Da Washington, l’amministrazione democratica uscente, guidata da Joe Biden sta valutando l’annuncio, da parte degli Stati Uniti, sull’ipotesi di un allentamento delle restrizioni alla Siria. In particolare, il provvedimento riguarda la fornitura di aiuti umanitari e di altri servizi di base, come l'elettricità. Restano , al momento, le feroci sanzioni economiche, ha riferito, ieri, l’agenzia Reuters.
Secondo l’agenzia britannica, "la decisione dell'amministrazione uscente di Biden invierà un segnale di buona volontà ai nuovi governanti islamisti della Siria e mira ad aprire la strada al miglioramento delle difficili condizioni di vita nel paese devastato dalla guerra, procedendo con cautela e mantenendo in vigore l'influenza degli Stati Uniti".
La nuova leadership siriana, capeggiata dalle milizie islamiste di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), ha già chiesto la revoca delle sanzioni statunitensi che hanno dato un contributo rilevante nell’indebolimento del paese levatino e, soprattutto, nella caduta del governo guidato da Bashar al Assad.
Pur vantando un sostegno di lunga data a HTS e al suo leader Ahmed al-Sharaa (noto anche come Abu Mohammad al-Julani), ex vice dell'assassinato leader dell'ISIS Abu Bakr al-Baghdadi, al momento, Washington si rifiuta di revocare le sanzioni.
Il Wall Street Journal aveva già annunciato, da parte dell'amministrazione Biden, l’approvazione delle restrizioni a Damasco lo scorso fine settimana, precisando che la mossa autorizza il Dipartimento del Tesoro a concedere esenzioni per aiutare gruppi e aziende che forniscono beni essenziali come acqua, elettricità e altri aiuti umanitari.
Negli scorsi anni, la Syrian Emergency Task Force (SETF), gruppo di opposizione siriano finanziato dagli Stati Uniti, e altri attivisti siriani hanno esercitato forti pressioni affinché gli Stati Uniti imponessero le sanzioni, sostenendo che avrebbero danneggiato solo Assad e altri alti funzionari siriani, non i civili siriani.
Nel 2020, l'esperto sulle questioni siriane, Joshua Landis mise in guardia in merito alla "inutile crudeltà delle nuove sanzioni di Trump alla Siria", ricordando che negli anni '90, simili "sanzioni statunitensi hanno ucciso centinaia di migliaia di iracheni".
La devastazione economica provocata dalle sanzioni spinse migliaia di siriani a fuggire dal Paese dopo il 2020, nonostante la fine della guerra.
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