Giornalisti e Intelligenza artificiale. La London School of Economics aveva torto (anche questa volta)

13 Dicembre 2023 10:00 Francesco Santoianni


di Francesco Santoianni

Ancora una volta, smentite le previsioni della blasonatissima London School of Economics. E, così, anche in Europa, si licenziano i giornalisti sostituendoli con l’Intelligenza artificiale. “Giornalisti” per modo di dire in quanto a cercarsi le notizie oramai non c’è quasi più nessuno essendo, nelle redazioni, tutti impegnati a diffondere – adattandole al target culturale di specifici segmenti dei lettori o telespettatori – le chiacchiere e le fake news create e diffuse a livello planetario da un pugno di agenzie di stampa.

Le prime sei forniscono “notizie” al 90% dei media USA. E i risultati sono sconvolgenti, come evidenziato in questo sbalorditivo video di Massimo Mazzucco, dove innumerevoli telegiornali partono ripetendo a pappagallo una identica frase, evidentemente dettata dai Padroni della notizia. Così come è stato, anche, per i “bambini israeliani decapitati da Hamas”: una bufala, a caratteri cubitali, diffusa per giorni e giorni da tutti i media mainstream. Bufala che quasi tutti i media, per darsi una patina di rispettabilità, hanno poi smentito, sapendo benissimo che la smentita, a differenza dei titoli agghiaccianti, non fa colpo su nessuno.

Ma torniamo ai licenziamenti dei giornalisti che saranno sostituiti dall’intelligenza artificiale. I primi duecento (tra i quali quelli della redazione di Milano) a farne le spese sono stati quelli del Gruppo Springer, proprietario di “Upday”, una app internazionale di notizie basata su un algoritmo orientato dalla profilazione dell’utente al quale vengono poi, per tenerlo incollato alla pubblicità, somministrate “notizie” per lui accattivanti. Fino a ieri, queste venivano scritte da “giornalisti”, oggi lo si fa, risparmiando i costi, con software di Intelligenza artificiale come ChatGPT e simili. Unica nota positiva in questa storia, stimolati da quelli degli attori di Hollywood, i primi scioperi dei giornalisti che, magari, così si renderanno conto dell’abisso nel quale sono finiti.

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