Francesco Sidoti - L’Occidente univoco e non plurale rinnega se stesso


di Paolo Sidoti* - Pluralia


Da Marlene Swazek a Viktor Orban, da Geert Wilders ad Andre Ventura, un eminente numero di oppositori della Nato si è riunito a Pontida, in Italia, il 6 ottobre. Secondo alcuni, è stata una scampagnata di estremisti antisistema, che meritano di essere trattati come appestati. Pure quando diventano il primo partito, sono comunque esclusi dal potere, come è accaduto al Rassemblement National e al Freiheitliche Partei Österreichs.

In realtà le opposizioni hanno più volte governato, ad esempio Jair Bolsonaro e Donald Trump. Il FPÖ ha governato fino al 2019 ed è stato sbattuto fuori soltanto dopo il sibillino scandalo di Ibiza. Viktor Orban è al governo in Ungheria e Matteo Salvini in Italia. Barnier in Francia sopravvive grazie a Marine Le Pen. Nessuno sa come finiranno le elezioni americane di novembre, ma di certo Trump non è isolato. Accanto a lui, nella rievocazione del poco misterioso attentato, c’era Elon Musk e, idealmente concatenati, i pezzi da novanta che (in particolare nel Pentagono) non hanno apprezzato la ritirata frettolosa dall’Afganistan. Comunque vada a novembre, Vance è proiettato nel futuro: con la sua moglie indiana e i suoi amici miliardari, rappresenterà un’altra America, post-trumpiana, che non potrà essere attaccata con quella esclusione ad hominem che è la carta vincente dell’antitrumpismo.

Finora, grazie alla doppia demonizzazione di Trump e di Putin, all’opposizione anti-Nato sono state imposte alternative senza scampo, tipo la mutazione genetica in Italia o l’epifania di una possibile metamorfosi del Deep State, come in Olanda con l’arrivo alla presidenza del consiglio di un ex capo dei servizi segreti, Dick Schoof (ha preso quel posto dando ragione a Geert Wilders e torto a Mark Rutte).

La demonizzazione non per sempre potrà usare etichette come sovranisti, populisti, nazionalisti, fascisti, nazisti, estrema destra, ultradestra. Non si riuscirà per sempre a stigmatizzare movimenti che hanno poco di nostalgico. Infatti, in loro c’è pacifismo e accettazione della democrazia; in molti hanno posizioni libertarie sul piano interno, ad esempio a proposito dei divieti Covid, e nella politica internazionale sono dalla parte di Israele. L’ultimo sondaggio dell’Ifop per Fondapol e la filiale francese dell’American Jewish Committee ha certificato che del crescente antisemitismo in Francia non è più ritenuto responsabile il Rassemblement National, ma La France Insoumise; il 92% dei francesi di fede ebraica addossa più responsabilità alla LFI che al RN; addirittura, soltanto il 10% degli ebrei francesi accusa gli estremisti di destra, rispetto al 33% della popolazione. Gli stessi discorsi validi per la Francia o per la Germania sono validi per il Regno Unito, dove Farage è in crescita spettacolare.

L’Occidente è ben più plurale di quanto a volte si dipinge

In maniere e modi diversi, ovunque in Europa c’è grosso modo un terzo dell’elettorato che guarda a destra. Poi c’è un altro terzo che guarda a sinistra. Infine, c’è un terzo che sostiene l’ordine costituito: ne trae grandi benefici. Poi, c’è una larga parte della popolazione che non va a votare, ma che potrebbe essere all’improvviso parzialmente mobilitata. Una seria crisi sociale c’è già, ma diventerà crisi di sistema se la contrazione economica continuerà ad aggravarsi. Trump o meno, il prolungarsi della guerra alla Russia costringerà ad un dispendio enorme. La discussa intervista alla Sächsische Zeitung di Carsten Breuer, il militare più alto in grado della Germania, faceva riferimento proprio a questa asimmetria ineludibile: per una lunga contesa con la Russia (e con la Cina) ci vorrebbe una profonda trasformazione delle economie europee in economie di guerra. Obiettivo che dovrebbe fare in conti con tantissimi sacrifici e le conseguenti ripercussioni interne.

Un paese come l’Italia dovrebbe raddoppiare di botto il suo budget militare, che ammonta attualmente all’1,4%. Ma come può farlo, se oggi ha difficoltà perfino con le prestazioni sanitarie? Come potrebbero farcela la Francia e la Germania già in forte affanno e con opposizioni politiche maggioritarie dentro i propri confini?

Infatti, fuori dalla propaganda, tira proprio un’altra aria. Non soltanto l’Ungheria, ma la Repubblica Ceca e la Slovacchia sono stati catalogati dall’Ucraina come “alleati” di Putin, a causa degli alti volumi del transito di gas e petrolio russo. Non sono gli unici “traditori” della causa. Secondo il Center for Research on Energy and Clean Air e il Center for the Study of Democracy, la Romania, la Spagna, l’Italia e perfino gli Stati Uniti hanno comprato tanto combustibile russo, per circa 2 miliardi, nella prima metà del 2024, con un espediente: è possibile comprare quel carburante russo, basta che sia elaborato in un altro paese, come la Turchia. Certo, si può sanzionare tutto, ma i prezzi esploderebbero – e poi chi lo va a dire ai consumatori?

In breve, le opposizioni non rappresentano un evento transitorio; piuttosto portano alla superficie faglie sismiche profonde. Ne parlano da tempo tanti battaglieri occidentalisti, come Ivan Krastev e Stephen Holmes nel loro acclamato The Light That Failed: Why the West Is Losing the Fight for Democracy. Questo dibattito è in corso anche fuori dall’Europa e dagli Stati Uniti, ad esempio nelle opere di Ivan Il’in e Lev Gumilev. La Russia è, tra i grandi, l’unico paese che non è stato mai colonizzato. Molti hanno cercato di colonizzare la Russia, dai polacchi agli svedesi, dai francesi ai tedeschi, ma hanno fallito. Ora ci dovrebbe provare la Nato, che non è l’Occidente collettivo e non è l’intero Occidente, ma solamente la sua parte più militarista e oltranzista. È una parte minoritaria tra gli stessi occidentali.

L’Occidente è ben più plurale di quanto a volte si dipinge: nell’Occidente c’è il Papa, ci sono crescenti opposizioni, c’è tanta gente pacifica – chi crede che la guerra basterà per mettere tutti in riga potrebbe involontariamente causare l’inizio della fine.


* Francesco Sidoti ha studiato con Norberto Bobbio e con Alain Touraine, ed è stato Guest Scholar alla Brookings Institution. E’ professore emerito di sociologia e criminologia nell’Università dell’Aquila.

Pubblichiamo su gentile concessione dell'autore. Fonte originale: https://pluralia.forumverona.com/a/loccidente-univoco-e-non-plurale-rinnega-se-stesso/

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