di Ludovica Morselli
Avevamo già riportato le difficoltà economiche che il Brasile stava affrontando. Debito in aumento, crescita economica debole, svalutazione della moneta. Tutto ancora persiste eppure le notizie sembrano intraprendere un cambio di direzione.
Il presidente della Banca Centrale del Brasile
Alexandre Tombini poche settimane fa parlava dell’economia brasiliana come
“forte” in un contesto globale dove pochi altri paesi possono dire lo stesso e dove le crisi valutarie diventano preoccupanti, a partire dall’Argentina. Tombini dunque rileva la ricetta economica del governo come positiva: aumento dei tassi di interesse, misure per la riduzione dell’inflazione, sostegno alla moneta hanno aiutato l’economia a stabilizzarsi dopo un 2013 a dir poco traballante. I capitali infatti di fronte a segni poco rassicuranti fuggivano dal Brasile per spostarsi verso investimenti più sicuri. Ma la ripresa c’è. A inizio Gennaio il primo ministro
Mantega annunciava un leggero aumento degli indici di produzione manifatturiera, da 49.7 a 50.5, uscendo da un periodo di contrazione e dirigendosi verso uno di espansione. L’acquisto di più di 300 miliardi di dollari da parte della Banca Centrale assicura
protezione al real dalle instabilità del mercato, e il contenimento della spesa pubblica è stato notevole tanto che a fine 2013 la presidente Rousseff dichiarava un aumento degli stipendi minimi del 6,78%.
E’ anno di elezioni ed è importante per la Rousseff concentrarsi sul welfare state per aiutare i numerosi brasiliani che da questo boom economico non hanno molto beneficiato. Non a caso infatti le sue dichiarazioni sui salari minimi le hanno garantito un grosso vantaggio nei sondaggi : concentrarsi su chi è rimasto indietro, elettoralmente paga sempre.
Il dato che più di tutti ha sorpreso è la
crescita dello 0,7% nel quarto quadrimestre in netta contraddizione con tutte le previsioni effettuate anche dagli stessi membri del governo: lo stesso primo ministro dichiarava la sua sorpresa. I brasiliani dunque nonostante l’inflazione, continuano a consumare sostenendo l’economia e le politiche monetarie fanno la loro parte.
Segnali davvero rassicuranti che hanno lasciato economisti di mezzo mondo stupefatti, anche se molti si dimostrano scettici sulla durata di questa crescita. Le previsioni di cui ci bombardano si sono dimostrateper l'ennessima volta assolutamente errate. Possiamo immaginare la soddisfazione della Rousseff: questi dati sono una vera e propria manna dal cielo per la sua campagna elettorale e se si dimostrassero duraturi potrebbe riuscire a far dimenticare i violenti scontri dell’estate scorsa che fecero emergere, davanti agli occhi di tutto il mondo, la presenza di un importante disagio sociale.