"La Russia non è nostra nemica". Basta un manifesto pacifista a mandarli in tilt


di Agata Iacono

"La Russia non è nostra nemica". Una frase semplice e due mani che si stringono, con i colori della bandiera italiana e di quella russa: questi manifesti, da mesi, sono comparsi in molte città italiane.

È un gesto di solidarietà al popolo russo, da sempre amico del popolo italiano, che è stato ed è perseguitato e discriminato anche in Italia.

Cancellati concerti di artisti russi, atleti costretti a non gareggiare, persino la rappresentazione di pezzi di Cecov o la lettura di Dostoevskij sono diventate azioni carbonare da fare di nascosto.

La proiezione del film russo Il Testimone è stata ostacolata e censurata in moltissime città e a Roma è stata accompagnata da atti intimidatori. Ne parlammo a suo tempo qui: "Il Testimone". Il film russo che in Italia non deve essere visto

Dopo Modena, Verona, Pisa, Parma, Lamezia, anche a Roma sono in fase di affissione alcuni, pochi, cartelloni col messaggio di pace e amicizia.

L'iniziativa è stata di un gruppo di cittadini, non appartenenti ad un partito politico, attivisti per la pace, che si sono aggregati al solo scopo di fare stampare i manifesti e ottenere le autorizzazioni di prassi per farli affiggere, autotassandosi.

Ma questa volta non è stato un manipolo di ucraini a protestare e minacciare. Questa volta si è mossa nientepopodimeno che l'ambasciata ucraina, in un tweet ufficiale.

"Siamo profondamente preoccupati dall’arroganza della propaganda russa nella Città Eterna. Chiediamo al Comune di Roma di riesaminare la concessione dei permessi per tali manifesti che hanno un chiaro scopo di riabilitare l’immagine dello stato aggressore". Così scrive su X l'account ufficiale dell'ambasciata ucraina in Italia.




Non si sono neppure preoccupati di cercare di capire "chi ci fosse dietro".

Eppure, la raccolta delle donazioni per i manifesti si è svolta pubblicamente a Roma alla Città dell'Altra Economia e l'affissione viene pubblicizzata da varie associazioni apartitiche pacifiste che da sempre attivano iniziative contro la guerra e la discriminazione, senza aver avuto alcun contatto con istituzioni russe.

Non solo: questi piccoli spazi di confronto, molto moderati, ospitano iniziative pubbliche culturali e raccolte firme pro Palestina.

Quindi nessuna arrogante propaganda. Solo un gesto di solidarietà e distensione che riguarda cittadini italiani, romani, e che nessuna interferenza dovrebbe avere l'ardire, l'arroganza, di mettere in discussione.

Revocare le concessioni significherebbe, per il Comune della Città eterna, dimostrare inequivocabilmente che le minacce di uno Stato straniero, cui forniamo armi e soldi a discapito dei nostri interessi, sono più forti del diritto costituzionale italiano.

Qui di seguito lo stato di affissione dei cartelloni a Roma.

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