di Paolo Arigotti
Gli Stati Uniti d’America, pur “tallonati” (economicamente parlando) dalla Cina, sono ancora oggi la maggiore potenza politica, economica e militare del pianeta. Nonostante una supremazia militare mai messa veramente in discussione, perlomeno dalla fine della guerra fredda, un segnale preoccupante sembra arrivare dai dati sui reclutamenti – su base esclusivamente volontaria – delle forze armate. Gli ultimi numeri dimostrano che nel 2023 non si riuscirà, con ogni probabilità, a raggiungere i 65mila arruolamenti in programma, a causa del costante calo delle domande e delle idoneità[1]. E il dato non si presta a contestazioni di sorta, visto che a parlarne sono stati il Pentagono[2] e il segretario all’Esercito statunitense, Christine Wormuth[3], che nel corso di un’audizione al Congresso ha paventato scenari analoghi anche per il 2024[4].
Il trend negativo segue quello del 2022, quando le défaillance nelle adesioni avevano visto un -15mila rispetto alle attese. Non a caso, nel 2023 l’Amministrazione guidata da Joe Biden ha deciso di tagliare di 12mila unità gli organici dell’Esercito[5], e non certo perché non ci fosse bisogno di nuove leve. Lo stesso sta avvenendo per la Guardia nazionale, in pratica i corpi armati di stanza nei singoli stati, composti principalmente da volontari e riservisti, assoldati tra i cittadini comuni[6]. Persino le forze della US Space force, la branca che si occupa delle operazioni spaziali (compresi sistemi di lancio e satelliti) ha rischiato di avere dei problemi.
Se un problema del genere in un contesto come il nostro potrebbe apparire secondario, parlando della superpotenza planetaria che ha fatto delle forze armate e del budget militare una delle leve più importanti, il discorso è molto diverso. La spesa militare statunitense non solo è la più alta del mondo, valendo 778 miliardi di dollari e 3,7 punti di PIL, ma è pari a quasi il 40 per cento della spesa globale, staccando di quasi 500 miliardi quella della seconda nazione, la Cina, e superando di circa 12 volte quella della Federazione russa[7]; per la cronaca, l’Italia occupa l’undicesimo posto al mondo, con 28,9 miliardi di dollari.
Partendo dal presupposto che, come è stato giustamente osservato, “non c’è impero senza chi lo difende. Senza una popolazione sufficientemente motivata a battersi, anche la potenza meglio armata del mondo è nuda”[8] è lecito interrogarsi sulle ragioni di questo trend. Se persino Jake Sullivan, attuale consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Biden, ammetteva qualche anno fa che gli americani non avessero più molta voglia di abbracciare le armi per difendere l’egemonia degli States, evidentemente qualche problema c’è.
Per i vertici militari a stelle e strisce le ragioni sarebbero molteplici, che in parte si collegano a una crisi più generale che sta interessando la politica e la società d’oltreoceano. Partiamo dalla “materia prima”. Meno di un quarto dei giovani americani in età abile – tra i 17 e i 24 anni – soddisferebbe i requisiti per l’accesso. Molti dei candidati non hanno superato l’esame di ammissione, consistente in un quiz di cultura generale (ispirato al modello SAT, in uso presso le Università, che misura il possesso di capacità in critical reading, writing and mathematics)[9], un problema acutizzato dalla crisi dell’educazione nella fase pandemica, ma anche dal minor accesso alle risorse educative da parte dei ceti meno abbienti.
In seconda battuta, ci sono coloro che non vengono dichiarati fisicamente idonei all’arruolamento, a causa del sovrappeso[10], problema che affligge circa il 22 per cento degli americani tra i 12 e i 19 anni, con percentuali in crescita con l’aumento dell’età. I due fenomeni – mancanza del requisito culturale e inidoneità fisica - spesso vanno di pari passo, non foss’altro perché minori disponibilità economiche significano spesso meno denaro per l’istruzione, ma anche per l’alimentazione, per cui si opta per il cosiddetto cibo spazzatura, meno costoso e meno salutare. E diversi di questi fenomeni interessano particolarmente gli stati del sud, tradizionale bacino per le nuove leve[11].
Inoltre, se in passato la carriera militare è stata un tentativo di riscatto sociale per coloro che provenivano dai ceti più bassi, oggi le forze armate non sono più considerate un “ascensore sociale”: per dire una, l’accesso preferenziale a corsi di studio universitari o master per gli ex militari si è notevolmente ridotto negli ultimi anni.
A tutto questo va aggiunto che solo una minima parte (meno del 10 per cento) dei potenziali candidati sarebbe realmente intenzionata a candidarsi, pure questo un dato molto significativo, assieme al calo vistoso nella fiducia nelle forze armate da parte del popolo americano, precipitato nel giro di pochi anni, stando a una recente rilevazione, dal 70 al 48 per cento, complice il disastroso ritiro dall’Afghanistan (2021)[12]. Gli stessi sondaggi certificano l’aumento della percezione della politicizzazione delle forze armate, nonostante le rassicurazioni dell’attuale Amministrazione di volerne salvaguardare la terzietà rispetto a grandi battagli politiche e culturali, come la cosiddetta cancel culture, la questione dei diritti delle minoranze etniche e della comunità LGBTQ+. Un ulteriore problema deriva dalla mancanza di sostegno economico e finanziario ai centri per il reclutamento locale, spesso isolati e abbandonati a loro stessi[13].
A questi fattori, ce ne sono altri che contribuiscono a rendere sempre meno appetibile la divisa per i giovani americani. Il fatto stesso che le forze armate siano oramai composte esclusivamente da volontari avrebbe contribuito a un allontanamento tra società civile e ranghi militari: oggi poco più di un giovane su dieci ha un genitore che ha indossato la divisa, e pare che gli stessi veterani non siano inclini a consigliare la carriera militare a familiari o amici[14]. E poi c’è l’aspetto ideologico, per nulla secondario[15]. Per essere disposti a mettere a rischio la propria vita è necessaria una forte motivazione e senso di appartenenza e dei valori, come quello della difesa della patria, ma oggi per i giovani americani – venuta meno la logica dei blocchi contrapposti, che molti di loro non hanno conosciuto per ragioni anagrafiche – molte di queste leve motivazionali sono scemate. La stessa idea che un domani possa esistere una nazione più potente della propria (senza fare nomi, la Cina) non rappresenta una ragione per arruolarsi, mentre incidono molto di più la paura di perdere la vita o gli affetti, e/o di subire gravi menomazioni di tipo fisico o emotivo. Volendo azzardare un paragone storico, si tratta di un qualcosa lontanamente assimilabile a quanto avvenne agli antichi romani[16], i quali – stanchi di combattere – preferirono dedicarsi ad altro, demandando molti dei compiti di difesa e presidio militare ai cosiddetti barbari, da un certo momento storico sempre più spesso utilizzati come mercenari dall’esercito imperiale.
Scrive Limes che “l’attuale crisi potrebbe essere temporanea, dovuta alla depressione di aver perso guerre prive di senso in Iraq e Afghanistan. Il quadro certo cambierebbe se il territorio nordamericano venisse attaccato. Cambierebbe anche se venissero uccisi soldati statunitensi, scenario quasi certo in caso di invasione cinese di Taiwan”[17], ma sarebbe difficile formulare al momento previsioni più certe. Il ripristino della leva obbligatoria rientra tra le proposte che sono state avanzate, secondo progetti circolati anche in Italia[18], per ridurre il distacco tra forze armate e società civile, ma per ora non si è andati al di là delle intenzioni. Coloro che sarebbero favorevoli al ritorno della “naia” enumerano una serie di vantaggi, come lo screening sanitario dei giovani (visitati più di frequente) o il favorire la circolazione di idee politiche e sociali differenti, un po’ come avveniva nell’impero asburgico, dove gli eserciti assolvevano anche una funzione di integrazione tra le diverse etnie.
Nel frattempo, nel corso del 2022, tentando di mettere un freno all’emorragia di idoneità, l’esercito USA ha organizzato corsi di preparazione, che hanno consentito a molti dei frequentanti di superare lo scoglio dell’ammissione; lo stesso ha fatto la US Navy, che assieme all’aeronautica ha cercato di favorire le adesioni innalzando i bonus economici. A peggiorare il quadro, giungono i report degli addetti alla selezione, che hanno riscontrato nei candidati svariati problemi di salute fisica o mentale, prospettiva non esaltante visto il ruolo chiamato a ricoprire dagli appartenenti alle forze militari a stelle e strisce. Nonostante le rassicurazioni della segretaria Wormuth circa l’inesistenza di qualunque intenzione di abbassare gli standard per aumentare i numeri, ultimamente ci sarebbe una stata maggiore tolleranza dei selezionatori riguardo a “criticità” come l’uso della cannabis (e qui le battute si sprecherebbero) e su una serie di disturbi, ove asintomatici da un certo lasso di tempo (e qui possiamo solo sperare in bene!). Ad ogni modo, per cercare di elevare gli standard almeno nei quadri intermedi, oggi viene richiesto ai sottufficiali il possesso di una laurea e di buone capacità di scrittura.
Tra le iniziative più originali per favorire le domande, segnaliamo quella affidata a Joshua Kelly, un sottufficiale della Marina militare divenuto drag queen, volto del programma “Digital Ambassador” per incentivare i reclutamenti ricorrendo alle piattaforme digitali, secondo un progetto “concepito per esplorare l’ambiente digitale e raggiungere un’ampia gamma di potenziali candidati”[19]. Parlando degli aspetti strettamente economici, come ricorda Analisi Difesa[20] “…aziende come Amazon stanno offrendo pacchetti che includono un salario di almeno 15 dollari l’ora, tasse universitarie completamente finanziate, assistenza sanitaria e 20 settimane di congedo parentale completamente retribuito. Di contro, un nuovissimo soldato dell’Esercito, supponendo che lui o lei lavori una settimana di 40 ore […] guadagna circa 11 dollari l’ora”: fate voi il conto!
Alla luce di tutto questo, probabilmente per dare nuova linfa agli arruolamenti sarebbe necessaria (sempre sperando che non si verifichi nulla di tutto ciò) la percezione di una nuova e potente minaccia esterna – pensiamo a Pearl Harbor 1941 o alle Torri Gemelle 2001 – ben lungi dal generico timore del “sorpasso” cinese, non avvertito come tale dalla società civile. Lo stesso Wall Street Journal[21] ha recentemente pubblicato i dati dello U.S. Military Strength 2023, un indice che misura la forza militare degli Stati Uniti: il risultato desta più di una preoccupazione, perché stando alla rilevazione di fronte allo scoppio contemporaneo di due grandi conflitti regionali, gli USA non sarebbero in grado gestirne efficacemente neanche uno solo dei due; evidentemente, nessuno si pone il problema di un conflitto globale, forse perché in questo ultimo caso non ci sarebbe neanche il tempo di preoccuparsi. La stessa rilevazione ha messo in evidenza ulteriori criticità, come la riduzione delle flotte della marina e dell’aeronautica e la perdita di risorse, tornando anche sull’emorragia negli organici.
In conclusione, prenderemo spunto da due citazioni. La prima è di Thomas Spoehr[22], Direttore del Center for National Defence di Heritage Foundation e generale di Corpo d’Armata statunitense, secondo il quale la crisi negli arrolamenti con configura “…un problema transitorio come una pandemia o di uno che si risolverà da solo. Dobbiamo agire. L’alternativa è un’America indebolita e vulnerabile in un momento in cui le minacce sono in aumento.” L’altra è dell’economista francese Jacques Attali[23] che scriveva che “Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all’infinito.” Solo il tempo ci dirà se tutto questo sia frutto di una crisi temporanea o il sintomo di un qualcosa di più importante. Ma non è un caso se abbiamo parlato di imperi che oggi non esistono più.
FONTI
it.insideover.com/difesa/perche-lesercito-americano-fatica-a-reclutare-nuovi-soldati.html
www.aljazeera.com/program/upfront/2023/3/3/what-is-behind-the-us-military-recruitment-crisis
www.nytimes.com/2022/07/14/us/us-military-recruiting-enlistment.html
lavocedinewyork.com/news/primo-piano/2022/07/22/lallarme-del-pentagono-sempre-meno-giovani-si-arruolano-nellesercito-usa/
www.militarytimes.com/news/your-military/2023/04/10/the-genesis-of-todays-recruiting-crisis/
defensecommunities.org/2023/02/wormuth-says-recruitment-lag-may-drag-into-2024/
www.analisidifesa.it/2022/04/problemi-di-reclutamento-per-le-forze-armate-usa/
www.ilpost.it/2021/01/14/cose-la-guardia-nazionale-degli-stati-uniti/
www.limesonline.com/rubrica/fiamme-americane-usa-crisi-reclutamento-esercito-guerra-russia-cina
www.washingtonpost.com/politics/2022/12/01/us-military-has-politics-problem/
www.fulbright.it/wp-content/uploads/2014/04/5.-SAT-Scholastic-Assessment-Test.pdf
www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S1499404621009532
iari.site/2023/04/26/il-problema-della-mancanza-di-militari/
www.usni.org/magazines/proceedings/2023/january/gen-z-will-fight-first-they-need-know-why
www.agenzianova.com/news/usa-i-repubblicani-contro-la-marina-per-il-ricorso-alle-drag-queen-nelle-campagne-di-reclutamento/
[1] it.insideover.com/difesa/perche-lesercito-americano-fatica-a-reclutare-nuovi-soldati.html; www.aljazeera.com/program/upfront/2023/3/3/what-is-behind-the-us-military-recruitment-crisis; www.nytimes.com/2022/07/14/us/us-military-recruiting-enlistment.html
[2] lavocedinewyork.com/news/primo-piano/2022/07/22/lallarme-del-pentagono-sempre-meno-giovani-si-arruolano-nellesercito-usa/
[3] www.military.com/daily-news/2023/05/02/we-are-going-fall-short-army-will-miss-its-recruiting-goal-year.html
[4] defensecommunities.org/2023/02/wormuth-says-recruitment-lag-may-drag-into-2024/
[5] www.analisidifesa.it/2022/04/problemi-di-reclutamento-per-le-forze-armate-usa/
[6] www.ilpost.it/2021/01/14/cose-la-guardia-nazionale-degli-stati-uniti/
[7] www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2022/03/31/spesa-militare-nel-mondo-dominano-gli-usa_3505abb8-048b-4dc4-b725-c62c38f301fb.html
[8] www.limesonline.com/rubrica/fiamme-americane-usa-crisi-reclutamento-esercito-guerra-russia-cina
[9] www.fulbright.it/wp-content/uploads/2014/04/5.-SAT-Scholastic-Assessment-Test.pdf
[10] www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S1499404621009532
[11] www.foxnews.com/us/study-finds-out-shape-recruits-cost-the-army-millions-as-branch-battles-recruiting-crisis
[12] www.washingtonpost.com/politics/2022/12/01/us-military-has-politics-problem/
[13] iari.site/2023/04/26/il-problema-della-mancanza-di-militari/
[14] www.military.com/daily-news/2022/07/14/military-families-less-likely-recommend-joining-survey-finds.html; www.militarytimes.com/news/your-military/2023/04/10/the-genesis-of-todays-recruiting-crisis/
[15] www.usni.org/magazines/proceedings/2023/january/gen-z-will-fight-first-they-need-know-why
[16] Mario Talamanca, Lineamenti Di Storia Del Diritto Romano, 1998
[17] www.limesonline.com/rubrica/fiamme-americane-usa-crisi-reclutamento-esercito-guerra-russia-cina
[18] www.lastampa.it/cuneo/2023/01/26/news/lidea_del_ritorno_alla_leva_militare_un_disegno_di_legge_sulla_mini-naja-12604486/
[19] www.agenzianova.com/news/usa-i-repubblicani-contro-la-marina-per-il-ricorso-alle-drag-queen-nelle-campagne-di-reclutamento/
[20] www.analisidifesa.it/2022/04/problemi-di-reclutamento-per-le-forze-armate-usa/
[21] www.wsj.com/articles/americas-growing-military-weakness-heritage-foundation-index-of-u-s-military-strength-navy-air-force-army-11666029967
[22] www.analisidifesa.it/2022/04/problemi-di-reclutamento-per-le-forze-armate-usa/
[23] www.frasicelebri.it/frasi-di/jacques-attali/
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