Natale "anticipato" in Venezuela: le nuove vette di ridicolo toccate da Repubblica e Tajani


"Dopo aver stretto un cerchio sull’opposizione venezuelana, ordinando l’arresto del suo avversario politico, il candidato e probabile vincitore delle elezioni del 28 luglio scorso Edmundo González Urruti, Nicolás Maduro ha deciso, in attesa del suo insediamento, di cambiare il calendario delle festività. Quest’anno il Natale si celebrerà il primo ottobre, non più il 25 dicembre. Un modo di incensare il suo popolo: nella festa più attesa dai venezuelani il governo distribuisce cibi prelibati e leccornie. Prosciutti e pernici per tutti."

L’articolo completo di Daniele Mastrogiacomo non lo possiamo leggere perché a disposizione dei soli "fortunati" abbonati di Repubblica. Ma la presentazione su Instagram da parte del quotidiano diretto da Molinari è di diritto tra i favoriti per il premio "bufala dell'anno 2024".




Ad onor del vero, il quotidiano Repubblica non è il solo. Peggio ha fatto il ministro degli esteri Tajani, che ha deciso di umiliare (una volta in più) l'onorabilità delle nostre istituzioni con questo indegno messaggio sui suoi social.




E se due esponenti del servilismo più estremo del fondamentalismo atlantico sono costrette a solcare ulteriori vette del loro già consolidato ridicolo, significa che il padrone (Washington) ha dato ordini precisi a cui non poteva essere detto di no.

Basta un video di un minuto della brava e competente giornalista venezuelana Madeleine Garcia per demolire Repubblica e Tajani. Lo abbiamo sottotilato e non serve davvero aggiungere altro per non offendere ulteriormente la vostra intelligenza.




Stiano, dunque, tranquilli Repubblica e Tajani che i cattolici venezuelani continueranno a celebrare il Natale il 25 dicembre. Il periodo in cui inizieranno ad attenderlo con festa e addobbi inizierà prima. Come avvenuto dal 2014, quando nel paese era in atto (come oggi) un tentativo di golpe violento contro le istituzioni del paese su mandato di Washington, in poi.

Ma allora perché gli Stati Uniti hanno ordinato ai loro vassalli di macchiarsi così spudoratamente di ridicolo?

La risposta è proprio nella seconda parte del messaggio di Repubblica divenuto virale. Sul mandato di cattura all'ex candidato dell'estrema destra venezuelana, quello che il quotidiano di Molinari non vi può raccontare (perché poi dovrebbe spiegarvi di avervi, per l'ennesima volta mentito su mandato di Washington) è che l'avvocato di Edmundo Gonzalez si è rivolto questa settimana alla Fiscalia Generale del paese “riconoscendo i poteri legali, costituzionali e giuridici della Procura della Repubblica come titolare dell'azione penale per intraprendere le indagini”. E ha dichiarato come il suo assistito non abbia nulla a che vedere con il sito internet che ha pubblicato gli atti falsi, punto di riferimento principale del nuovo tentativo di golpe. Queste le sue parole precise: “non ha nulla a che fare con la pagina web su cui sono stati pubblicati i presunti atti elettorali e che non ha avuto nulla a che fare con la raccolta di tali atti, la loro digitalizzazione o la loro pubblicazione”.


Ecco che si disintegra tutto l'impianto con cui dal 28 luglio gli Stati Uniti (quindi Repubblica e Tajani) hanno basato la loro narrativa per sostenere il nuovo tentativo di golpe contro la sovranità del paese con il maggior numero di riserve petrolifere al mondo. Una notizia bomba che fa crollare tutti i castelli di menzogne di queste settimane. L'ex candidato si dichiara estraneo al sito web che si è macchiato di gravi reati penali secondo la legislazione venezuelana ed adesso è comprensibile il motivo per cui non si sia presentato al Tribunale Supremo di Giustizia e non abbia fornito le presunte prove in suo possesso sulla sua “vittoria”.

Dopo la barzelletta Guaidò, anche quella di Gonzalez-Machado finisce dunque nella pattumiera della storia. E invece di chiedere scusa ai propri lettori per l'ennesima cantonata presa, Repubblica, e con lei, Tajani e il vassallaggio di corte tutto, cerca un modo di depistaggio (ridicolo) per non farlo. Ed è così che mentre il giornale di Molinari si preoccupa di ricordare come il presidente del Venezuela anche quest'anno anticiperà l'inizio delle feste della natività nel suo paese - come avviene da oltre 10 anni - non vi ha detto una singola parola sulle parole dell'avvocato di Edmundo Gonzales e, soprattutto, non una singola parola di condanna sull'aguzzino genocida israeliano che ha tolto la vita, la famiglia e i sogni a migliaia (e migliaia e migliaia e migliaia) di bambini palestinesi.

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