di Clara Statello per l'AntiDiplomatico
Terrorismo come arma di guerra. Non c’è altro termine per definire gli attacchi su larga scala compiuti martedì e mercoledì da Israele contro la popolazione libanese ed Hezbollah, se non quello di terrorismo di massa.
Si potrebbe obiettare che l’attacco non ha causato innumerevoli vittime, come l’attentato al Crocus o alle Torri Gemelle. Non è questo il punto. Il punto è incutere il terrore fra la popolazione, sgretolare qualsiasi sensazione di sicurezza, trasformando un normale oggetto di uso quotidiano in un’arma che può esplodere sotto l’impulso di un comando remoto. Un’arma che uccide, ferisce, acceca e mutila indiscriminatamente. Un’arma che può essere attivata mentre è nelle mani di un bambino.
Questo ha almeno tre conseguenze:
Piegare la popolazione libanese;
Rompere i sistemi di comunicazione delle forze combattenti;
Ottenere un temporaneo vantaggio militare, alla vigilia di un attacco (che non è escluso sia su vasta scala).
C’è anche una quarta conseguenza: mandare un avvertimento gli attori ostili ad Israele, non solo nella regione. Ieri è toccato al Libano, domani potrebbe accadere in qualsiasi altro posto.
La carica che fugge agli scanner
Martedì pomeriggio migliaia di cercapersone sono esplosi simultaneamente, dopo aver ricevuto uno squillo, a Beirut e in altre località del Libano. L’attacco ha causato 12 vittime, tra cui tre bambini, e oltre 2800 feriti. Fra questi l’ambasciatore iraniano Motjaba Amani. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (che ha sede in UK), alcune esplosioni sarebbero avvenute anche in Siria, causando 14 feriti.
La detonazione ha riguardato 3000 pager di un lotto di 5000, acquistato da Hezbollah da un fornitore taiwanese. Dopo gli attacchi condotti grazie alle individuazioni degli smart phone, la decisione di utilizzare dispositivi ritenuti maggiormente sicuri è stata presa dallo stesso Nasrallah, il capo delle milizie sciite in Libano.
I pager sono stati manomessi dai servizi israeliani, che sono riusciti ad intercettare il lotto. La sicurezza libanese ritiene che, durante il processo di produzione, sia stata introdotta una mini carica, dal peso massimo di venti grammi, all’interno dei circuiti integrati.
Come è possibile che dei dispositivi manomessi siano stati consegnati ai membri di Hezbollah?
Al Mayadeen riferisce che questi materiali esplosivi "non sono stati rilevati durante nessun esame effettuato con dispositivi convenzionali", per cui "non è stato possibile per gli strumenti di rilevamento disponibili e nemmeno per i paesi e gli aeroporti internazionali rilevare l'esplosivo piazzato materiale utilizzando tecniche che combinavano algoritmi specifici per questo processo”.
Si tratta di una tecnologia che sfugge i normali controlli. Anche quelli aeroportuali.
Il giorno seguente, mercoledì, un altro attacco su larga scala ha colpito indiscriminatamente una popolazione già sotto choc. Stavolta non sono esplosi i cercapersone, ma dispositivi dotati di batterie al litio, come walkie talkie, radio e persino pannelli solari. Su internet sono apparsi i filmati di motorini, auto e case in fiamme. Il bilancio è di oltre 20 morti e 450 feriti. Gallant ha annunciato una nuova fase del conflitto e Netanyahu il ritorno prossimo dei profughi del nord alle loro case.
La falsa società di Budapest
La mente dell’attacco, secondo i servizi libanesi, sarebbe l'intelligence militare israeliana (AMAN) e i servizi di intelligence straniera del Mossad, che avrebbero operato attraverso una rete di società di copertura.
Il capo della Gold Apollo, l’azienda produttrice dei pager, ha preso immediatamente le distanze, dichiarando che il lotto era stato appaltato ad una ditta ungherese, la BAC Consulting, con sede a Budapest.
Come indica il prof. Francesco Dall’Aglio, bastano semplici ricerche per verificare che si tratta di una società fittizia: dal registro nazionale delle imprese si apprende che è stata fondata nel 2022, ha un solo dipendente ed un capitale sociale compreso tra 2.500 e 7.600 euro.
Il New York Times conferma che i servizi israeliani si sono mossi attraverso una rete di società di copertura (in tutto tre), per mascherare la vera identità di chi creava i cercapersone, ovvero ufficiali dell'intelligence israeliana.
La BAC Consulting trattava anche con altri clienti, ai quali forniva dispositivi non modificati. Separatamente produceva i pager per Hezbollah, che contenevano batterie imbottite con l'esplosivo PETN.
E’ stata un’operazione di lungo periodo. Le spedizioni per il Libano sono iniziate nel 2022 e si sono intensificate in estate. Martedì Israele ha deciso che era arrivato il momento di attivarle.
La CNN rivela che il governo statunitense era stato avvisato tre volte martedì di una imminente operazione in Libano, senza entrare nel merito dei dettagli, incluso durante una telefonata avvenuta tra il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant ed il capo del Pentagono Lloyd Austin.
I timori per una guerra su vasta scala
Mentre il bilancio delle vittime degli attacchi israeliani continua ad aumentare, l’escalation in Libano sembra inevitabile ed ormai imminente.
Dall’attacco di ieri, Israele ha acquisito un vantaggio militare temporaneo sui suoi avversari. Ha indebolito i sistemi di comunicazione delle milizie, ha abbassato il morale dei combattenti (oltre ad averne feriti diverse centinaia), ha diffuso il terrore tra la popolazione, ha rivelato una grave vulnerabilità nella sicurezza di Hezbollah: questi sono i passi che precedono un’offensiva su larga scala.
Le dichiarazioni di Netanyahu e Gallant lasciano pochi dubbi sul fatto che il vantaggio verrà sfruttato per intensificare il fronte Nord.
Israele ha due opzioni: o lanciare un’operazione limitata, in occasione del 7 ottobre, oppure puntare su una grande guerra in Medio Oriente, per trasciare gli Stati Uniti nello scontro risolutivo contro l’Iran e Hezbollah.
Questo scenario è quello che probabilmente l’Asse della Resistenza sta cercando di evitare, riservandosi i tempi e le modalità con cui dare una risposta per l’assassinio del capo di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran.
Una nuova risorsa per il terrorismo
Spesso si afferma che la guerra in Ucraina ha cambiato radicalmente l’approccio alle operazioni militari. L’attacco condotto nei giorni scorsi potrebbe modificare profondamente non solo le strategie belliche, il lavoro dell’intelligence, ma anche i nostri stili di vita.
Israele ha mostrato al mondo che esiste una nuova tecnologia in grado trasformare degli oggetti comuni, utilizzati anche da bambini, in armi di distruzione indiscriminata, perché possono colpire chiunque sia nelle vicinanze, uccidendo, ferendo, accecando e mutilando. E’ una tecnologia invisibile, sfuggita agli scanner degli aeroporti, ai controlli di polizia e militari.
Ieri è stata utilizzata per ammazzare i libanesi, domani dei dispositivi manomessi potranno essere introdotti negli aerei o nelle stazioni, per esplodere simultaneamente. Non sarà difficile per gruppi terroristi ripetere attacchi simili, ormai il vaso di pandora è stato scoperchiato.
Lo stratagemma utilizzato dall’intelligence israeliana apre ad uno scenario buio: non è un avvertimento soltanto contro gli attori ostili ad Israele, ma una nuova minaccia per tutta l’umanità.
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