La Nato, il PD e l'"indipendente"

di Fabrizio Verde

Le recenti dichiarazioni di Marco Tarquinio, ex-direttore dell'Avvenire e candidato Pd alle elezioni europee, riguardo allo scioglimento della NATO, hanno suscitato un acceso dibattito politico. Le reazioni di Matteo Renzi, Carlo Calenda e altri esponenti del centrosinistra mostrano una profonda dissonanza rispetto a una storica posizione critica che merita di essere approfondita. L'attuale politica, infatti, sembra ignorare le radici profonde di questa critica, storicamente incarnata da settori della sinistra democristiana, a cui Tarquinio si riallaccia.

Questi settori della sinistra democristiana hanno sempre mantenuto una posizione critica verso la NATO, radicata in un pacifismo che rifletteva una visione del mondo contraria alle logiche di blocco della Guerra Fredda. Esponenti storici di questo movimento, come Giorgio La Pira, Aldo Moro ed Enrico Mattei, hanno spesso manifestato scetticismo nei confronti di un'alleanza militare che rischiava di compromettere la sovranità europea e di perpetuare tensioni internazionali. La critica non si limitava alla struttura dell'alleanza, ma si estendeva alla natura stessa delle relazioni internazionali dominate dall'equilibrio del terrore nucleare.

Le parole di Tarquinio si inseriscono in questa tradizione, richiamando l'attenzione sulla natura delle alleanze militari e il loro ruolo nel perpetuare conflitti invece di promuovere la pace. Tarquinio sostiene che se le alleanze, come la NATO, da difensive diventano offensive e non servono più la causa della pace, vanno sciolte. Questa visione, invita a una riflessione critica sulla funzione attuale della NATO e sulla sua compatibilità con gli obiettivi di pace e sicurezza globale.

Le reazioni di Renzi e Calenda, che difendono strenuamente l'atlantismo e la necessità della NATO, riflettono una visione più tradizionale e sostanzialmente acritica verso un certo atlantismo che imperversa nella politica estera italiana. Essi vedono nella NATO un baluardo indispensabile per la sicurezza europea e internazionale, soprattutto in un contesto di crescenti tensioni globali. Tuttavia, questa posizione ignora le critiche storiche e attuali che vedono nell'alleanza un potenziale fattore di escalation dei conflitti, come dimostrato dalla crisi ucraina e dalle continue eslation causate dalle politiche guerrafondaie del Patto Atlantico nei confronti della Russia.

Una citazione la merita anche il responsabile Esteri del Partito Democratico, Peppe Provenzano, che nell’affrettarsi a prendere le distanze da Tarquinio afferma: “Com’è noto, Marco Tarquinio è un candidato indipendente, le posizioni sulla politica estera e di sicurezza del Pd le esprime il Pd. E sono chiare e note. Le abbiamo ribadite nel programma per le Europee e, a chi vuole strumentalizzare, ricordo che la questione della Nato la sinistra italiana l’ha risolta con Berlinguer negli anni Settanta”. Insomma, la NATO non si tocca e non si discute. L’atlantismo per il PD è un vero e proprio dogma. Citando la più che discutibile posizione dell’ex segretario del Partito Comunista Enrico Berlinguer sulla NATO, Provenzano cerca di accreditare l’immagine di un PCI e di uno stesso Berlinguer aderenti allo stesso atlantismo acritico dell’attuale Partito Democratico. Un’immagine decisamente fuorviante, visto che come evidenziato da Guido Liguori sul Manifesto, il Segretario del Partito Comunista dopo la famosa intervista dove dice di sentirsi al sicuro sotto l’ombrello della NATO, in tv affermava: “Questo Patto Atlantico presentato come scudo di libertà ha tollerato per anni la Grecia fascista, il Portogallo fascista”.

L’idea di Tarquinio di costruire una nuova alleanza paritaria tra Europa e Stati Uniti suggerisce una visione alternativa delle relazioni transatlantiche, in cui l'Europa non sia semplicemente un junior partner degli Stati Uniti ma un attore autonomo e coeso. Questo richiamo alla parità e all'autonomia strategica europea trova eco nelle attuali discussioni sull'Unione Europea e la sua capacità di agire indipendentemente nel teatro internazionale. In una fase dove ormai l’UE è completamente assoggettata all’agenda di Washington a detrimento dei propri interessi e a scapito della qualità di vita delle popolazioni europee.

In un momento in cui le tensioni globali rischiano di sfociare in conflitti su larga scala, come evidenziato dalla guerra in Ucraina, la domanda sull'efficacia e la natura delle alleanze militari come la vetusta NATO, diventa ancora più rilevante.

L'attualità della posizione critica di Tarquinio risiede nel suo richiamo alla necessità di alleanze che realmente servano la causa della pace e non perpetuino dinamiche belliche. La NATO, creata in un contesto storico specifico di contrapposizione tra blocchi, deve essere ripensata e quindi sciolta in un mondo multipolare dove i paesi del sud del mondo chiedono risposte nuove e collaborative.

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