di Federico Giusti
Un luogo comune diffuso ad arte per giustificare i ritardi del Pnrr è legato all’idea che sia proprio la macchina amministrativa italiana ad avere palesato inefficienze di vario genere dimenticando che oggi questa macchina sconta i 10 anni di blocco delle assunzioni e lustri di perenni disinvestimenti in materia di formazione del personale.
Si dimentica tuttavia che fin dall’estate 2023 era emersa la volontà Ue di riscrivere in parte il Pnrr dopo avere verificato che gli embarghi al gas e al petrolio russo avevano determinato rincari continui che poi abbiamo ritrovato a cascata su tutti gli interventi di attuazione dei progetti.
La revisione del Pnrr prima e poi il decreto specifico del Governo sono un sostanziale correttivo che accelera il percorso verso la robotizzazione, la digitalizzazione, l’autonomia dell’approvigionamento energetico e la revisione dei progetti iniziali. Si amplia, per gli anni 2024/2026, la dotazione economica del Fondo di rotazione per l'attuazione del Next Generation EU-Italia ossia il capitolo aggiunto nell’autunno 2023 proprio a causa del rincaro dei costi energetici. E poi la spesa per gli interventi non più finanziati con le risorse del Pnrr sarà estesa ben oltre il limite previsto e riguarderà gli anni 2024/2029. Ma, oltre a rivedere il sistema di monitoraggio degli interventi finanziati con IL Pnrr, il Governo prevede di avocare a sé eventuali poteri attuando “poteri sostitutivi in ipotesi di ritardi e inerzie da parte dei soggetti attuatori e disciplina le azioni di recupero nel caso di omesso o incompleto conseguimento degli obiettivi finali dei programmi e interventi PNRR, accertato dalla Commissione europea”[1]. Il decreto ministeriale rimette mano a 22 dei 30 interventi del Piano, cioè il 73% del totale, rinvia parte delle spese ai prossimi anni e allunga i tempi di attuazione del Pnrr dal 2026 al 2028.
In una nota del Consiglio dei ministri[2] si ammettono i ritardi indicando alcuni correttivi laddove viene spiegata la mission del nuovo decreto che
Intanto è bene evidenziare che gli investimenti in materia di personale per la Pa si basavano essenzialmente su assunzioni a tempo determinato mentre oggi si prende atto della inadeguatezza di questa decisione, il provvedimento di fine febbraio ricorre all’indebitamento della Pa per ricapitalizzare le società pubbliche incaricate di realizzare infrastrutture, si sceglie di appoggiarsi su società partecipate ma non direttamente su Enti locali e sullo Stato sui quali incombe ancora il tetto di spesa in materia di personale.
Stando a quanto abbiamo letto ci attendono innumerevoli decreti di Palazzo Chigi visto che alcuni progetti inizialmente previsti saranno de finanziati, con le risorse nazionali dovranno trovare i soldi necessari per il Fondo di sviluppo e coesione. Di fatto dentro il Governo non mancano contrasti e divisioni sulle opere da tagliare per far quadrare i conti e alcuni progetti usciranno di scena creando frizioni non solo interne alla maggioranza di Governo ma anche rispetto ai territori che si vedranno sottrarre alcuni progetti
In ambito sanitario ci saranno tagli, ad esempio per gli ecosistemi innovativi della salute e per il capitolo dedicato a «salute, ambiente, biodiversità e clima». Altri tagli arriveranno per i trasporti, per i piani di ammodernamento dei mezzi di trasporto e delle navi. Di certo la stessa Ragioneria generale dello Stato, nel settembre scorso, contestava le inadempienze ministeriali, ad esempio, per quanto riguarda i censimenti informatici e segnalava come non conseguito il 45% degli obiettivi previsti per autunno 2023.
Un dato politico da cogliere, dentro le continue tensioni tra Lega e Fdi, è rappresentato dai tagli agli interventi del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (ministro Salvini) rinviando al 2027-2028 il 34% dei progetti per la messa in sicurezza di ponti, viadotti e tunnel e oltre un quarto dei progetti di rafforzamento delle linee ferroviarie regionali. Altri tagli, o rinvii, riguardano il patrimonio culturale, i contratti di filiera per l’agricoltura e non troviamo traccia delle opere di bonifica del territorio. Quello che manca è una visione politica del futuro, se preferiamo una visione di insieme che riguardi il modello di sviluppo, le finalità e modalità dell’intervento pubblico, il ruolo della Pubblica amministrazione. Strada facendo gli obiettivi del Pnrr hanno subito diverse riscritture e aggiunte, la speranza di molti era quella di avere risorse economiche per combattere il rischio idrogeologico, bonificare le aree inquinate, mettere in sicurezza i territori dalle alluvioni, ammodernare le reti idriche e sostituire buona parte dei mezzi pubblici vetusti con mezzi ecologici. Alla luce della riscrittura dei Progetti possiamo asserire che parte di queste speranze sia destinata a infrangersi nelle nuove compatibilità comunitarie derivanti dalla crisi determinata dal conflitto in Ucraina.
[1] Attuazione PNRR: il Consiglio dei Ministri approva misure urgenti (altalex.com)
[2] Comunicato stampa del Consiglio dei Ministri n. 71 | www.governo.it
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