Le istituzioni e i media braccia armate del colonialismo imperialista

di Giuseppe Giannini

C'è un tratto in comune che lega le attuali prese di posizione occidentali concernenti i conflitti in corso in Ucraina e Medio Oriente. Riguarda la continuità delle secolari politiche imperialiste con quelle coloniali, che di queste rappresentano un aspetto non trascurabile, poichè entrambe mirano al dominio su aree, più o meno estese, mettendo a rischio la sopravvivenza di popoli e territori.

Al fine di giustificare le mire predatorie i protagonisti e i loro complici utilizzano ogni strumento possibile, e fanno dell'indottrinamento l'arma più usata per asservire. Una tattica diventata prassi già all'indomani della narrazione parziale sul covid, che sta lì a dimostrare come la democrazia, quale libertà di manifestazione del pensiero e del dissenso, sia qualcosa di puramente formale. Quando ci sono interessi economici e/o militari preminenti bisogna sacrificare le regole scritte, con buona pace di chi ancora si ostina a credere nel rispetto del diritto.

Così l'orrore messo in pratica dal disegno criminale di Israele - la più lunga guerra della sua storia, con un numero di morti in proporzione superiore a quello degli altri recenti decennali conflitti (Siria, ex Jugoslavia), vista anche la asimmetria del conflitto - viene considerato necessario dagli alleati occidentali perchè " Israele ha il diritto di difendersi" ripetono sino allo sfinimento. A parte il fatto che, come ricorda l'ONU, la legittima difesa non vale per i territori occupati, non è che forse questi intendono che il regime sionista ha il diritto di attaccare? Perchè quello messo in atto dall'estrema destra razzista al governo in combutta con i settori più esaltati e fanatici dell'integralismo religioso ebreo è una guerra di distruzione su più campi. Il pretesto è stato l'attentato di Hamas. Attualmente sono sette i fronti di guerra aperti. Innanzitutto Gaza, dove continuano i bombardamenti nonostante più di 40 mila morti, e centinaia di migliaia di dispersi e sfollati. E inoltre la distruzione delle infrastrutture essenziali, degli ospedali, e delle scuole (scolasticidio). Annientare il sistema formativo, le università, gli archivi, mira a cancellare la civiltà di un popolo e con essa la memoria da tramandare. Un'operazione che ricorda quanto fatto dall'Isis, che abbattendo siti archeologici e monumenti, ha cercato di riscrivere la storia. Accanto alla striscia di Gaza ci sono i crimini dei coloni in Cisgiordania, e i missili in Libano e Siria. E gli interventi militari in Iran, Iraq e Yemen.

Tale estensione del conflitto non preoccupa Israele, sicura del sostegno degli USA, però tirando in ballo le alleanze dei Paesi coinvolti passivamente dall'esportazione della loro guerra potrà chiamare in causa non solo tutto il mondo arabo, ma ancora una volta la Russia, già accerchiata dalle basi Nato e che ha strette relazioni politico-diplomatiche con l'Iran e la Siria.

Le provocazioni di Israele e la propaganda di parte, che ha assunto una sfacciataggine al pari di quella verso l'Ucraina.

Eravamo, in un certo senso, abituati a sopportare il gioco occidentale che ad Israele permetteva di tutto: dall'illegalità degli insediamenti alle continue violazioni del diritto internazionale, e il mancato rispetto delle risoluzioni dell'Onu ( come gli USA). La Nakba del 1948 (prima guerra arabo - israeliana) ha rappresentato solo l'inizio delle violenze che si perpetrano all'infinito, dove gli abusi, gli arresti arbitrari e le uccisoni facili, i fermi amministrativi anche in mancanza di prove pure nei confronti dei minori, e le torture, rappresentano la triste realtà per chi vive sotto occupazione dal 1967 (guerra dei sei giorni) . Dopo l'attacco di Hamas la legittimità di ogni illegalità è diventata l'ulteriore prezzo da pagare per i palestinesi, già prostrati dal vivere sotto un regime di apartheid (confermato dalla legge che dal 2018 definisce Israele lo Stato-nazione del solo popolo ebraico). Discriminazioni evidenziate dalla Corte internazionale di giustizia poichè in Cisgiordania e a Gerusalemme i coloni attuano la segregazione razziale.

Oggi la tolleranza accordata ai crimini israeliani vede uniti i governi di diversi Paesi, che insieme agli inquietanti venditori di notizie, che ancora si spacciano per giornalisti, provoca per chi gli ascolta sgomento, rabbia, indignazione. Non passa giorno che, in qualsiasi trasmissione televisiva o giornale, ci si imbatta nelle alte cariche istituzionali che ci ricordano l'importanza della libertà di informazione e della democrazia. La loro concezione di democrazia, quella che mette in guardia dalle fake news provenienti dalla Russia (come se gli italiani si informassero attraverso i canali russi) ma finge di non sapere come la rete e i social siano gli stessi canali che, attraverso fact checkers e algoritmi poco intelligenti, censurano, bloccano o rendono difficile la condivisione di notizie scomode al potere "democratico". Quando sono loro a diffondere news fuorvianti allora va bene? Istituzioni che, a giorni alterni, scomodano la Costituzione e i Trattati internazionali mentre nel frattempo violano gli art. 10 e 11 della stessa, ed inviano armi. Evidentemente, considerano talmente ingenui i cittadini-utenti da potersi permettere di ribaltare la narrazione dei fatti. Ad esempio, quando parlano di Israele iniziano mettendo in mezzo l'Olocausto, arrivando al punto di dire che i palestinesi, invece che l'estremismo islamico, vogliono cancellare lo Stato di Israele. Cosi, quando militari superarmati, facenti parte di uno degli eserciti più potenti al mondo, rimangono vittime della superbia del proprio Paese ecco che i nostri pseudo comunicatori, fedeli al pensiero unico del potere coloniale – imperialista, in uno slancio emotivo pieno di enfasi, misto alla teatralità da principianti, ci raccontano il triste episodio delle "giovani vite cadute". A ribadire come le esistenze degli assaliti, spesso civili disarmati – donne, bambini, anziani, malati – non contano. Ed è quanto avviene anche nella narrazione pro Ucraina, dove l'invenzione dell'eroismo di un regime corrotto serve a celare i crimini verso i disertori e le parentele con i settori nazisti. Secondo questa visione tendente ad esaltare una certa appartenenza, contigua agli interessi occidentali, le vite degne di essere vissute sono solo quelle che sposano tale assimilazione. Viene accettato solo chi è in via di occidentalizzazione e, in questo senso, le prossime adesioni dell'Ucraina alla Nato e alla UE sono emblematiche circa la disparità di trattamento che spetta a chi fugge da quei territori, accolti con orgoglio rispetto agli altri esodi derivanti dalle inique scelte politiche del mondo ricco. Tanto che quest'ultimi, nella migliore delle ipotesi, vengono definiti migranti ( e gli ucraini invece?) se non clandestini o terroristi.

Il doppiopesismo dei vassalli della Nato, disposti ad accettare le brutalità del sionismo, che mentre condanna l'invasione russa, tacendo colpevolmente sugli antefatti e le ingerenze, finge di non sapere/ vedere gli sconfinamenti nei territori altrui da parte di Israele. Che, oltre ad invadere Paesi sovrani, provoca con gli attentati, le bombe, i missili. Pur di non criticare Israele, e le mire espansionistiche degli USA/NATO nel caso ucraino, i sudditi europei sono propensi ad approvare la guerra globale ed il sacrificio di centinaia di migliaia di vittime innocenti. Del resto, sono talmente abituati a violentare le vite di scarto (Iraq, Afganistan) che, una destabilizzazione qua ed un genocidio da non pronunciare là, vengono consentite dalle loro sporche coscienze, che una volta si vantavano di avere radici cristiane.

L'attualità della questione mediorientale, la cui mancata risoluzione nei decenni passati, l'ha fatta diventare quel groviglio inestricabile oggi tramutatosi in dramma umano. Il peso morale che tira in ballo le future generazioni e con esso la possibilità di immaginare ancora la convivenza fra culture e civiltà diverse.

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