"Generazione Antidiplomatica" - La rana è bollita: il declino silenzioso delle democrazie

Generazione AntiDiplomatica è lo spazio che l’AntiDiplomatico mette a disposizione di studenti e giovani lavoratori desiderosi di coltivare un pensiero critico che sappia andare oltre i dogmi che vengono imposti dalle classi dirigenti occidentali, colpendo soprattutto i giovani, privati della possibilità di immaginare un futuro differente da quello voluto da Washington e Bruxelles. Come costruirlo? Vogliamo sentire la vostra voce. In questo nuovo spazio vi chiediamo di far emergere attraverso i vostri contenuti la vostra visione del mondo, i vostri problemi, le vostre speranze, come vorreste che le cose funzionassero, quale società immaginate al posto dell’attuale, quali sono le vostre idee e le vostre riflessioni sulla storia politica internazionale e del nostro paese. Non vi chiediamo standard “elevati” o testi di particolare lunghezza: vi chiediamo solo di mettervi in gioco. L’AntiDiplomatico vi offre questa opportunità. Contribuite a questo spazio scrivendo quanto volete dei temi che vi stanno a cuore. Scriveteci a: generazioneantidiplomatica@gmail.com

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Articolo di Maria Rubino, insegnante di Bari

In questi anni, è stato ripreso spesso il principio della rana bollita di Chomsky, come metafora dei cambiamenti sociali. Sommersi da informazioni che non siamo in grado di decodificare, appiattiti dalla propaganda, ci muoviamo come zombie, ci adattiamo a qualsiasi situazione, fino a considerarle la normalità.

Credo che la rana sia ormai bollita. Dopo il periodo covid, dopo l'inizio della guerra in Ucraina e, soprattutto, dopo il massacro a Gaza.

Quella rana, per me, rappresenta le democrazie liberali occidentali, che hanno intrapreso un cammino irreversibile verso il disfacimento.

Sia chiaro: ogni sistema ha le sue debolezze. Il sistema democratico, per quanto sia il preferibile, aveva in nuce il tarlo che avrebbe potuto roderlo dall'interno. Molti studiosi si sono interrogati sulla questione, studiando il modello ateniese e quello romano.

La sovranità appartiene al popolo, ma nelle democrazie rappresentative, viene esercitata tramite rappresentanti eletti. Cosa accade se questi rappresentanti ignorano la volontà del popolo? Se la maggior parte della popolazione non vota? Se i partiti di maggioranza si mostrano allineati su questioni importanti, non offrendo reali alternative all'elettore?

La crisi delle democrazie ha inizio già con la globalizzazione. Inevitabilmente questa spinta ne ha fatto scricchiolare le fondamenta. Ora, però, si presenta con tutte le sue contraddizioni.

I nostalgici sono disperati e impreparati di fronte alla caduta della maschera.

Coloro che seguivano da tempo questi processi cercano incessantemente di interpretarli e si chiedono: cosa accadrà ora?
I più sono indifferenti, apatici.

Ormai la lezione è stata appresa.

Ci hanno dato il voto, ma lo hanno svuotato di valore. Ci hanno dato i social per dissentire, ma ci hanno privato dei reali strumenti per esprimere il dissenso. Soprattutto ci hanno divisi. Ci sentiamo impotenti, soli, indifesi, così nessuno fa nulla. Ci hanno dato la propaganda e ci hanno tolto l'informazione. Ancor più, ci hanno privato degli strumenti logici e culturali per comprendere la realtà complessa in cui viviamo.

Noi ci muoviamo tra intelligenza artificiale e stupidità umana, vittime e un po' anche carnefici, mentre la bisettrice tra chi ha davvero potere e chi non lo avrà mai si allarga sempre più.

Io resto ai bordi. Preparo i pop corn per il prossimo show.

Gramsci scriveva: "Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri."

Sarà il caos, eppure, citando Jocker, "il bello del caos è che è equo" .

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