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Articolo di Carlo di Martino, Studente di Giurisprudenza della Federico II di Napoli
Nella mia riflessione sulle fake news vorrei partire da una domanda che costituisce un elemento di problematizzazione e di allargamento del campo di analisi dal puro e semplice mondo dell’informazione.
La domanda è: “Che cos’è una Fake news?”
Sulla definizione di Fake news la letteratura scientifica non è ancora pacifica e concorde e, personalmente, vorrei seguire il campo di analisi che vede nelle fake news un fenomeno che non può essere assimilato – se non in misura irrilevante- ad un fenomeno antico come il mondo che è quello delle notizie false.
Tutte le epoche storiche hanno avuto le proprie notizie false: per esempio, riguardo al Medioevo, si è creduto e, forse si crede ancora, che esistesse lo Ius Primae Noctis o che nell’anno Mille il mondo sarebbe finito.
Le Fake news però sono qualcosa di diverso rispetto al passato perché in esse convivono: UN FORMANTE TECNOLOGICO (Internet ed i social media) e UN FORMANTE CULTURALE del tutto innovativi.
L’esistenza delle fake news è un fenomeno QUANTITIVAMENTE (oggi le informazioni circolano alla velocità della luce e possono raggiungere velocemente ogni angolo del pianeta) e un fenomeno QUALITATIVAMENTE diverso rispetto al passato.
Le fake news, quindi, presuppongono la rivoluzione del web che ha cambiato completamente il modo di fare informazione ma presuppongono altresì fattori di carattere POLITICO-ECONOMICO E CULTURALE (che per ragioni di tempo non starò qui a descrivere) che sono alla base dell’epoca che i sociologi definiscono della POST-VERITA’
È la POST-VERITA’ la base del successo delle fake news, è grazie alla POST-VERITA’ che alcune fake news possono assurgere a realtà.
Ma cosa intendiamo quando parliamo di POST-VERITA’?
Parliamo del fenomeno (che nell’Occidente a capitalismo avanzato ha ormai assunto dei tratti totalizzanti) in virtù del quale il RELATIVISMO ETICO, IL NICHILISMO E LA FINE DELLA GRANDI NARRAZIONI, hanno degradato la distinzione tra VERO E FALSO a questione di secondaria importanza.
Friedrich Nietzsche diceva: “NON ESISTONO FATTI MA SOLO INTERPRETAZIONI”.
Se allora sono queste le premesse vengono meno le regole basiche del gioco che ci collegano alla realtà e ci permettono di dialogare.
Su questa base di impoverimento culturale e morale allora si può arrivare a dire, citando il romanzo 1984 di George Orwell, che:
“LA GUERRA È PACE!
LA LIBERTA’ È SCHIAVITU’!
L’IGNORANZA È FORZA!”
È su queste premesse che il Parlamento Europeo ha riscritto la storia approvando il 19 Settembre 2019 una risoluzione che equipara sul piano storico NAZISMO E COMUNISMO.
Questa è una vera e propria fake news e non una semplice notizia falsa perché mira a riscrivere la storia e a creare una nuova verità.
Quale quindi l’elemento teleologico delle fake news?
Alterare massivamente il dibattito pubblico e orientarlo verso determinati fini politici.
A mio avviso questa equiparazione del NAZISMO con il COMUNISMO costituisce, tra le tante, la premessa storica e ideologica della RUSSOFOBIA.
È su questa base antistorica e irrazionale che l’Occidente ha costruito il suo sistema di sanzioni contro la Russia e il suo sostegno ottuso e incondizionato alla NATO e all’UCRAINA.
Seguendo questo ordine di ragionamento le affermazioni “La terra è piatta” o “2+2 = 5” non possono essere definite propriamente delle fake news. Basta infatti avvalersi dei più semplici criteri scientifici per poterle sconfessare rapidamente.
Quando, invece, in Occidente, la stampa mainstream dice: “LA NATO È UN ORGANIZZAZIONE DIFENSIVA” in questo caso ci troviamo di fronte ad una vera e propria fake news più complicata da smascherare.
Perché questa affermazione si porta dietro tutto un complesso economico, politico, di informazione e veritativo che, sebbene produca disastri un po' ovunque nel mondo, nell’Occidente funge da elemento di tenuta dell’intero sistema, è una sorta di pietra angolare che mantiene tutto l’edificio in piedi.
Ecco perché combattere contro tutto questo è altra cosa rispetto che combattere contro la semplice notizia falsa secondo cui la terra è piatta.
Nell’epoca dei social le notizie vengono diffuse come dei flash che puntano sull’emozione più che sulla riflessione, il lettore legge distrattamente le notizie mentre passa da una instan-story ad un’altra.
La riflessione e l’approfondimento sono in crisi, ecco perché certe notizie false riscuotono tanto successo.
È grazie al sistema di cui ho parlato fino ad ora che nel 2001 il segretario di Stato americano Colin Powel ha ricevuto la copertura sufficiente per poter affermare sfacciatamente, nel seno del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che l’Iraq possedeva armi di distruzione di massa. In molti ricorderanno l’immagine del segretario di stato che agita una piccola fialetta bianca come prova di tutto questo. Una fake news che secondo alcune stime è costata circa 500 mila morti.
È questo sistema che permette la diffusione di tutte le notizie false sulla Russia, notizie che alimentano la russofobia, il sistema delle sanzioni illegali e allontanano qualsiasi tentativo di soluzione diplomatica e negoziale.
L’elenco è infinito ma hanno tutte il comune denominatore di descrivere la RUSSIA come una minaccia per l’Europa e per il mondo.
“LA RUSSIA INVADERA’ L’EUROPA” è questa l’immagine che il sistema dell’informazione tenta di alimentare.
Basterebbe aprire un libro di storia per scoprire che in più di mille anni di storia la Russia non ha mai costituito una minaccia per la sicurezza europea; semmai è avvenuto il contrario.
Basterebbe guardare gli indicatori demografici della Russia per capire che non ha bisogno di ulteriore spazio e che semmai ha il problema inverso: occupare l’enorme spazio di cui già dispone.
Purtroppo, queste operazioni veritative non avvengono perché in Occidente viviamo completamente immersi nella POST-VERITA’ e siamo dominati dalla volontà di NON SAPERE.
Viviamo in un mondo dove in nome della velocità si è smarrito l’approfondimento, la riflessione, la complessità: L’efficienza ha sostituito la verità.
Ho come l’impressione che l’Occidente sia un po' come il Dorian Gray del romanzo di Oscar Wilde che mette il proprio ritratto in soffitto perché non vuole fare i conti con sé stesso. Per questa ragione, evitando di guardarsi allo specchio, ha voluto sfidare la verità.
Perché, in fondo, è consapevole che se si guardasse allo specchio, rabbrividirebbe.
Che fare, allora, di fronte a tutto questo? quali soluzioni potremmo adottare?
Sicuramente internet ed i social media non possono essere lasciati a sé stessi come una sorta di far west. È indubbiamente necessario un intervento regolativo che non può che essere adottato dallo Stato, dal decisore politico.
Non si può lasciare che un complesso così importante di notizie, informazioni e di dati che influenzano profondamente la vita delle persone e degli Stati, venga gestito e regolato solo da società private animate unicamente dalla logica del profitto.
Ma c’è un lato oscuro, un rischio nella regolazione dei social media nella lotta contro le fake news.
La mia paura, da cittadino italiano, è che tali sistemi di controllo possano diventare dei veri e propri Ministeri della verità come quello descritto da George Orwell in 1984, dei veri e propri cavalli di Troia pieni di insidie.
Il rischio è che tali sistemi possano funzionare nella censura di informazioni antiscientifiche e false (la terrà è piatta o notizie simili) ma, invece, per difendere il sistema, possano censurare come fake news qualsiasi notizia critica nei confronti del sistema dominante in Occidente: quello della NATO e dell’Unione Europea.
Sono quindi dell’idea che la regolazione debba avvenire attraverso trattati internazionali che vedano coinvolti attivamente, in posizione di uguaglianza, tutti gli attori globali. E in questo senso, l’affermazione del nuovo mondo multipolare può veramente contribuire alla soluzione del problema.
È solo attraverso la discussione globale (nel rispetto della diversità e dell’uguaglianza) che si possono porre le basi per un meccanismo che sappia tutelare la complessità e la verità contro la prepotenza di chi, riscrivendo la storia, vuole imporci il pensiero unico.
In assenza di discussione e di dialogo, il rischio, è che dopo il pensiero unico si arrivi all’assenza di pensiero, al pensiero zero.
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