di Francesco Erspamer*
Lo sapete quanti italiani muoiono ogni anno di polmonite? Non ne avete nessuna idea e non ve n’è mai fregato assolutamente nulla. Strano, perché la polmonite uccide ogni anno 11mila italiani. Undicimila, non undici. Tutti gli anni. Senza che vengano assaltati i supermercati, senza che sindaci irresponsabili chiudano le scuole, senza che le città vengano poste in stato d’assedio, senza che gli austriaci blocchino i treni al Brennero. Senza stati d’emergenza e breaking news che consentano a furbi e amici degli amici di speculare sull'urgenza. Anche quest’inverno le vittime italiane della polmonite sono già migliaia (nel mondo un milione o due) e manco ve ne eravate accorti. In fondo uccide soprattutto persone anziane o già debilitate. Ma non fa lo stesso il coronavirus? E allora? Come mai molti neanche si fanno il vaccino contro la polmonite, che pure è disponibile e consigliato a chi supera una certa età, mentre se ci fosse quello contro il coronavirus ci sarebbero file chilometriche negli ambulatori? Certo, il COVID-19 è una malattia respiratoria appena più aggressiva e dunque è giusto che la si prenda sul serio; ma l’isteria di massa? (Il crollo della Borsa, almeno, è razionale: c’è chi sta speculando sul terrore, probabilmente da lui stesso alimentato).
L’unica differenza fra polmonite e coronavirus sono i media. Che è del resto l’unica differenza fra una persona ordinaria che guadagna qualche migliaio di euro al mese e una celebrity della tv pagata milioni. Ma quale merito, quale competenza. Nel mondo liberista conta solo la visibilità e il successo è una lotteria.
Ai miliardari e ai loro numerosi servi e cani da guardia non gli pare vero: anche questo test è riuscito in pieno. Hanno trasformato una malattia abbastanza ordinaria in una peste, e senza i rischi dell'autentica peste. Basta riempirne le prime pagine dei quotidiani, i titoli dei telegiornali, dedicare all’argomento tutti i talk show, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana. Dodici vittime – magari nel frattempo sono salite, con soddisfazione degli sciacalli; diciamo venti: basta parlarne mille volte e nella percezione della gente diventano 20mila, diecimila volte e diventano 200mila. Il resto non conta più niente. Come nei depressi l’angoscia blocca ogni via di uscita dall’ossessione, così gli psicolabili perdono completamente il senso della realtà e delle proporzioni. Che pacchia, dicevo, per i ricchi e i potenti, adesso che hanno avuto conferma dell’assoluta obbedienza dei giornalisti e della manipolabilità dei cittadini: quando ne avranno bisogno scateneranno altre paure più o meno immaginarie per distrarvi da problemi concreti, da tragedie, colpi di stato, soprusi, latrocini, persino dalla distruzione del vostro mondo, del vostro benessere, del vostro paese, della vostra dignità. Alla fine è il solito vecchio trucco: schiavo è chi per il timore di morire accetta la schiavitù; dopo di che la sua vita non gli appartiene più.
*Professore all'Harvard University
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