Ma quale fascismo, quello di Meloni è il classico liberismo atlantista

05 Dicembre 2022 09:00 Francesco Erspamer


Meloni si sta rivelando esattamente quello che mi aspettavo si rivelasse: una liberista, succube del mito della crescita perenne e del culto del nuovo, dunque ansiosa di compiacere la grande finanza e le megamultinazionali nonché il loro braccio armato, il Pentagono. Altro che una fascista, che una conservatrice, che una nazionalista, che una cattolica. Come già il suo compare Salvini; sono sicuro che entrambi, quando cadranno, cadranno in piedi o meglio in poltrona nel Rotary politico di Renzi e Calenda.

Il liberismo atlantista di Meloni, peraltro, a me pare una splendida occasione per il M5S: a destra e a sinistra una significativa percentuale di italiani non vuole l’americanizzazione dell’Italia; questa volta ha votato Meloni perché gli altri si sono stretti attorno a Draghi per promuovere globalizzazione e mobilità (di capitali, prodotti e individui), ma si sta accorgendo che non è che una simulatrice. Forse non si tratta di una maggioranza; trent’anni di berlusconismo e postberlusconismo mediatico hanno avuto i loro effetti. Però di italiani orgogliosi di essere tali e delle loro tradizioni ce ne sono ancora parecchi. Basterebbe aggregarli, restituire loro una coscienza, un senso di appartenenza, degli obiettivi sociali, un partito; con parole d’ordine semplici: più Stato, più eguaglianza economica, più moralità e rigore, più solidarietà. Senza ripetere il capitale errore del 2018: serve una vera organizzazione politica, con quadri preparati, dirigenti affidabili, sedi e attività territoriali, almeno un giornale e una televisione, capacità di fare cultura e di sviluppare un’ideologia di riferimento.

I «fatti» in sé non contano nulla, ormai sono solo virtuali o virtualizzabili (ricordate Raggi? massacrata da episodi insignificanti spacciati come questioni di vita o di morte e come tali percepiti dagli italiani); occorre saperli manipolare ma a chi non voglia diventare un liberista fare propaganda non basta. A chi non voglia diventare un liberista servono soprattutto i programmi, i valori. Che all’inizio non possono che essere parole, ma parole che influenzano i pensieri e le azioni e che per questo il liberismo sta sistematicamente cancellando o svuotando: comunità, virtù, onore, lealtà, disciplina, misura, dovere, sacrificio. In attesa dei tempi, lontani, in cui verranno praticate, possiamo almeno ricominciare a parlarle.

Le più recenti da I mezzi e i fini

On Fire

Alessandro Orsini - Una risposta, molto rispettosa, a Liliana Segre

  di Alessandro Orsini*  Risposta, molto rispettosa, a Liliana Segre. Il dibattito sul genocidio a Gaza, reale o presunto che sia, non può prescindere dalle scienze sociali. Nel suo...

La doppia Waterloo della Francia

   di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico In più di una circostanza ho scritto che oltre agli USA a vivere una situazione estremamente complessa in materia di conti con l'estero (debito/credito...

L'Europa ha perso la guerra in Ucraina (ma potrebbe finire anche peggio)

  di Clara Statello per l'AntiDiplomatico L’Unione Europea è stata sconfitta nella guerra in Ucraina. Lo ha detto domenica sera il premier ungherese Victor Orban parlando al canale...

Prof. Sachs: "La decisione di rovesciare la Siria è partita da Obama su ordine di Israele"

  Quelli che seguono sono i 13 minuti più importanti che ascolterete per comprendere che cosa sia successo in Siria. Chi siano i responsabili, il movente, il mandante e quando tutto ha avuto...

Copyright L'Antidiplomatico 2015 all rights reserved
L'AntiDiplomatico è una testata registrata in data 08/09/2015 presso il Tribunale civile di Roma al n° 162/2015 del registro di stampa