di Gigi Sartorelli - Contropiano
Che “la storia è scritta dai vincitori” è una massima da non dimenticare, altrimenti si potrebbe finire a pensare che le ricostruzioni storiografiche siano una verità incontrovertibile e non un’interpretazione fatta sulla base delle fonti raccolte, e debitamente citate. Sempre secondo una selezione “soggettiva”, insomma, ma secondo criteri e metodi dichiarati in modo aperto.
Altro conto è, invece, quando la riscrittura di fatti ed eventi è totalmente arbitraria, al punto di presentarsi come un vero e proprio falso storico che fa danno a tutta la collettività. In questo caso, gli interessi politici di breve momento sopravanzano i fatti e diventano un pericolo grave nello sviluppo della coscienza dei cittadini.
Ad esempio, siamo stati costretti a sentire dalla leader di AfD che Hitler era un comunista, quando invece il comunismo era considerato il “principale pericolo”, sia dai nazisti che dalle democrazie liberali. Ma soprattutto dagli “imprenditori”, che hanno sostenuto a turno sia l’uno che le altre. E del resto, l’Unione Europea ha già equiparato nazismo e comunismo. “istituzionalizzando” un falso storico per giustificare l’intangibilità dell’assetto sociale esistente.
Il 19 gennaio Federico Fubini ci ha invece informato che, all’inizio del Novecento, l’Impero Austro-Ungarico “si alleò alla Russia imperialista fino all’innesco della Grande Guerra”. Così dice nell’editoriale del Corriere della Sera intitolato “La nostalgia russa per l’impero austro-ungarico”.
Se volessimo fare una lezione di storia, potremmo dire che è di certo vero che l’occasione scatenante di quella carneficina furono, tra le altre cose, le mire dello Zar e quelle del regnante di Vienna sui Balcani. Ma da parti contrapposte, non certo come “alleati”.
Ma al di là del contrasto tra i due imperi, c’era tutta una serie di alleanze tra le maggiori potenze dell’epoca e un insieme di nodi irrisolti, provenienti dalla fine della “prima globalizzazione” di fine Ottocento e dalla rinnovata competizione imperialista, che esplosero infine con l’assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdinando.
Insomma, non sono stati solo due gli attori – peraltro niente affatto “alleati” – che hanno precipitato il mondo in quel conflitto, ma un sistema che, per risolvere le proprie contraddizioni, conosceva solo la guerra. E che in una corsa senza freni all’essere meglio armati degli altri, alla fine innescò una reazione a catena che nessuno seppe – e volle – fermare.
Ma non si tratta unicamente di un problema storiografico. Se analizziamo il testo pubblicato da Fubini, risalta immediatamente con quale scopo di fondo abbia scritto quella scempiaggine, cioè il sostegno all’attuale propaganda di guerra occidentale.
L’articolo è infatti incentrato su di un’intervista a Nikolai Patrushev apparsa di recente sulla Komsomolskaya Pravda. Il consigliere del Cremlino, nella ricostruzione di Fubini, avrebbe minacciato di cancellare i paesi baltici così come la Moldavia.
A leggere le varie traduzioni delle parole di Patrushev, sembra però che il suo discorso fosse un tantino più sottile, evocando il pericolo per quei paesi nel continuare in una politica guerrafondaia e di discriminazione dei russi. Cosa che, a suo avviso, ha già portato l’Ucraina al collasso.
Non ci interessa difendere il politico russo, che non è per nulla vicino alle posizioni che esprime questo giornale. Qui ci interessa il fatto che poi Fubini focalizzi l’attenzione sull’affermazione per cui la UE abbia “perso il diritto a parlare in nome di Ungheria, Slovacchia, Austria e Romania”.
Per Petrushev, infatti, questi paesi “hanno una posizione equilibrata” nei confronti di Mosca. E “in effetti – scrive Fubini – sono i governi più filorussi oggi o, potenzialmente, in un futuro prossimo”. Ecco qui che cade la maschera dietro l’impegno a riscrivere la storia.
Poiché i paesi citati non si allineano in tutto e per tutto allo scontro con la Russia, o la loro guida politica è contesa, come in Romania, allora nella visione occidentale devono essere potenziali “nemici”. E lo sarebbero quasi per una condizione atavica, “di sangue”, così come i russi sarebbero “violenti per natura”. Sempre secondo la narrazione euroatlantica…
Infatti, quei paesi che preoccupano Fubini un tempo erano parte dell’Impero Austro-Ungarico. Poco importa che le spinte indipendentistiche nazionali siano state tra le cause di fondo della dissoluzione di quella realtà politica: erano parte di un impero, e dunque “propugnavano e propugnano ancora oggi una politica imperialista”. Ovviamente filo-russa…
E siccome – per i media asserviti all’Occidente – gli imperialisti sono sempre “gli altri”, allora la corona austriaca e quella dello Zar dovevano essere per forza alleate anche un secolo fa. Una logica che fa venire i brividi, non solo per la fesseria storica, ma per il modo in cui il passato è disinvoltamente riscritto e ribaltato per pure esigenze di propaganda.
Qualcuno ricordi a Fubini che, teoricamente, l’Italia all’epoca era alleata dell’Austria prima della guerra, ma poi – a guerra iniziata – si schierò con la coalizione opposta, uno dei cui principali membri era proprio… la Russia.
E che alla fine, a fermare la politica realmente imperialista di Mosca, non furono “le democrazie”, ma la Rivoluzione d’Ottobre.
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