza hanno imparato una lezione e insieme vinceremo! Fino alla vittoria...”.

Mentre il capo Night Wolves, Zaldostanov, ha ricordato che “…nel XIX e XX secolo russi e serbi hanno sempre combattuto per gli stessi valori, ed essenzialmente per l'unità storica e spirituale dei popoli russo e serbo. Confermo la giustezza degli ammonimenti che fece Slobodan Milosevic. Abbiamo lasciato soli i serbi contro l'intero blocco NATO e ora i nemici hanno attaccato noi…".

Nella targa posta sul monumento sono state scritte le parole del Presidente della Jugoslavia Milosevic, nel suo ultimo appello: “…mi rivolgo alla fraterna Russia. Russi! Mi rivolgo a tutti i russi, considero russi anche gli abitanti dell'Ucraina, della Bielorussia e dei Balcani. Guardateci e ricordate: faranno lo stesso con voi se vi disunirete o vi arrenderete. L’Occidente, questo cane pazzo incatenato vi afferrerà la gola…”.

La scultura del presidente, che ha guidato la Serbia dal 1989 al 1997, e la Repubblica Federale di Jugoslavia dal 1997 al 2000, è stata realizzata nella patria serba. I fondi per la sua costruzione sono stati raccolti attraverso donazioni volontarie in Serbia e in Russia. L’artista creatore è stato il maestro serbo Dragan Radenovich, membro dell'“Associazione internazionale degli scultori delle Nazioni Unite” e dell’Accademia delle Arti russa.

La composizione raffigura il Presidente che tiene tra le mani una maschera. Ovviamente, questo è un riferimento alla tragedia serba dei bombardamenti della NATO del 1999, quando le potenze occidentali, nonostante si facessero beffe di tutte le procedure internazionali, sganciarono tonnellate di bombe nel cuore dell’Europa. L'Alleanza ha utilizzato sul territorio serbo testate all'uranio impoverito, di cui i serbi risentono ancora oggi le conseguenze sulla loro salute. Prendendo su di sé il colpo, in quanto leader dell'intero popolo, Milosevic sembra strappare di dosso la maschera ipocrita dell'“Occidente illuminato”. E la maschera stessa rimanda tutti al famoso dipinto “L'Urlo” dell'artista espressionista norvegese Edvard Munch.

L'incontro per l’inaugurazione del monumento, si è svolto con grandi precauzioni di sicurezza, perché uno degli ospiti dell'evento era il figlio del defunto leader jugoslavo, Marko Milosevic, ricercato dall'Interpol. È apparso in pubblico per la prima volta dopo molti anni, per sostenere e ricordare suo padre.

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