Smantellamento di Google? Cosa si nasconde dietro l'azione del Dipartimento di giustizia Usa


di Alessandro Volpi


Una vicenda interessante. Il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha deciso un'azione contro Google per contrastare la condizione di monopolio in cui il colosso si trova nel settore dei motori di ricerca; una condizione oggetto di condanna da parte di un tribunale statunitense. Le ipotesi sul campo sono quelle di uno smembramento obbligato di Google, costretto a vendere Chrome, o di soluzioni ancora più radicali.

La domanda che sorge spontanea è perché l'amministrazione Biden in piena campagna elettorale abbia annunciato una misura così dirompente. Come è noto Google fa capo alla holding Alpabhet inc. che ha come principali azionisti Vanguard, BlackRock e State Street, in possesso di circa il 20% delle azioni della holding.

Dunque, un attacco a Google può essere letto come un'offensiva contro le Big Three, che tradizionalmente godono invece dell'appoggio dei democratici e, in particolare, di Kamala Harris. Allora perché un simile cambiamento di rotta?

La risposta potrebbe essere riconducibile alla volontà della stessa Harris di dare un segnale a quell'elettorato che sembra molto ostile all'ormai troppo evidente monopolio di Google, contro cui si è posto, da tempo, il candidato alla vicepresidenza di Trump, J.D. Vance, fautore di uno smembramento della società. Il favore per i grandi monopoli finanziari e tecnologici sta diventando pericoloso in termini elettorali per la candidata democratica, che deve fronteggiare l'offensiva del capitalismo rampante e meno organizzato di Trump e soci.

Minacciare lo smembramento di Google può essere lo strumento per i democratici di acquisizione di un consenso altrimenti diretto verso i repubblicani; peraltro si tratta di minacce che non stanno producendo grandi danni ad Alphabet Inc., i cui titoli continuano ad avere prezzi decisamente alti. E questo, probabilmente, Kamala Harris lo sa bene.

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