Non si risolve il problema ambientale con le polizze assicurative

di Federico Giusti

Le alluvioni che hanno sommerso intere province italiane portandosi dietro distruzioni di case, negozi, infrastrutture sono ormai ricondotte al cambiamento climatico, a precipitazioni improvvise rispetto alle quali anche la mera prevenzione avrebbe pochi spazi di agibilità.
Non si dice che la manutenzione dei territori dovrebbe essere la prima scelta operata in termini preventivi, un grande piano di pulizia dei fossi, dei tombini, dei corsi di acqua, delle strade, il potenziamento reti fognare per metterle in condizioni di ricevere e smaltire grandi quantità d'acqua.
Senza dietrologie di sorta possiamo asserire che molti piccoli interventi realizzati un tempo dalle aziende pubbliche oggi vengono realizzati in termini parziali, le alluvioni hanno sempre provocato danni ingenti ai territori, il loro ravvicinato ripetersi mette in ginocchio le attività produttive e scatena continue polemiche tra gli enti locali, le Regioni e il Governo nazionale, una sorta di scaricabarile (almeno questa è la idea diffusa nella cittadinanza) per non assumersi dirette responsabilità.
Una delle questioni più gettonate riguarda il capitolo economico ossia i risarcimenti dei danni e per questo da tempo si propongono polizze assicurative alle imprese e alle famiglie
Il Governo sta preparando la bozza di un apposito decreto presentato a sommi capi alle associazioni datoriali affinchè le compagnie assicurative assicurino le imprese contro i danni catastrofali evitando allo Stato rimborsi onerosi per i danni subiti dalle aziende e dalle famiglie.
In attesa di conoscere il testo di questo decreto e della successiva approvazione della Corte dei Conti e del Consiglio di Stati, pensiamo che la definizione di un piano pubblico di prevenzione delle catastrofi dovrebbe passare innanzitutto dalla manutenzione del territorio.
Ma servirebbe non solo la collaborazione attiva tra enti locali e stato ma anche e soprattutto investimenti cospicui e quindi si è trovata la classica scorciatoia per deviare il problema verso l’obbligo ad assicurare le imprese fin dal prossimo anno.
Ad oggi non esiste alcun obbligo per le imprese di sottoscrivere polizze contro frane, terremoti e alluvioni, il legislatore dovrà quindi trovare le soluzioni necessarie a raggiungere questo obiettivo o con una legge articolata oppure collegando la polizza alla possibilità di ricevere vari incentivi pubblici e prestiti bancari.
Le soluzioni, sopra citate, non trovano la opposizione delle associazioni datoriali che chiedono maggior tempo per adeguarsi all'obbligo assicurativo e magari presenteranno richieste di finanziamento adeguate a tale scopo.
Si apre la strada di un doppio confronto, con le associazioni datoriali in rappresentanza delle attività produttive e un secondo tavolo con gli istituti finanziari, di certo collegare gli incentivi con un obbligo assicurativo resta per noi non una soluzione al problema ma semplicemente una toppa
L'obbligo assicurativo , già introdotto dalla legge finanziaria 2024, dovrebbe entrare in vigore il 1 Gennaio 2025 per tutti i danni causati da calamità naturali ed eventi catastrofali a terreni, fabbricati, impianti, macchinari e attrezzature industriali e commerciali, iscritti a bilancio
La discussione è solo all'inizio e ricordiamo che le imprese assicurative guardano con particolare sospetto all'obbligo di corrispondere un anticipo del 30% del danno per i sinistri legati a eventi catastrofali che ormai rappresentano un evento periodico rispetto al quale le soluzioni in campo dovrebbero essere ben altre.
Perchè il successivo passaggio sarà estendere l'obbligo anche ai proprietari di case (magari proprietari della case dove abitano) trasformando la urgenza della cura e manutenzione del territorio in una problematica finanziaria.

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