Nel corso di una conferenza stampa, ieri, il generale di brigata Pat Ryder, portavoce del Pentagono, ha enunciato le linee guida di Washington in Medio Oriente.
La strategia, come si potrà facilmente notare, include sempre un aspetto “umanitario” che, in realtà, esprime la volontà di Washington per stabilire la propria presenza, egemonia e lanciare non troppe velate minacce a coloro che ritengono i propri nemici.
Ecco i punti principali della strategia di Washington in Medio Oriente
I punti chiave, dunque, sono l’assistenza ad Israele nel massacro a Gaza con annessa minaccia all’Iran, senza contare che in Siria, ad esempio, c’è la presenza della Russia su richiesta del governo di Damasco dal 2015. Senza sottovalutare la presenza della Marina russa in Siria che ha la sua base nel porto di Tartous.
On November 5, 2023, an Ohio-class submarine arrived in the U.S. Central Command area of responsibility. pic.twitter.com/iDgUFp4enp
— U.S. Central Command (@CENTCOM) November 5, 2023
Non a caso Ryder ha annunciato la presenza e il rinforzo dello schieramento delle due portaerei d'attacco USS Gerald R. Ford e USS Dwight D. Eisenhower.
Tra l’altro, il portavoce del Pentagono ha ricordato i numerosi raid in Siria e Iraq di cui sono oggetto le truppe statunitensi, intensificati dall’inizio dell’operazione di Hamas a Gaza, il 7 ottobre scorso.
Ormai è chiaro che il conflitto tra Israele e Resistenza palestinese è destinato ad allargarsi, un pretesto per Washington per ribadire la sua egemonia nella regione, scricchiolante dopo il ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra Iran e Russia mediate dalla Cina dello scorso marzo e io ritorno della Siria nella Lega araba.
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