di Paolo Arigotti
Una premessa importante.
Nessuno qui ha la benché minima intenzione di avallare e/o giustificare una serie di azioni criminali, di qualunque provenienza, ma soltanto di fare un ragionamento per quanto possibile fondato sui fatti e sul diritto.
Naturalmente il focus si concentra su quanto sta avvenendo, sotto gli occhi del mondo, in Terra Santa, e tenteremo di capire se possa, o meno, essere corretto parlare al riguardo di “genocidio”.
Caitlin Johnstone, giornalista australiana, ha scritto di recente che: “Se decidessi di commettere un genocidio, mi assicurerei di uccidere più donne e bambini possibile per eliminare le generazioni future delle persone che sto cercando di spazzare via. Ora che si penso, immagino che farei sostanzialmente quello che Israele sta facendo a Gaza”[1].
Il contributo, ripreso e pubblicato in un articolo[2] dell’Ambasciatore Alberto Bradanini, ci porta dritti alla questione.
Il cosiddetto mainstream subito dopo l’attentato terroristico del 7 ottobre, attribuito ad Hamas, ha sposato senza riserve la tesi secondo cui la reazione dello stato ebraico possa essere avallata per il principio che “Israele ha diritto di difendersi”: potremmo citare numerosi interventi in questa senso, ma preferiamo lasciar perdere, rimandando – per chi lo desidera – ai singoli contributi.
Il diritto alla difesa legittima è, in via di principio, indiscutibile, essendo previsto anche dall’art. 51[3] della Carta delle Nazioni Unite: il problema non riguarda il principio, ma la sua applicazione, che deve necessariamente essere valutata rapportandola al caso concreto.
L’art. 51 parla di “attacco armato contro un Membro delle Nazioni Unite”, non necessariamente includendo l’ipotesi di un attacco irregolare (o terroristico, dir si voglia), ma su questo si potrebbe (forse) passare sopra.
Il nocciolo della questione riguarda quel principio di proporzionalità rispetto all’offesa, che costituisce presupposto di legittimità per la difesa. Come insegna Francesco Antolisei, docente di Diritto penale:[4] “Per considerare se una risposta è stata proporzionata o meno all’attacco subito non si deve fare un raffronto fra il male minacciato e il male inflitto per reazione, ma fra i mezzi difensivi a disposizione dell’aggredito e quelli effettivamente usati”, con la conseguenza che “…se l’aggredito ha un solo mezzo per attuare la difesa, può usarlo, anche se reca all’aggressore un pregiudizio molto maggiore di quello a lui provocato”.
Tale principio, che vale tanto nei rapporti tra privati, quanto, e a maggior ragione, quando si parli di entità statuali e/o soggetti della comunità internazionale, implica che l’eventuale azione di ritorsione (non essendo la parola “vendetta” contemplata dalle norme) non possa sfociare in eccessi di sorta, meno che mai condurre al totale annientamento del nemico (o presunto tale). Questo discorso, si badi bene, vale anche qualora fossero tirate in ballo ragioni securitarie: l’unica eccezione sarebbe il caso nel quale l’esistenza stessa dello stato o soggetto aggredito fosse messa in pericolo, ma non sembra sia questo il caso, a meno di non voler sostenere – e nessuno osa arrivare a tanto – che l’azione del 7 ottobre fosse finalizzata alla distruzione dello stato d’Israele.
Dire questo, giusto per troncare sul nascere le obiezioni dei tanti difensori della narrazione “politicamente corretta”, non implica affatto giustificare un’azione violenta e criminale, quale quella consumata il 7 ottobre: il focus è sulla reazione che appare, e sicuramente è, decisamente eccessiva e sproporzionata.
Un ulteriore paragone col privato potrebbe forse aiutare: se una persona tentasse un’aggressione nei riguardi di un’altra, nessuno discute il diritto alla difesa, che però non giustifica il ricorso ad azioni del tutto sproporzionate (come nel classico esempio di colui che uccide il ladro in fuga).
Nella striscia di Gaza, già a distanza di poche ore dai fatti del 7 ottobre, si è scatenata una reazione che, fin da subito, si è presentata come grandemente sproporzionata, se non criminale, contro i civili. I bombardamenti prima, e le azioni militari poi, hanno preso di mira non postazioni militari o basi dei gruppi individuati come terroristi, ma sono andati a detrimento di civili inermi e infrastrutture civili, comprese quelle di prima necessità, come abitazioni, ospedali, scuole, università, istituzioni culturali o religiose (come la chiesa greco-ortodossa di san Porfirio, al centro di Gaza City), causando una vera e propria catastrofe umanitaria, tuttora in corso, con una situazione definita apocalittica dagli operatori umanitari delle Nazioni Unite.
La popolazione coinvolta, per lo più civili, conta circa 2,3 milioni di esseri umani, più o meno la metà dei quali con un’età pari, o inferiore, ai quattordici anni, e un’età media complessiva che si attesta intorno ai diciotto.
E non finisce qui.
Nelle settimane scorse è circolata la bozza di un memorandum del ministero dell’Intelligence israeliano, nel quale si parlava esplicitamente di un trasferimento forzato degli abitanti di Gaza verso l’Egitto[5]: per quanto taluno l’abbia presentata come una mera ipotesi, di difficile realizzazione, la sua semplice esistenza rappresenta un fatto molto preoccupante. E verrebbe da chiedersi quale sarebbe stata la reazione del mondo, a cominciare dal cosiddetto Occidente, se un simile documento fosse circolato negli ambienti di governi non considerati propriamente “amici”.
L’Occidente e gli Stati Uniti, questi ultimi per le ragioni che già conosciamo[6], si sono schierati incondizionatamente dalla parte d’Israele, e continuano a farlo[7], sebbene perfino negli ambienti che contano dell’alleato numero uno di Tel Aviv siano emerse non poche riserve – pensiamo alle dimissioni all’interno del Dipartimento di Stato[8], ma anche alle imponenti manifestazioni pro-Palestina di Washington[9] – che per il momento si è cercato di dissimulare, invocando il famoso diritto alla difesa e/o ricorrendo a dichiarazioni d’intenti favorevoli alla più rapida conclusione del conflitto.
Naturalmente l’Italia, “sodale” di Washington, ha voluto fare la sua parte.
Antonio Tajani[10], vicepremier e ministro degli Esteri, lo scorso 27 novembre dichiarava di aver ricevuto rassicurazioni dal suo omologo israeliano, Eli Cohen, circa il rispetto del diritto internazionale. Una visione per lo meno discutibile, come la posizione espressa da Roma per un’autorità palestinese più forte, escludendo ogni riconoscimento unilaterale dello stato palestinese senza una previa intesa con Tel Aviv. Il capo della nostra diplomazia potrebbe, forse, trarre qualche spunto di riflessione dalle parole del giurista internazionale Fabio Marcelli, che scrivendo sul Fatto Quotidiano[11] afferma che: “questo genocidio è farina del nostro sacco. I piloti degli aerei israeliani che sganciano ogni giorno il loro micidiale carico di morte sui civili palestinesi si sono addestrati su aerei italiani. Oggi Leonardo ed altre imprese facenti capo al complesso militare-industriale occidentale coadiuvano efficacemente Netanyahu nello sterminio dei palestinesi. E, più ancora del ruolo della IBM rispetto all’Olocausto, quello dei produttori di armi italiani e degli omologhi negli altri Paesi occidentali costituisce un contributo diretto e immediato.”
E nel nostro paese, un po' come nel resto dell’Occidente, ha destato molte polemiche l’utilizzo della parola “genocidio”, circolata nei media e nei social in merito a quanto sta accadendo in Terra Santa.
Cerchiamo di chiarire innanzitutto cosa si intende, in senso giuridico, per genocidio.
La Convenzione internazionale, approvata in sede ONU alla fine del 1948[12], prevede che siano qualificabili come genocidio una serie di atti - uccisioni, gravi lesioni, trasferimento forzato di popolazioni, misure tese a rendere le condizioni di vita, financo la nascita di nuovi membri, insostenibili - posti in essere “con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico o religioso”.
Sulla scorta di queste disposizioni – ratificate dal nostro paese nel 1952[13] - nel 2008 diversi responsabili furono condannati dal tribunale internazionale con sede in Tanzania per il genocidio perpetrato in Ruanda. La consumazione dello stesso crimine è stata riconosciuta, sempre a livello internazionale, in Cambogia (Khmer Rossi alla fine degli anni Settanta) e in occasione del massacro di Srebrenica, in Bosnia, nel 1995; non fu, invece, riconosciuto come tale il caso del Darfur, per quanto spesso definito così dagli organi d’informazione.
Facendo rinvio agli approfondimenti curati dagli addetti ai lavori[14], ci limiteremo a ricordare che diversi dal genocidio, non certo per atrocità o riprovazione sociale, sono i crimini contro l’umanità, che possono essere commessi anche in tempo di pace e al di fuori del conflitto armato. Questi si differenziano dai crimini di guerra, che possono essere consumati solo ed esclusivamente in un contesto bellico e devono essere commessi contro persone di nazionalità nemica, mentre quelli contro l’umanità prescindono dalla nazionalità delle vittime. Inoltre, i crimini di guerra possono consistere anche in singoli atti, mentre quelli contro l’umanità richiedono la molteplicità degli atti e condotte lesive.
Sappiamo bene come molte delle polemiche scatenate dall’utilizzo del termine genocidio derivino dal fatto di riferirsi a uno stato, quello israeliano, nato all’indomani della shoah, ma qui non si tratta si sminuire la portata di quel crimine, quanto di ragionare sui fatti e sul diritto.
Come ricordava sul Fatto Quotidiano[15] l’Ambasciatrice Elena Basile: “… la denuncia di apartheid in Cisgiordania è elaborata dall’Onu e da altre organizzazioni umanitarie. Considerare antisemitismo la critica al genocidio attuato da Netanyahu e il contrasto a strategie israeliane che, dalla fine del processo di Oslo, hanno opposto l’illegalità e la violenza di Stato alla politica e alla diplomazia è un’atroce mistificazione. Queste posizioni non sono solo immorali, sono controproducenti. La giustificazione della violenza e dell’impunità di Israele alla lunga genera mostri.”
E restando ai fatti, questi ci dicono che nelle settimane passate nella striscia di Gaza è stato stato ucciso e/o sottoposto a una vera e propria azione di guerra un numero spropositato di persone, colpendo indiscriminatamente chiunque si trovasse in quei luoghi, dai cittadini comuni alle cosiddette élite (medici, avvocati, accademici, giornalisti e leader di pensiero).
Pure ipotizzando che tra costoro potessero trovarsi militanti e/o simpatizzanti di gruppi terroristici o irregolari – impossibile escluderlo – è proprio il carattere indiscriminato e sistematico delle azioni a far emergere più di una riserva.
Tralasceremo una serie di dichiarazioni e/o prese di posizione della dirigenza politica dello stato ebraico, come quelle di Yoav Gallant, ministro. della Difesa, che ha definito i palestinesi “animali umani”[16] contro i quali combattere, promettendo l’assedio totale “niente elettricità, niente cibo, niente benzina, niente acqua. Tutto chiuso” e/o le uscite di alcuni ex diplomatici che perfino ai microfoni delle emittenti nostrane hanno parlato dell’obiettivo di distruggere Gaza, per estirpare il “male assoluto”[17]; ancora una volta preferiamo attenerci ai fatti.
Nonostante la breve tregua, durata lo spazio di pochi giorni, che per lo meno ha consentito lo scambio dei prigionieri e l’afflusso di aiuti umanitari, specie dall’Egitto, l’ecatombe continua e, specie con la ripresa dei bombardamenti, con le inevitabili e sterili accuse reciproche di aver infranto il cessate il fuoco, si contano nuove vittime.
Il bilancio è impietoso, secondo alcune fonti si sarebbe già superata quota 16mila[18]. L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNRWA) in un rapporto[19] pubblicato nei giorni scorsi, con ogni probabilità già superato, parlava di oltre 14.800 persone uccise, gran parte delle quali donne (4.000) e bambini (6.000).
E la striscia di Gaza non è l’unico luogo dove si consumano morti e tragedie. In Cisgiordania, dove già si paventa un’estensione dello scenario bellico[20], si sono contate dallo scorso 7 ottobre 222 vittime palestinesi, tra cui 55 bambini, uccise dalle forze armate dello stato ebraico (IDF); otto persone, tra le quali un bambino, sarebbero state uccise per mano dei coloni israeliani[21]. Le Nazioni Unite[22] riferiscono che, sempre dal 7 ottobre, “almeno 143 famiglie palestinesi, comprendenti 1.014 persone, tra cui 388 bambini, sono state sfollate a causa della violenza dei coloni e delle restrizioni di accesso.”
La stessa agenzia ONU conta già diverse vittime anche tra i suoi addetti, oltre un centinaio dall’inizio delle ostilità, specie tra coloro che erano di stanza nelle diverse installazioni, dove hanno trovato un minimo di rifugio i quasi 1,1 milioni di sfollati.
Perfino il New York Times[23] è stato costretto ad ammettere che il bilancio delle vittime di Gaza, sia nei numeri che nel tasso di crescita, ha pochi precedenti nell’ultimo secolo e viene già ritenuto peggiore di quello derivante dai sanguinosi attacchi americani in Iraq, Siria e Afghanistan. Inoltre, formulando un paragone rispetto al (già dimenticato) conflitto in Ucraina, sempre stime dell’ONU parlano di un numero doppio di donne e bambini uccisi rispetto a quel teatro bellico, dove però le operazioni militari – prendendo in considerazione il solo periodo dal febbraio 2022 - proseguono da quasi due anni. E sempre per formulare un ulteriore paragone col dimenticato conflitto ucraino, in poco meno di due anni vi avrebbero trovato la morte circa diecimila persone[24], un numero inferiore a quello registrato, con tutte le riserve del caso e con ogni probabilità in difetto, nei territori palestinesi in circa un mese. Lasciamo a voi le proporzioni.
La stessa Amministrazione Biden, all’inizio piuttosto esitante, ha dovuto riconoscere che il bilancio potrebbe essere molto peggiore rispetto ai dati ufficiali, mentre Marc Garlasco, investigatore per conto delle Nazioni Unite sui crimini di guerra, riconoscendo le proporzioni dell’accaduto, ritiene indispensabile una rapida indagine curata dalla Corte Penale Internazionale[25].
A questo punto – a meno di essere fortemente parziali e/o in malafede – se con l’azione attribuita ad Hamas del 7 ottobre, tra uccisioni di civili (ma resta aperto il capitolo del cosiddetto “fuoco amico”[26]), cattura degli ostaggi e lancio di razzi, sono state violate leggi internazionali, è impossibile negare che la stessa imputazione dovrebbe essere avanzata per la sproporzionata reazione israeliana. Per il generale Fabio Mini, intervistato da L’Antidiplomatico, le azioni messe in atto da Israele sarebbero da inquadrare nella cosiddetta dottrina Dahiya, dal nome del quartiere sciita della città di Beirut, a suo tempo raso al suolo dalle forze israeliane sull’assunto che contro il nemico, vero o presunto, non esistono innocenti “né di razza, né di età né di condizione sociale, niente”[27]. E a riprova di ciò, ricorderemo i bombardamenti con armi proibite e dagli effetti letali[28], l’uccisione di giornalisti e/o la limitazione del loro lavoro[29]. E, per gli amanti degli animali, la strage di tanti innocenti, vittime della crudeltà e/o della follia dei (cosiddetti) esseri umani[30].
Ammesso e non concesso di voler salvaguardare il famoso “diritto alla difesa”, operazioni militari a parte, misure come il rafforzamento del blocco alla striscia di Gaza – interrompendo forniture di beni essenziali come acqua, elettricità, cibo e carburante – evocano più una volontà di punizione collettiva, che una semplice “vendetta” per i fatti del 7 ottobre. Gli stessi attacchi indiscriminati contro strutture sanitarie, ricorrendo al loro presunto utilizzo come rifugio per i terroristi, è una giustificazione che pure ove si rivelasse in parte fondata – e i dubbi non mancano – non potrebbe mai consentire attacchi che finiscono per colpire quasi esclusivamente civili, malati e personale sanitario[31].
Azioni del genere, anche se non si volesse prendere in considerazione la convenzione sul genocidio, violano senza “se” e senza “ma” le norme del diritto internazionale umanitario, a cominciare dalle Convenzioni di Ginevra del 1949 e dai protocolli e convenzioni aggiuntive[32]. Sulla base di queste norme i responsabili, individuati e processati dalle competenti autorità, potrebbero essere chiamati a rispondere per crimini contro l’umanità (e, forse, di guerra, se fosse riconosciuto dai giudici il contesto bellico): a nostro parere sarebbe più corretto, in senso giuridico e non descrittivo, parlare dei primi, perché non esisterebbero nella fattispecie due stati in conflitto.
Per completezza di esposizioni varie organizzazioni internazionali[33] stanno indagando anche sui fatti del 7 ottobre, non escludendo l’imputazione di crimini a carico di Hamas e altri gruppi palestinesi per “uccisioni sommarie di massa, cattura di ostaggi e lancio di attacchi indiscriminati con razzi”. Allo stesso tempo, a parte alcune dichiarazioni altisonanti (come quelle del presidente turco Erdogan[34]), vengono avviate le prime iniziative per denunziare alla giustizia internazionale gli eventuali crimini commessi nella striscia.
Un primo ricorso alla Corte dell’Aja è stato presentato da tre organizzazioni non governative palestinesi: il Centro palestinese per i diritti dell’uomo (PCHR), Al Haq e il Centro per diritti umani Al Mezan, rappresentate dall’avvocato parigino Emanuel Daoud. Un altro gravame arriva da 300 avvocati, a loro volta rappresentati da Gilles Devers del foro di Lione e dagli avvocati Khaled Al Shouli della Giordania, e Abdelmadjid Mrari del Marocco[35]. La tesi dei ricorrenti è che a Gaza, alla luce del contesto, delle dichiarazioni dei leader politici, del clima di odio e violenza, di una condizione di vero e proprio apartheid, con una situazione che si trascina da decenni, quanto sta avvenendo non possa essere definito in altro modo, se non genocidio.
E la Corte Penale Internazionale, che ha spiccato un mandato di cattura contro il presidente russo Vladimir Putin per presunti crimini di guerra riguardo alla deportazione di bambini ucraini, dovrebbe attivarsi quanto prima e dedicare la medesima attenzione verso altri dirigenti politici, cui potrebbero essere ascrivibili ipotesi di reato di non minore gravità.
Il mese scorso Papa Francesco, ricevendo in Vaticano delegazioni di ambedue le parti, ha parlato di terrorismo, e non di guerra, mentre la sala stampa ha smentito l’utilizzo del termine genocidio[36]. Ricordiamo anche il discorso di fine ottobre, contestatissimo da Israele, del segretario generale dell’ONU, Antonio Gutierrez, il quale pur condannando l’azione di Hamas, e ricordando le vittime degli operatori di Nazioni Unite nel contesto[37], ha aggiunto che “questi terribili attacchi non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese” e che “proteggere i civili non significa ordinare a più di un milione di persone di evacuare a sud, dove non ci sono ripari, cibo, acqua, medicine e carburante, e poi continuare a bombardare il sud stesso. Sono profondamente preoccupato per le chiare violazioni del diritto umanitario internazionale a cui stiamo assistendo a Gaza. Voglio essere chiaro: nessuna parte di un conflitto armato è al di sopra del diritto internazionale umanitario”[38].
Nel frattempo, continuano sfollamenti dei palestinesi in condizioni inumane, e circola la notizia di un piano per inondare i tunnel di Gaza con acqua di mare[39].
Premesso che le dissertazioni accademiche su cosa possa essere qualificato come genocidio sarebbe più corretto lasciarle a chi si occupa di questioni giuridiche, e alla competenza delle corti[40], col massimo rispetto e stima verso chi è ricorso in vari interventi al termine, ci sentiremmo di rigettare inutili polemiche: non è questo il momento delle sterili contrapposizioni, ma dell’unità, per arrestare un massacro - quale che sia il nome tecnico che gli si voglia attribuire - che non può e non dev’essere tollerato in un mondo che voglia definirsi civile.
L’importante è che chi di dovere si muova al più presto possibile. Come ha detto Papa Francesco “Ogni guerra lascia il mondo peggio di come lo ha trovato”.
FONTI
www.caitlinjohnst.one/p/if-i-were-going-to-commit-a-genocide?utm_source=post-email-title&publication_id=82124&post_id=139375098&utm_campaign=email-post-title&isFreemail=true&r=13lc4d&utm_medium=email
infosannio.com/2023/11/08/la-nato-spenga-il-fuoco-prima-che-incendi-tutto/
www.ilmessaggero.it/mondo/gaza_israele_guerra_oggi_ultime_notizie-7796861.html
www.lantidiplomatico.it/dettnews-alberto_bradanini__un_governo_genocidario_si_comporta_cos/39602_51916/
www.ilfattoquotidiano.it/2023/12/03/gaza-oxfam-ecco-perche-corridoi-umanitari-pause-temporanee-e-safe-zone-non-bastano-serve-cessate-il-fuoco/7372651/
unipd-centrodirittiumani.it/it/strumenti_internazionali/Convenzione-per-la-prevenzione-e-la-repressione-del-crimine-di-genocidio-1948/175
www.fedlex.admin.ch/eli/cc/1951/300_302_297/it
www.ilpost.it/2023/11/17/genocidio-gaza-israele/
www.africa-express.info/2023/11/20/gaza-piovono-le-prime-denunce-alla-corte-penale-internazionale-contro-israele-per-genocidio/
La lobby israeliana e la politica estera degli Usa, di J. Mearsheimer e S. Walt, Asterios, Milano, 2009
www.lafionda.org/2023/12/04/il-massacro-israeliano-a-gaza-lo-chiamano-genocidio-avranno-ragione/
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www.newarab.com/news/israel-deliberately-destroying-cultural-sites-gaza-0
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www.savethechildren.net/what-we-do/emergencies/gaza-emergency
www.amnesty.it/israele-deve-revocare-immediatamente-il-blocco-illegale-e-disumano-su-gaza/
www.amnesty.it/schiaccianti-prove-di-crimini-di-guerra-a-gaza/
www.adnkronos.com/internazionale/esteri/greta-thunberg-contro-israele-colpevole-di-crimini-di-guerra-e-genocidio_AZLtMVYfAbbSXtHfrFIye
unric.org/it/al-valico-di-rafah-turk-dice-che-sia-israele-sia-hamas-hanno-commesso-crimini-di-guerra/
www.lindipendente.online/2023/03/17/corte-dellaia-emette-mandato-darresto-per-putin/
www.vaticannews.va/it/mondo/news/2022-10/von-der-leyen-attacchi-russi-ucraina-crimini-guerra.html
www.aljazeera.com/opinions/2023/11/9/israels-war-crimes-in-gaza-are-by-design-not-default
[1] www.caitlinjohnst.one/p/if-i-were-going-to-commit-a-genocide?utm_source=post-email-title&publication_id=82124&post_id=139375098&utm_campaign=email-post-title&isFreemail=true&r=13lc4d&utm_medium=email
[2] www.lantidiplomatico.it/dettnews-alberto_bradanini__un_governo_genocidario_si_comporta_cos/39602_51916/
[3] (Articolo 51). Nessuna disposizione del presente Statuto pregiudica il diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un Membro delle Nazioni Unite, fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale. Le misure prese da Membri nell’esercizio di questo diritto di autotutela sono immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza e non pregiudicano in alcun modo il potere e il compito spettanti, secondo il presente Statuto, al Consiglio di Sicurezza, di intraprendere in qualsiasi momento quell’azione che esso ritenga necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale.
[4] F. Antolisei, Manuale di Diritto penale, 2022
[5] www.fanpage.it/esteri/il-piano-di-israele-per-la-popolazione-di-gaza-deportare-23-milioni-di-persone-nel-sinai-egitto/
[6] www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_lobby_israeliana_e_gli_stati_uniti_damerica/49440_51292/; podcasts.apple.com/it/podcast/gli-stati-uniti-e-la-lobby-ebraica/id1537596607?i=1000632049016
[7] it.euronews.com/2023/11/03/tel-aviv-blinken-cerca-soluzioni-al-conflitto-appoggio-incondizionato-usa-a-israele
[8] www.ilfattoquotidiano.it/2023/10/19/armi-a-israele-porteranno-piu-sofferenze-dirigente-del-dipartimento-di-stato-usa-si-dimette-stessi-errori-degli-ultimi-decenni/7328249/
[9] ilmanifesto.it/eventi/la-grande-manifestazione-filo-palestinese-a-washington-dc
[10] www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2023/11/27/tajani-sente-cohen-israele-rispettera-diritto-internazionale_bf2a6127-34c3-4721-b44e-436cfdc1e949.html
[11] www.ilfattoquotidiano.it/2023/12/05/gaza-questo-genocidio-e-anche-farina-del-nostro-sacco/7374067/
[12] fedlex.data.admin.ch/filestore/fedlex.data.admin.ch/eli/cc/2002/358/20140611/it/pdf-a/fedlex-data-admin-ch-eli-cc-2002-358-20140611-it-pdf-a.pdf
[13] Legge 11 marzo 1952, n. 153
[14] www.altalex.com/documents/news/2022/03/16/crimini-di-guerra-crimini-contro-umanita-e-crimine-di-aggressione
[15] infosannio.com/2023/11/08/la-nato-spenga-il-fuoco-prima-che-incendi-tutto/
[16] www.lastampa.it/esteri/2023/10/09/video/combattiamo_contro_degli_animali_umani_e_agiamo_di_conseguenza_il_ministro_della_difesa_israeliano_annuncia_lassedio_di_-13772988/
[17] www.rutiglianoonline.it/notizie/attualita/13773-l%E2%80%99ex-ambasciatore-di-israele-%C2%ABl%E2%80%99obiettivo-%C3%A8-distruggere-gaza,-questo-male-assoluto%C2%BB.html
[18] www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2023/12/05/hamas-i-morti-sono-saliti-a-oltre-16mila_0a609fb9-a644-4385-ab93-daf904ad4754.html#:~:text=Il%20governo%20di%20Hamas%20annuncia,della%20guerra%20il%207%20ottobre.
[19] www.unrwa.org/resources/reports/unrwa-situation-report-45-situation-gaza-strip-and-west-bank-including-east-Jerusalem
[20] lanuovabq.it/it/israele-escalation-in-cisgiordania-e-fine-della-tregua-a-gaza
[21] www.lindipendente.online/2023/12/03/senza-precedenti-nel-secolo-la-carneficina-israeliana-a-gaza-in-numeri/
[22] unric.org/it/gaza-aggiornamento-ocha-al-27-novembre-2023/
[23] www.nytimes.com/2023/11/25/world/middleeast/israel-gaza-death-toll.html
[24] unric.org/it/ucraina-il-rapporto-documenta-laumento-delle-morti-e-delle-violazioni-dei-diritti-umani/#:~:text=I%20civili%20continuano%20a%20pagare,in%20un%20rapporto%20pubblicato%20mercoled%C3%AC
[25] www.editorialedomani.it/politica/mondo/strage-dellospedale-lex-investigatore-onu-versione-di-israele-plausibile-ma-a-gaza-serve-unindagine-indipendente-vdlbsmo3
[26] www.lindipendente.online/2023/11/18/il-7-ottobre-molti-israeliani-sono-stati-uccisi-dal-fuoco-amico-le-prove/
[27] www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/26881-l-antidiplomatico-fabio-mini-la-mattanza-a-gaza-e-pianificata-dalla-dottrina-dahiya.html
[28] it.euronews.com/2023/11/02/israele-utilizza-fosforo-bianco-sui-civili-di-gaza-e-libano-le-accuse-di-due-ong
[29] www.agi.it/estero/news/2023-10-28/israele-gaza-nessuna-incolumita-giornalisti-fotografi-23697324/#:~:text=HOME%20%3E%20Estero-,Israele%3A%20%22A%20Gaza%20non%20sar%C3%A0%20garantita%20l',incolumit%C3%A0%20di%20giornalisti%20e%20fotografi%22&text=AGI%20%2D%20Le%20forze%20di%20difesa,coprendo%20la%20guerra%20a%20Gaza.; www.rainews.it/video/2023/12/50--giornalisti-palestinesi-morti-gaza-c637cedc-72c6-424e-8132-260694c56a7a.html
[30] tg.la7.it/esteri/gaza-anche-cani-e-gatti-tra-le-vittime-dei-bombardamenti-le-immagini-dei-salvataggi-10-11-2023-198342
[31] www.lantidiplomatico.it/dettnews-il_dramma_dei_pazienti_di_al_shifa/8_51681/;
[32] www.eda.admin.ch/eda/it/dfae/politica-estera/diritto-internazionale-pubblico/diritto-internazionale-umanitario.html
[33] www.amnesty.it/i-gruppi-armati-palestinesi-devono-essere-chiamati-a-rispondere-dei-crimini-contro-i-civili-israeliani/
[34] tg24.sky.it/mondo/2023/12/04/erdogan-netanyahu-guerra-israele-gaza
[35] www.africa-express.info/2023/11/20/gaza-piovono-le-prime-denunce-alla-corte-penale-internazionale-contro-israele-per-genocidio/
[36] www.ansa.it/sito/notizie/politica/2023/11/22/il-papa-non-e-guerra-e-terrorismo.-israeliani-delusi_d2aa0ea9-290c-4866-9b7e-57e6923d2419.html
[37] www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2023/11/06/onu-88-operatori-dellagenzia-unrwa-uccisi-dal-7-ottobre-a-gaza_6b29323c-4809-4a1d-b198-3aa12f4a004f.html#:~:text=Secondo%20le%20Nazioni%20Unite%2C%20almeno,strutture%20sanitarie%20sono%20state%20danneggiate.
[38] www.ilfattoquotidiano.it/2023/10/25/scontro-onu-israele-cosa-ha-detto-il-segretario-guterres-nel-suo-intervento-il-discorso-integrale/7333892/
[39] www.wsj.com/world/middle-east/israel-weighs-plan-to-flood-gaza-tunnels-with-seawater-a375dd0b
[40] www.adnkronos.com/internazionale/esteri/greta-thunberg-contro-israele-colpevole-di-crimini-di-guerra-e-genocidio_AZLtMVYfAbbSXtHfrFIye
di Alessandro Orsini* Risposta, molto rispettosa, a Liliana Segre. Il dibattito sul genocidio a Gaza, reale o presunto che sia, non può prescindere dalle scienze sociali. Nel suo...
di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico In più di una circostanza ho scritto che oltre agli USA a vivere una situazione estremamente complessa in materia di conti con l'estero (debito/credito...
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