Loretta Napoleoni - La (pericolosa) "normalizzazione" degli attentati a Trump

16 Settembre 2024 16:00 Loretta Napoleoni



di Loretta Napoleoni per l'AntiDiplomatico


Poco tempo fa Jeffrey Sachs ha dichiarato che esiste continuità tra la politica di rilancio egemonico degli Stati Uniti lanciata all’inizio del secolo dall’allora vicepresidente Dick Cheney e quella estera perseguita dall’amministrazione Biden. Durante la campagna elettorale Kamala Harris si e’ detta favorevole a continuare lungo questo tracciato qualora sia lei a vincere le elezioni. È chiaro che esiste un movimento trasversale tra i partiti e le istituzioni che sostiene la difesa del primato mondiale di Washington, Dick Cheney e’ repubblicano ma ha dichiarato che voterà per la Harris.

L’appoggio alla guerra in Ucraina è solo l’ultimo capito di un libro ancora in via di stesura il cui prologo sono state le due bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki e di cui alcuni dei capitoli salienti sono la guerra contro il terrore, l’invasione dell’Afganistan e dell’Iraq. Perche’ è importante mettere in evidenza questa trasversalità? Perche’ altera la natura tendenzialmente isolazionista di questa nazione racchiusa tra due oceani, paese nato da una rivoluzione e da una guerra d’indipendenza dalla vecchia Europa.

E’ ironico che sia proprio il vecchio continente ad esercitare nei confronti degli Stati Uniti un’attrazione direi “fatale” verso il mondo, attrazione che porta il paese a sostenere una guerra lontana per definire se stesso democratico, libero ed essenzialmente giusto.

È in questa ottica deviata che bisogna inserire l’ultimo tentativo di assassinare Donald Trump. Tentativo fortunatamente fallito ma che ciononostante rende queste elezioni pericolosamente instabili.

La violenza di una nazione dove la maggior parte della popolazione ha accesso alle armi non deve essere sottovalutata. Questa è incentivata, fomentata dalla polarizzazione tra i due candidati. Mentre l’assalto al campidoglio del 6 gennaio del 2021 era nato da questioni di politica interna, i.e. le presunte elezioni rubate, i due attentati alla vita di Trump rientrano nella difesa di una politica estera che vuole mantenere il primato egemonico degli USA nel mondo. In entrambi i casi ci imbattiamo in individui esaltati che pensano di avere il diritto a farsi giustizia da soli, con il fucile in mano.

Date queste premesse c’e’ il pericolo che a prescindere da chi vincerà la violenza tornerà a far capolino negli Stati Uniti, si puo’ ipotizzare un secondo assalto al simbolo della democrazia americana qualora vincesse la Harris o altri tentativi di assassinare Trump se fosse lui a tagliare per primo il traguardo della corsa alla Casa Bianca. In entrambi i casi, l’America ci deve far paura perche’ una destabilizzazione di questo genere metterebbe in crisi l’attuale delicato equilibrio geopolitico.

La stampa, che ha la responsabilita’ di divulgare la verità e che fino ad ora ha fatto un pessimo lavoro, non ne uscirebbe bene. Ma neppure i governi alleati che si troverebbero in grave crisi. Gli Stati Uniti sono ancora la nazione guida di un mondo libero e democratico che si contrappone ad un altro autoritario e dittatoriale.

Una escalation di violenza nel cuore del primo potrebbe contaminare altre nazioni e far credere che solo con atti di violenza ci si puo’ fare giustizia. Il problema non è solo la quantità’ di armi che gli americani hanno a disposizione, il problema vero e’ la polarizzazione della realtà politica e la trasversalità’ delle opinioni a confronto. Il sistema rischia di non essere piu’ bipolare, democratici verso repubblicani, e quindi verticale, ma orizzontale sulla base del ruolo geopolitico degli Stati Uniti, a favore e contro il ruolo egemone nel mondo. Un fenomeno di questo genere non si è mai verificato a livello istituzionale, e’ vero che durante la Guerra Fredda esisteva un’opposizione popolare nei confronti della guerra nel Vietnam, ma non coinvolgeva partiti ed istituzioni e soprattutto questi ultimi non fomentavano la polarizzazione al loro interno.

La pericolosità della campagna elettorale in corso è proprio questa, l’impossibilità di ricucire la frattura interna nella gestione bipartitica della nazione. Al di là degli insulti reciproci e delle accuse personali, la condotta belligerante perseguita dai candidati e da chi li sostiene rende una futura cooperazione tra i partiti sempre piu’ difficile ed apre le porte alla violenza politica. Ed aggiungerei all’accelerazione della decadenza della democrazia.

Detto cio’ la gravità dei tentativi di assassinare Trump deve essere considerata sullo stesso piano dell’attacco del 6 gennaio. Ma questo non succede, al contrario a giudicare dalla reazione della stampa ‘ufficiale’ si ha quasi l’impressione che i primi rientrino nella normalità della campagna elettorale.

Il tema e’ dunque caldo e rischia di diventare caldissimo man mano che ci si avvicina al 5 novembre.

Dal 3 ottobre al 5 novembre Loretta Napoleoni viaggerà da New York a San Diego per raccogliere informazioni su come l’elettorato degli Stati Uniti vede la campagna elettorale ed i due candidati. Potete leggere i suoi commenti sull’antidiplomatico e seguire il suo blog politicaltravels.com.

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