L'ultima, disperata, mossa del partito della guerra?

Venerdì la telefonata tra Scholz e Putin nella quale quest’ultimo ha ribadito la sua apertura ai negoziati (Antiwar), due giorni dopo i media Usa hanno riportato che la Casa Bianca avrebbe dato il placet all’Ucraina per l’impiego di missili a lungo raggio contro il territorio russo (notizia data per certa).



Secondo Axios il loro uso sarebbe limitato alla sola regione di Kursk, ma secondo il Washington Post tale limitazione sarebbe provvisoria, cioè la portata dei bersagli “potrebbe estendersi”. La luce verde sarebbe stata data in risposta all’arrivo dei soldati nordcoreani in Russia, pretesto talmente risibile che è inutile commentare.

Si gioca a carte scoperte: l’oligarchia iper-atlantista che ha gestito il mondo negli ultimi decenni sa che l’elezione di Trump può eroderne il potere e sta reagendo. Due, per ora, le direttrici di tale reazione: la prima è cercare di minare la sua vittoria impedendo che ai dicasteri della nuova amministrazione vadano le persone da lui nominate.


I nomi preannunciati, infatti, dovranno ricevere l’approvazione del Congresso e il sistema si sta organizzando in modo che ciò non avvenga. Ha già dimostrato la sua forza con la nomina del capogruppo dei repubblicani al Senato, di fatto il presidente dell’assise, carica alla quale è stato eletto John Thune, considerato dai sostenitori più stretti di Trump un RINO (repubblicano solo di nome), essendo stato per anni il vice del precedente capogruppo repubblicano Mitch McConnell, antagonista dichiarato del tycoon prestato alla politica.

Se l’ostruzionismo riuscisse, Trump potrebbe essere costretto ad ammainare la bandiera rivoluzionaria per addivenire a più miti consigli, con compromessi che ne eroderebbero le capacità di manovra, com’è accaduto nel primo mandato quando la sua azione, soprattutto in politica estera, fu sabotata.

La mossa del partito della guerra

Proprio sulla politica estera, la seconda reazione, con l’asserita luce verde del presidente transeunte alla terza guerra mondiale. Sul punto appaiono interessanti le considerazioni del media Strana, che, dopo aver ricordato come tale escalation non cambierebbe le sorti della guerra in favore degli ucraini, ha rammentato come Putin abbia più volte dichiarato che sarebbe una dichiarazione di guerra della Nato contro Mosca alla quale la Russia sarebbe costretta a rispondere.

“Ma anche se ciò non dovesse accadere – prosegue Strana – sarà sicuramente più difficile concordare una veloce fine della guerra, perché il livello delle ostilità tra l’Occidente e la Federazione Russa subirà un notevole incremento”.

“E questo è probabilmente lo scopo principale di questo placet. Così, il ‘partito della guerra’ occidentale guidato da Biden, che è ancora al potere negli Stati Uniti, sta cercando di rendere estremamente difficile la conclusione di un accordo per porre fine alla guerra” annunciato da Trump. Così il placet “agli attacchi missilistici è una delle ultime opportunità per il ‘partito della guerra’ di sabotare tale accordo”.

Inoltre, “se la Russia dovesse reagire con una qualche risposta militare contro i paesi occidentali, in particolare contro gli Stati Uniti, sarebbe, anche in questo caso, una buona opzione per il ‘partito della guerra’ perché, come minimo, porterà Trump a eliminare completamente dal tavolo la questione dei possibili accordi con la Federazione Russa e far iniziare la sua agenda con uno scontro militare”.

“Peraltro, se la portata dello scontro tra la Federazione Russa e la NATO aumentasse, potrebbe diventare un motivo per interrompere completamente il trasferimento del potere verso Trump, mantenendolo nelle mani del partito Democratico. Del resto, per l’establishment di Washington, le nomine annunciate da Trump si presentano come un vero e proprio disastro”.

“Il problema principale è che il passaggio del confronto tra Russia e NATO alla fase militare può trasformarsi molto facilmente in uno scontro nucleare e provocare una guerra mondiale che causerebbe la reciproca distruzione. A quel punto, nulla importerebbe quale sia il nome del presidente degli Stati Uniti”.


Autorizzazione all’Ucraina: quel sì non confermato

Chiaramente Putin sa perfettamente il gioco in cui lo sta trascinando l’oligarchia iper-atlantista e sicuramente starà riflettendo con i suoi consiglieri sul da farsi. La migliore opzione per il mondo sarebbe che si attestasse sulla pazienza strategica, in attesa di Trump, limitando al massimo i danni per la sua nazione e reagendo duramente nel solo territorio ucraino (reazione obbligata sia per sedare la spinta dei suoi falchi, che da tempo urgono per accettare il confronto con l’Occidente, sia perché, avendo annunciato che avrebbe reagito, non può mostrarsi debole).

Ciò vuol dire che l’esercito e l’intelligence russa dovrebbero operare in modo che siano lanciati meno missili possibili, colpendo i vettori di lancio a terra e nei cieli e intercettando più missili possibile. Può riuscire, come può non riuscire. Peraltro, se un missile riuscirà a colpire una centrale nucleare o un obiettivo altamente strategico, le cose si complicherebbero assai.

Non è uno scenario irrealistico, anzi, basta vedere come Kiev abbia tentato più volte di colpire la centrare atomica di Zaporizhye, a volte riuscendovi (ma con vettori poco potenti). Peraltro, se, come accaduto in passato, Kiev e Usa negassero la propria responsabilità per un attacco del genere (vedi ad esempio il sabotaggio del Nord Stream 2), che innescherebbe una risposta durissima da parte della Russia, tale risposta sarebbe ritenuta eccessiva dall’Occidente, creando un nuovo pretesto per incrementare ancor più l’escalation.

Si noti che, parlando del placet di Biden a tale follia, abbiamo usato il condizionale. Il sì a tale placet sembra ripetere lo scenario di quando Biden fu costretto a rinunciare alla candidatura alla Casa Bianca, con il presidente costretto a cedere. Sul punto, però, un cenno, quasi oscurato, del New York Times: “Jon Finer, consigliere per la sicurezza nazionale di Biden, ha rifiutato di confermare l’autorizzazione dei missili a lungo raggio, ma ha osservato che gli Stati Uniti hanno affermato che avrebbero risposto alla decisione della Russia di intensificare gli attacchi contro l’Ucraina con rinforzi nordcoreani”.

Cenno che apre spiragli di speranza. Biden può negare di aver dato il placet? Difficilissimo, ma non impossibile. In ogni caso, la resistenza del senescente presidente può giocare un ruolo, favorendo, in qualche modo e come possibile, la pazienza strategica dei russi. Via stretta, ma non impossibile.

Siamo alla follia, una follia fortemente sconsigliata, peraltro, anche dal Comitato per l’intelligence Usa e dal Pentagono. Accadeva solo un mese fa (Fox News).

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