Il futuro di Fiat? In Brasile

di Ludovica Morselli

E’ da un bel po’ di tempo che Marchionne ha fatto le valigie e ha salutato l’Italia senza troppi indugi trasferendosi in America Latina.

Con la fusione del Gennaio scorso con Chrysler poi, abbiamo assistito al funerale dell’auto made in Italy. Ora che FCA (FIAT-Chrysler Automobile) è il settimo colosso mondiale nel mercato automobilistico, la strategia di mercato si concentra in Brasile. In occasione del Salone dell’automobile di Ginevra 2014, Marchionne si è sbottonato rivelando ai giornalisti le sue speranze in termini di produzione oltreoceano. La fine del 2013 ha registrato risultati disastrosi: FIAT ha perso molto terreno nel mercato latino a causa dei tagli ai sussidi da parte del governo, ai problemi della moneta e conseguentemente dell’inflazione; basta pensare che il guadagno per ogni auto venduta in Brasile è sceso sotto l’8% quando nel 2005 era del 17%. Ma è in programma l’apertura di un nuovo impianto in Brasile, a Pernambuco, che per il 2017 dovrebbe garantire grossi profitti. “Sono assolutamente convinto che per il 2017, ovvero il primo anno di piena produzione del nuovo impianto, torneremo a guadagnare a tassi di due cifra in Brasile”, così ha commentato Marchionne a Ginevra. Il nuovo impianto aprirà l’anno prossimo dove verrà prodotto il nuovo modello Renegade, una piccola jeep che meglio si addice al mercato brasiliano ma la cui produzione è stata avviata per prima in Italia.

Quindi perché questo mercato è così importante per FIAT? Innanzitutto, nel 2013 la FIAT ha registrato un record di vendite assoluto in Brasile: nel semestre Gennaio/ Giugno ha venduto quasi 400.000 automobili registrando una crescita del 5,1% rispetto all’anno precedente. Come abbiamo visto il secondo semestre è stato indubbiamente problematico, tuttavia questi dati testimoniano risultati importanti e non bisogna dimenticare che in Brasile la FIAT è leader indiscussa da 11 anni. Inoltre, bisogna considerare che il grosso dei profitti non deriva certo dall’Europa né tantomeno dalla produzione italiana dove, come tutti sappiamo, c’è un grosso problema di costi di produzione in un contesto di mercato saturo i quali agiscono da forte disincentivo (a Ottobre FIAT ha perso il 12% nel mercato italiano).

Ecco allora che FIAT si dimostra sempre più attenta a mercati non europei e non solo quello brasiliano ma anche quello cinese e quello americano. Rimane però il problema di come sostenere questi investimenti di fronte alla nuova fusione che ha creato alla FIAT una carenza di capitali e che non potrà essere arginata con il listing a Wall Street perché non arriverà prima di Ottobre 2014. E’ necessario dunque un grosso flusso di capitali la cui provenienza verrà rivelata a Maggio con la diffusione del nuovo piano industriale, intanto non si può fare a meno di pensare che sia l’economia brasiliana a trainare i nostri impianti grazie agli ottimi profitti che garantisce. Di fronte alla catastrofe italiana ed europea, il Brasile rappresenta una sicurezza per FIAT.

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