di Giuseppe Giannini
Confesso che, pur avendo una naturale avversione (consolidatasi nel tempo) verso il blocco liberale afferente al mondo PD, la Schlein mi sta simpatica. Tuttavia mi chiedo: in quale bolla è vissuta fino ad ora?
Da buona benestante (i genitori professori universitari, la sorella diplomatica) cerca di interpretare la complessità delle vicende reali da un piedistallo.
Guardandola si ha l'impressione di avere a che fare con il classico "volto nuovo" buono per tutte le stagioni, sponsorizzato dall' establishment.
Potrebbe essere la candidata tipo del partito democratico americano, portando a compimento quel processo di affrancamento del partito-apparato dal sociale iniziato con Veltroni, o magari dei laburisti israeliani se dessero segnali di vita.
Solo che nell'arretratezza culturale italiana l'essere donna o bisessuale non giova affatto all'emancipazione delle masse, tanto meno serve a riconoscere dei diritti, piuttosto conferma come di questi ultimi può goderne solo chi dispone di privilegi di casta (la condizione economica e sociale).
La sua ultima performance su Vogue, al pari di quelle precedenti di Salvini o Renzi, sono li a dimostrare come si è passati dal modello familistico dietro al leader (tutti ricordiamo le immagini di trenta anni fa sui rotocalchi con Berlusconi attorniato da figli, nipoti e cuccioli) alla personalizzazione estrema della politica.I leaderismo di oggi non afferisce più alle qualità intrinseche, ma trova fondamento nell'esteriorità di mediocri personaggi che si atteggiano e vengono trattati come star dai media generalisti.A loro interessa curare l'aspetto e le relazioni tenendosi a debita distanza dalle problematiche conflittuali della società (è la conferma di un certo astensionismo elettorale).
Le donne della politica italiana rappresentano l'altro volto del potere patriarcale, li dove conta solo arrivare, magari sfruttando più strade (la Di Girolamo) pur che si consolidi un certo modo di pensare/agire in nome della politica-spettacolo.
Cosi, tra una premier che cerca di darsi un tono, ma non riesce ad andare oltre i suoi "Ehm... diciamo...360°", ed una navigata imprenditrice (dell'odio) come la Santanchè, rappresentazione della plastificazione non solo letterale della politica, le cui recenti iniziative riguardanti lo sfruttamento dell'immagine della Venere di Botticelli, quasi fosse un cameriere di un Bilionaire qualunque, non rimane che la profonda desolazione.Una volgarità crescente riscontrabile tanto negli influencer/opinon makers quanto nei costumi degli italiani.
Lo specchio di una società malata, narcisistica ed autoreferenziale, dalla quale bisogna prendere le distanze, in maniera convinta, per non diventare oggetto di reificazione come loro.
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