Tra Israele e quel che resta della Palestina (ormai le risoluzioni Onu sono scomparse da ogni racconto mainstream) non c'è alcuna guerra.
Fosse solo per il fatto che ci troviamo di fronte ad una entità statale, ben armata e sostenuta dal complesso politico-militare e informativo (propaganda ramificata) dell'Occidente intero, che esercita tale potere contro una realtà di bantustan scollegati tra loro e senza collegamento che ne fanno una fittizia costruzione statale.
Detto questo, il cuore del problema è un altro: semplicemente di fronte alla costante minaccia di annientamento e progressiva cancellazione dalla storia, si svolge una impari lotta di liberazione nazionale ormai giunta all'arma della disperazione, con un apparato bellico che non fa altro che sottolineare la ineguagliabile sproporzione di forze.
Non c'è da invocare alcuna pace credibile se non quella che passi attraverso la vittoria di una lotta di liberazione nazionale (che pure agisce nei limiti e nel rispetto del diritto internazionale) che è anche armata e non può non esserlo.
Chiedere la fine dei lanci di razzi dalla Palestina, in questo contesto significa riconoscere il diritto all'annientamento in capo ad Israele.
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