La "vittoria di Pirro" di Uniper, la potenziale rappresaglia russa e il mercato europeo del gas

di Giacomo Gabellini per l'AntiDiplomatico

Lo scorso 7 giugno, un tribunale arbitrale di Stoccolma ha accolto la richiesta di risarcimento per 13 miliardi di euro presentata dalla compagnia energetica tedesca Uniper contro Gazprom, in relazione agli ingenti danni economici prodotti dall’interruzione delle forniture disposta dal colosso russo in risposta alle sanzioni imposte dallo schieramento occidentale sulla scia del conflitto russo-ucraino. Il taglio delle forniture russe aveva costretto Uniper a reperire approvvigionamenti sostitutivi sul mercato spot, nella fase calda in cui i prezzi del gas avevano raggiunto livelli assolutamente stratosferici.

Salvata dalla bancarotta grazie all’intervento diretto del Ministero delle Finanze tedesco, a tutt’oggi titolare del 99% delle quote, Uniper si è quindi basata sul verdetto favorevole emesso dall’arbitrato svedese per rescindere i contratti di fornitura ancora in essere, che sotto il profilo strettamente legale vincolerebbero Gazprom a esportare gas in Germania quantomeno fino alla metà del prossimo decennio.

La risoluzione dei contratti segna il dissolvimento di un rischio di indubbio rilievo in vista del ritorno di Uniper in Borsa, previsto per il 2025. Michael Lewis, amministratore delegato della società, ha spiegato che «la nostra risoluzione dei contratti con Gazprom Export è l’ultima di una serie di decisioni coerenti degli ultimi tre anni. Durante questo periodo Uniper ha cancellato la sua quota nel finanziamento del gasdotto Nord Stream-2, la sua partecipazione nella filiale russa Unipro e ha lasciato scadere i suoi contratti di fornitura di carbone con la Russia. Da allora, Uniper ha lavorato duramente per diversificare la propria attività nel settore del gas e ora è ben posizionata con il suo portafoglio globale di GNL e forniture di gas tramite gasdotti da varie regioni». Ed ha aggiunto che «questa sentenza garantisce chiarezza giuridica ad Uniper. Con il diritto di risoluzione che abbiamo ricevuto nel lodo arbitrale, poniamo fine ai contratti con Gazprom Export. È stata confermata la posizione legale di Uniper anche in tema di danni. Eventuali importi andrebbero al governo federale tedesco. Dal punto di vista odierno non è ancora chiaro se si debbano prevedere importi significativi».

In realtà, il pronunciamento del tribunale arbitrale di Stoccolma rappresenta una vittoria squisitamente simbolica sia per Uniper che per la Germania, poiché – come riconosciuto dallo stesso Lewis e sottolineato da fonti legali raggiute da «Reuters» – è pressoché impossibile che Gazprom versi un solo centesimo dei 13 miliardi di euro di risarcimenti previsti dalla sentenza.

Gazprom Export, il ramo della società russa che si occupa delle esportazioni, ha infatti dalla sua il verdetto emesso a marzo da un tribunale di San Pietroburgo, il quale stabiliva che Uniper e una sua sussidiaria sarebbero state multate per una somma pari a 14,3 miliardi di euro qualora si fossero ostinate a procedere con l’arbitrato di Stoccolma.

Dal canto suo, il Ministero delle finanze tedesco, che supervisiona la quota del governo in Uniper senza condizionarne la gestione operativa, si è affrettato a negare qualsiasi coinvolgimento nel procedimento arbitrale. Una presa di posizione, quella di Berlino, dettata con ogni probabilità dall’esigenza di evitare di danneggiare irreparabilmente le trattative che il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck sta conducendo con le controparti di Mosca e Kiev per individuare una soluzione in grado di preservare le forniture di gas che, attraverso l’Ucraina, fluiscono a tutt’oggi verso l’Europa sud-orientale. Specialmente in seguito alle dichiarazioni rilasciate a marzo dai portavoce di Kiev, secondo cui il rinnovo dell’accordo di transito con la russa Gazprom, in scadenza alla fine del 2024, non rientrava nei piani del governo.

La rottura del vincolo storico che legava Uniper con Gazprom rischia per di più di provocare il dissesto del mercato europeo del gas, perché, specialmente alla luce del recente accordo raggiunto dai Paesi del G-7 in merito al riciclo di 60 dei 300 miliardi di dollari di riserve russe che erano state “congelate” nel marzo 2022 in funzione di sostegno dell’Ucraina, apre automaticamente il varco alla rappresaglia russa. Una ritorsione che contemplerebbe anzitutto il sequestro a titolo di compensazione di proprietà (compresi titoli finanziari) riconducibili agli Stati membri del G-7, ai sensi dell’apposito decreto firmato dal presidente russo Vladimir Putin lo scorso 23 maggio. Dal momento che, rileva «Reuters», la capacità della Russia di adottare misure punitive di entità proporzionale è stata deteriorata dalla riduzione degli investimenti esteri, Mosca avrebbe pianificato di rivalersi su beni di proprietà di singoli investitori privati.

La rappresaglia russa potrebbe inoltre contemplare l’interruzione anticipata dalle forniture che Mosca invia a tutt’oggi in Europa attraverso le condutture che solcano il territorio ucraino, con conseguente incremento del prezzo del gas su un mercato che già conta il calo dei flussi dalla Libia a causa di interventi di manutenzione sulle relative infrastrutture. La sola notizia relativa alla rescissione dei contratti tra Uniper e Gazprom ha alimentato un rialzo dei contratti future sulla piazza Ttf di Amsterdam di oltre il 2,7%. Attualmente il prezzo oscilla tra i 35 e i 36 euro per MWh (ai massimi da gennaio), sebbene Mosca non abbia ancora adottato alcuna contromisura.

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