ONU, PALCOSCENICO DELLA CINA “RESPONSABILE”


La Cina come potenza internazionale “responsabile”. Il discorso del presidente Xi Jinping all’Onu, in occasione delle celebrazioni del 70° di fondazione, ha ancora una volta confermato come il crescente ruolo di Pechino sullo scacchiere mondiale abbia una natura più “riformista” che “revisionista” in linea con una tendenza, giudicata irreversibile, verso un equilibrio multipolare.

Un equilibrio che, appunto, non richiede uno stravolgimento rivoluzionario dell’ordinamento internazionale, quanto, invece, il riconoscimento delle esigenze dei Paesi emergenti in via di sviluppo (pensiamo a Brics) e di quelli ancora intrappolati nella rete della povertà. Più che le parole valgono alcune decisioni annunciate per l’occasione dal presidente e segretario del Partito comunista cinese: la donazione di 1 miliardo di dollari nei prossimi 10 anni per creare un fondo di pace e di sviluppo nell’ambito delle Nazioni Unite; la creazione di un fondo di investimento di 2 miliardi di dollari riservato ai Paesi meno sviluppati, con l’impegno di salire ai 12 miliardi entro il 2030; infine la messa a disposizione di un contingente di 8.000 uomini per operazioni di peacekeeping delle Nazioni Unite. A tutto questo si aggiungono i 100 milioni di dollari concessi all’Unione africana nel campo dell’assistenza militare, sempre in funzione di sostegno alle operazioni di mantenimento della pace.
Pechino - questo il senso del discorso di Xi - ritaglia per sé un ruolo ritenuto diverso rispetto a quello fino ad oggi giocato dalle grandi potenze occidentali: quello di rappresentante e portavoce dei Paesi in via di sviluppo, mettendo a loro disposizione il proprio voto.
Diego Angelo Bertozzi

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