Generale Mini a l'AD: "La NATO è ormai un'alleanza di guerra"

18 Aprile 2025 14:54 La Redazione de l'AntiDiplomatico

Pubblichiamo la trascrizione completa dell'intervista al generale Fabio Mini del 4 aprile uscita in anteprima esclusiva per i nostri abbonati

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Il 18 aprile esce il suo libro sulla NATO. Come giudica l'atteggiamento di Trump nei confronti dell'Alleanza?

Questo è un periodo di crisi, anche per la NATO, e potrebbe anche peggiorare. Guardando l'organizzazione e le sue recenti decisioni, vorrei sottolineare che, finché ci sono stati Stoltenberg e Biden, la NATO era completamente schierata contro la Russia e si dichiarava pronta alla guerra. Nel mio libro "La NATO in guerra" (ed. Dedalo, NdR) ho cercato di analizzare come mai la NATO si sia degradata rispetto all'idea iniziale di Alleanza Atlantica. L'organizzazione è diventata un'istituzione prettamente bellica, orientata verso un nemico specifico, non ipotetico. Durante l'ultima sessione del vertice di Madrid nel 2022, la NATO ha riconosciuto la Russia e il terrorismo come nemici attuali e imminenti. Questo era l'atteggiamento quando Rutte è intervenuto, e Trump non aveva ancora preso il controllo degli Stati Uniti.

Dopo che Trump ha iniziato a negoziare con Putin, Rutte è rimasto tranquillo e non ha alimentato le tensioni in modo pubblico e plateale. Secondo me, sta facendo un lavoro simile a quello di Stoltenberg, ma in modo più discreto. Questo dimostra che la NATO è ancora dietro queste iniziative, sostenute da paesi come la Francia e la Gran Bretagna, che ora vogliono unire le forze. Alcuni sognano un esercito europeo, ma si rendono conto che attualmente non esiste un'Europa in grado di avere un proprio esercito. Se la prendono con il fatto che si spendono molti soldi per riarmare i paesi, sostenendo che questo creerà un esercito efficiente contro la Russia. Secondo me, questo è un discorso sbagliato. 27 eserciti non fanno un esercito europeo, e 32 ancora meno. Penso che la NATO debba essere riformata dal punto di vista istituzionale: bisogna rivedere il trattato e alcuni punti, ma non distruggere tutto. La NATO non è solo il Trattato del Nord Atlantico, è anche un'organizzazione importante: dal punto di vista militare, escludendo la parte politica, la NATO è senza pari. Non c'è un'altra organizzazione internazionale con la stessa capacità di condurre operazioni e trovare risorse. La struttura della NATO è forte e ben organizzata, con centri per le comunicazioni, strutture satellitari, e controllo dei cieli e dei mari. Queste strutture dipendono per il 90% dalle risorse americane, non solo dai soldi, come dice Trump, ma dalle strutture messe a disposizione dagli Stati Uniti. Se gli Stati Uniti si staccassero completamente dalla NATO, questo determinerebbe un crollo totale. Gli Stati Uniti non avrebbero più un'organizzazione con cui dialogare o a cui dare ordini per il teatro europeo. Vedo che Gran Bretagna, Germania, e soprattutto Francia vogliono creare una "coalizione dei volenterosi", che in realtà nasconde il desiderio di formare una NATO europea. Se gli americani non ci stanno, loro vogliono fare un'altra cosa. Ricordo bene il periodo in cui la NATO, che era transatlantica, si contrapponeva al Patto di Varsavia, che era prettamente continentale ed europeo.

Secondo me, ciò che Gran Bretagna, Francia, Germania e altri vogliono creare è un nuovo Patto di Varsavia contro la Russia. Questa volta non per conto della Russia, ma come inizio di una guerra aperta e senza limiti tra l'Unione Europea e la Russia. Quando parliamo di "senza limiti", intendiamo il fatto che tutte le leggi e gli accordi per la limitazione delle armi, soprattutto nucleari, non esistono più. Gli Stati Uniti si sono ritirati dagli accordi START e da quelli sui missili intercontinentali e di teatro. Se l'Unione Europea crea una “coalizione di volenterosi" per affrontare la Russia, deve replicare ciò che la NATO ha, ma senza il supporto degli Stati Uniti per infrastrutture e comandi. Questo potrebbe danneggiare Trump e gli Stati Uniti, poiché non lasceranno la NATO. Il ponte transatlantico è fondamentale per loro, almeno per mantenere il comando strategico europeo.

Lei quindi non crede nella possibilità che gli Stati Uniti abbandoneranno la NATO?

No. Gli Stati Uniti potrebbero però limitare il loro intervento militare nella NATO, mantenendone il controllo politico e decisionale. Con Trump, gli Stati Uniti potrebbero perdere l'appeal che avevano con altri presidenti. L'Unione Europea spera che Trump duri solo pochi anni e che poi si possa tornare a un ordine transatlantico diverso e di avere un ruolo in Ucraina, non solo per la ricostruzione, ma anche per l'intervento diretto.

Se, come sostiene, l'ipotesi di un riarmo rapido è sostanzialmente poco realistica, lei pensa che questo piano di riarmo, più che contro la Russia sia finalizzato ad imporre ai popoli europei un'economia di guerra?

Ringrazio per avermi ricordato una cosa che ho detto molto tempo fa e che nella situazione attuale risulta ancora valida. Il conflitto, sebbene prolungato, è di carattere convenzionale. La Russia non ha intenzione di usare armi nucleari, quindi il conflitto rimane sul piano convenzionale.

Le prospettive sono una proiezione di ciò che facciamo nel presente. Se prepariamo la guerra contro la Russia, il futuro sarà la guerra contro la Russia: per evitare ciò, dovrebbe intervenire un evento straordinario o un miracolo. Se prepari la guerra, a differenza di ciò che qualcuno diceva nel passato, vuoi la guerra.

Attualmente, alcuni paesi della NATO e dell'Unione Europea stanno pianificando un intervento militare in Ucraina, al di fuori dell'alleanza, con i cosiddetti "volenterosi". Dicono di voler far vincere l'Ucraina, ma per farlo serve un piano di riarmo europeo entro il 2030, con ipotetici 800 miliardi di euro per costruire eserciti capaci di intervenire contro la Russia. Anche questa idea, che secondo me è una follia, è possibile. Ma quanto è probabile? Noi militari siamo abituati a ragionare in termini di probabilità, non di possibilità. Ciò che è probabile è che questo piano non sia principalmente per combattere contro la Russia, ma per fungere da deterrente. Tuttavia, questo deterrente non funzionerà. Si tratta soprattutto di riarmare le nazioni europee, il che significa avviare nuove industrie o potenziare quelle esistenti per produrre armi, spostando la produzione da esigenze economiche e sociali a quelle militari. Gli 800 miliardi previsti fino al 2030 serviranno esclusivamente a rinforzare gli eserciti dei 27 paesi coinvolti. Conoscendo un po' il funzionamento degli eserciti, ci chiediamo se questi fondi, soprattutto quelli destinati alla Germania, serviranno solo per gli eserciti o anche per le industrie. Probabilmente serviranno per molte altre cose.

Se all'Italia fossero assegnati, per esempio, 100 miliardi di questi 800 per potenziare l'esercito e inviarlo in Ucraina, dobbiamo considerare cosa comporta. Prima di tutto, 100 miliardi dovranno essere spesi per richiamare le persone alle armi. Tutti parlano delle armi, ma non degli uomini che devono combattere. Questi fondi serviranno a rimettere in piedi il sistema di mobilitazione, che ha un costo sociale enorme. Storicamente, il risultato di ogni mobilitazione è o la guerra o la rivoluzione interna. I miliardi saranno destinati principalmente ai sistemi d'arma, con gli aerei che saranno i più costosi e dovranno essere acquistati dagli americani, così come i carri armati, i missili e tutti i sistemi di artiglieria. Se vogliamo produrli da soli, ci vorranno almeno 10 anni, non 5.

È fondamentale che questi 800 miliardi siano disponibili nei prossimi 2 anni per sostenere lo sforzo bellico contro la Russia. Se non accade, il riarmo potrebbe risultare un disastro, forse solo un rafforzamento psicologico. Inoltre, questo riarmo potrebbe provocare la Russia, che non può permettersi una guerra convenzionale con l'Europa e potrebbe rispondere con armi nucleari tattiche.

Lei sostenne che lo scontro con la Russia sarà di natura convenzionale. Con questi 800 miliardi di euro, in quanto tempo l'U.E. sarà pronta alla guerra? Lei crede che verranno inviati uomini in Ucraina?

Ho scritto di questo nel mio vecchio libro, che rimane attuale. La guerra è contro l'Europa e i paesi europei. Anche il riarmo è contro l'Europa. Passare da un'economia libera a una bellica non funziona. Ho accennato alla mobilitazione, non tanto alla coscrizione, ma alla creazione di riserve. Bisognerebbe mobilitare tutti gli idonei fisicamente dai 18 ai 64 anni, pronti per l'azione: di questo ho scritto sul Fatto Quotidiano.

L'Ucraina non è riuscita a trasformare la sua guerra contro la Russia in una guerra popolare. Non è riuscita a mobilitare la popolazione. I primi volontari, quelli che venivano mostrati, erano tutti politicizzati ed estremisti, come evidenziato in uno studio che ho citato in un articolo sul Fatto Quotidiano. Questo studio è stato presentato da due economisti, uno olandese e uno finlandese.

In Ucraina, l'attuale esercito è ancora composto principalmente da questi volontari politicizzati e ideologizzati, non dalla popolazione generale. In Europa, se ci azzardassimo a proporre una nuova mobilitazione per la guerra o per la difesa, non reggeremmo socialmente. Non possiamo permettercelo dal punto di vista sociale. Le risorse destinate al riarmo e alla guerra non vengono dal nulla. Se così fosse, significherebbe che non esistono realmente. Molti economisti già discutono di questo problema: dove troveremo 800 miliardi? Possiamo emettere 200 miliardi in buoni del tesoro europeo, ma sono tutti debiti. Non ci sono risorse reali, né sociali, né umane, né di consenso per un'operazione del genere.

Ritengo che questa operazione sia una forma di profitto immediato a breve e medio termine, destinata a convogliare risorse verso industrie che mirano non a vincere contro la Russia, ma a minimizzare le perdite dell'Ucraina. Questo permetterà di ottenere una seconda "abbuffata" di soldi e risorse durante la ricostruzione dell'Ucraina. È un trucco di burocrati e tecnocrati che se ne fregano dei risvolti umani e sociali delle loro decisioni.

Ora faccio un breve riferimento al presidente del comitato militare della NATO. Attualmente è un ammiraglio italiano, mentre prima era un ammiraglio olandese di nome Bauer. Alla fine del 2024, Bauer ha partecipato ad un forum incontrando diversi imprenditori. L'ammiraglio Bauer ha parlato della necessità di far vincere l'Ucraina contro la Russia ed ha detto, in modo quasi brutale, che per i prossimi 10 anni conviene investire in armi, perché è un buon affare. Ha aggiunto che, sebbene sembri brutto dirlo, dietro a queste cose ci sono i morti, ma dal punto di vista dell'investimento, è profittevole. Due mesi dopo, la Von der Leyen ha detto la stessa cosa, proponendo di mettere insieme un tesoretto di 800 miliardi per fare un buon investimento così da ottenere buoni profitti.

Cosa dovrebbe fare l'Italia, evidentemente dilaniata nella scelta tra il padre americano e la madre europea?

L'Italia è orfana. Non ha un "padre" americano, nonostante io ami il popolo americano, abbia vissuto negli Stati Uniti e sia ingrassato di trenta chili mangiando il loro cibo. Gli Stati Uniti non sono mai stati il padre di nessuno; non hanno mai pensato al futuro dei figli, ma solo a servitori. Non possiamo tornare a quella situazione. Dovendo consigliare qualcuno, eviterei di metterci in ginocchio sulla questione dei dazi. Trump sta cercando di umiliare i suoi interlocutori, anche se dice di andare d'accordo con Putin. Vuole umiliare anche Starmer, a cui ha dato i dazi del 10% solo per questo motivo.

L'Italia deve riorganizzarsi per sfruttare le sue risorse. Il mondo non è più bipolare o unipolare, ma multilaterale. Dobbiamo guardare oltre gli Stati Uniti e considerare il resto del mondo, che rappresenta l'80% del mercato globale. Non possiamo dipendere solo da un cliente ricco, ma dobbiamo esplorare altre vie.

Parliamo di "schiena dritta", ma attenzione: una schiena dritta può essere anche piegata a 90°. Dobbiamo negoziare tecnicamente, contestando ciò che non è giusto. L'Italia ha molte carte da giocare, come quella della NATO, dove abbiamo un ammiraglio che può fare molto se supportato da un governo con idee chiare.

Dobbiamo aprire il mercato ad altre realtà, lasciando da parte ideologie e progetti di sfruttamento. Possiamo influire in Africa e Medio Oriente, sganciandoci dalle pulsioni ideologiche americane. Quando ci siamo imbarcati nella guerra in Ucraina, lo abbiamo fatto con il regime di Biden, più orientato all'energia bellica di Trump. Dobbiamo fare gli interessi nazionali, non solo seguire gli Stati Uniti.

I dazi non riguardano solo le nazioni, ma anche le industrie. A livello politico non possiamo abbassarci al livello di mercanteggiamento. L'Italia deve iniziare a farsi sentire anche in Europa. L'Unione Europea e la NATO hanno accolto paesi con velleità contro la Russia, ma noi, come si sente ripetere spesso, non siamo mai stati in guerra contro la Russia. Però stiamo partecipando a questa avventura per sostenere l'intervento armato, ma dobbiamo essere chiari su cosa vogliamo.

L'intervento armato che si discute è una transizione verso una tregua o una pace negoziata. In realtà, vogliono mettere forze europee in contatto diretto con la Russia, un trabocchetto in cui Zelensky ci ha spinto. Non possiamo permetterci di mettere la testa nella ghigliottina. Dobbiamo avere la schiena dritta e non cedere a ciò che ci viene imposto dagli Stati Uniti o dall'Inghilterra, che continua a perseguire il suo disegno imperiale, soprattutto nel nord Europa. Noi italiani, nel sud Europa, dobbiamo smettere di portare acqua al mulino di chi non ci vuole e ci odia.

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