Francesco Erspamer - Vittoria di Meloni? Successo di Schlein?

10 Giugno 2024 17:00 Francesco Erspamer


di Francesco Erspamer

Vittoria di Meloni? Successo di Schlein? Con rispettivamente il 29 e il 24 per cento dei voti di un corpo elettorale dimezzato dall’astensione? In sostanza si considerano le padrone d’Italia con il 14 e il 12 per cento dei consensi, fra tutte e due poco più di un quarto degli aventi diritto. Gli altri preferirebbero altro.
Purtroppo non lo otterranno mai se si limitano a non votare o a votare senza essersi impegnati nei mesi e anni precedenti. La politica non si fa nei seggi una volta ogni due o tre anni, informandosi pochissimo, riflettendo meno, limitandosi a guardare il proprio tg preferito o ad ascoltare qualche manipolatore quasi sempre multimilionario (voi però li chiamate «influencer» o «celebrity» senza neppure scandalizzarvi di cosa i due termini implichino: una resa incondizionata del pensiero). La politica si fa quotidianamente, iscrivendosi a un partito (e se non c’è quello che vi rappresenta, fondandolo), lavorando al suo interno, partecipando alle attività sindacali, vivendo civilmente e moralmente, lottando sui luoghi di lavoro e nelle proprie comunità e prima ancora rafforzandole, le proprie comunità, perché contrariamente a quanto vi dicono buona parte dei politici e tutti i giornalisti e gli intellettuali che chiacchierano in tv, come individui non contate niente.

Cosa significa comunità? Significa rinunciare a parecchie libertà personali, prima fra tutte la mitica mobilità liberista, in cambio di solidarietà; significa preferire le riforme, cioè i cambiamenti nel rispetto delle tradizioni e della propria cultura, alle mode e al nuovo fine a sé stesso, soprattutto se definibile solo con un anglicismo. Significa criticare e protestare ma anche apprezzare e difendere ciò che consideriamo un valore, pur imperfetto e migliorabile, in particolare il sistema statale e pubblico, senza considerare un diritto umano inalienabile avere una scuola come quella finlandese, stipendi come quelli danesi, una sanità come quella che avevamo e a cui avete rinunciato perché ai vincenti o aspiranti tali il privato all’americana piace di più e comunque non vogliono pagare tasse in proporzione al loro reddito (e non vengono impiccati se evadono su larga scala).

Di conseguenza questa è la mia interpretazione delle elezioni. Un terzo circa degli italiani è totalmente soddisfatto del neoliberismo e continuerà a giocare con la finta alternativa destra-sinistra e a infervorarsi per questioni fasulle quali quella dei migranti (che nessuno davvero ha intenzione di fermare, benché sarebbe facile) o dei pronomi personali maschili e femminili o dei transessuali, esattamente come da tempo avviene nel loro paese-guida, ossia gli Stati Uniti (o in alternativa nei più fedeli satelliti di Washington, i paesi del Nord Europa).

Un altro terzo si lamenta ma di fatto accetta passivamente il destino manifesto che gli viene proposto a reti unificate; vive di intrattenimento mediatico, mode e tendenze importate, sport, viaggi, in una parola di virtualità. E poiché la virtualità è la caratteristica primaria della società neoliberista, anche questi italiani non muoveranno un dito, per non dire il cervello, per opporsi al modello dominante. Neppure però si opporrebbero a un cambiamento virtuoso, se ritenuto vincente.

Resta un terzo, che è comunque un sacco di gente e che sarebbe pienamente sufficiente per salvare l’Italia e il pianeta. Ma deve uscire dalla sua rassegnazione e dal suo pessimismo; non perché non siano giustificati ma perché sono anch’essi espressione dell’individualismo dominante. Non è difficile: basta rinunciare all’edonismo come presunta condizione «naturale», basta uscire dalla biopolitica, che è la politica della vita come unico scopo dell’esistenza, dunque una politica della sopravvivenza individuale a qualsiasi costo. È la dialettica hegeliana del servo e del padrone, secondo la quale diventa padrone chi è disposto a rischiare la vita e diventa servo chi pur di conservarla si arrende ai soprusi; senza accorgersi, il servo, che ad arrendersi poi può perdere anche la vita, appena non serve più al padrone, e neppure che il padrone in realtà la vita non l’avrebbe mai davvero rischiata. Ancora più limpida la frase di Gesù: «Chi vuole salvare la propria vita la perderà»; e non solo in una prospettiva eterna, già qui sulla Terra, perché l’incapacità di sacrificarsi (etimologicamente: rendere sacro) conduce alla schiavitù, allo scoraggiamento, alla depressione, all’autodistruzione.

C’è tanto da fare, tanto da costruire, tanto da progettare e prima ancora tanto da pensare, collettivamente, attraverso la conversazione e la cooperazione. Perché non vi pare divertente, oltre che giusto? Personalmente preferisco di gran lunga fare questi discorsi in presenza che a distanza, in società piuttosto che su quello strumento di asocialità che sono i «social». Non c’è politica senza una polis, solo evasione, artificialità, solipsismo, consumismo.

Le più recenti da I mezzi e i fini

On Fire

"Questo sarebbe in definitiva il vero Colpo di Stato". Il più famoso articolo di Pasolini compie oggi 50 anni

Come ricorda il Prof. Paolo Desogus oggi il famoso articolo di Pier Paolo Pasolini "Cos'è questo golpe? Io so" compie 50 anni. "Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica...

Donna nuda iraniana al campus: la strumentalizzazione politica di un dramma personale?

Sulla vicenda della donna iraniana nuda nel campus, le cui immagini sono diventate virali, monta la strumentalizzazione politica.Al di là dei proclami “social”, cosa si sa realmente?...

Ex comandante della NATO prevede come finirà il conflitto in Ucraina

L'ex comandante della NATO James Stavridis ha previsto che il conflitto in Ucraina si concluderà con la conquista da parte della Russia di circa un quinto del territorio del Paese. Stavridis, ammiraglio...

Merci macchiate del sangue palestinese. Lettera aperta a Eurospin

Pubblichiamo questa lettera aperta che la giornalista e saggista Patrizia Cecconi ha inviato ai dirigenti di Eurospin nella quale spiega perché è semplicemente immorale vendere merci...

Copyright L'Antidiplomatico 2015 all rights reserved
L'AntiDiplomatico è una testata registrata in data 08/09/2015 presso il Tribunale civile di Roma al n° 162/2015 del registro di stampa